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Doctor Strange nel multiverso della follia: recensione del film

Arriva al cinema 'Doctor Strange nel multiverso della follia': un film di intrattenimento che riflette molto sulle fragilità degli eroi e che presenta una Elizabeth Olsen in stato di grazia, che meriterebbe già una nomination agli Oscar

Dopo quanto avvenuto in Spider-Man: No way home l'attesa intorno a Doctor Strange nel multiverso della follia è salita alle stelle: il sommo stregone di New York aveva già "assaggiato" le infinite (e pericolose) possibilità del multiverso e nel film di Sam Raimi che esce al cinema il 4 maggio queste possibilità diventano una realtà tutt'altro che semplice. Questo perché nel nuovo film del Marvel Cinematic Universe, Stephen Strange (interpretato sempre da Benedict Cumberbatch) deve proteggere una ragazzina che rappresenta un vero e proprio diamante allo stato grezzo: è l'unica creatura esistente, infatti, che può viaggiare attraverso i vari universi. Un potere, questo, che accende l'ambizione di Wanda (Elizabeth Olsen) che, dopo quanto accaduto nella serie WandaVision ha in qualche modo sotterrato il suo lato umano ed è diventata Scarlett Witch. L'ex Avengers, ora, insegue un solo obiettivo e per raggiungerlo è disposta a tutto, anche a correre il rischio di distruggere tutto.

Non vi diciamo altro sulla trama di Doctor Strange nel multiverso della follia, perché qualsiasi altra parola potrebbe essere uno spoiler e il film di Sam Raimi è di quelli che è necessario scoprire da sé, coi propri filtri e il proprio carico emotivo. In effetti, a differenza dei molti film Marvel che lo hanno preceduto, il nuovo capitolo di Doctor Strange sembra aver voluto premere il pedale dell'acceleratore non tanto sull'azione (che, comunque, non manca e rappresenta una buona fetta dei circa 125 minuti di durata), quanto sull'emotività e i sentimenti dei personaggi messi in gioco. Se Stephen deve vedersela con la presa di coscienza di non essere riuscito ad avere il proprio lieto fine con l'amata (Rachel McAdams), la lente d'ingrandimento punta soprattutto su Wanda/Scarlett Witch. È difficile parlare del percorso di questo personaggio senza fare spoiler, senza svelarvi la meraviglia di Wanda/Vision o il motivo per cui la Olsen è arrivata a un livello tale che, con questa interpretazione, meriterebbe di essere inserita subito nella cinquina delle migliori attrici agli Oscar 2023. Eppure è proprio questo quello che accade: l'attrice riempie lo schermo e lo fa sfoggiando uno spettro emotivo e caratteriale che rapisce lo spettatore, che lo porta a parteggiare per lei, perché il dolore che la Olsen porta in scena è qualcosa di tangibile, qualcosa di così reale che sembra travalicare i confini dello schermo per arrivare dritto al cuore dello spettatore.

In questo è decisamente aiutata anche dalla regia di Sam Raimi che, proprio come aveva fatto con la trilogia di Spider-Man con Tobey Maguire – dimostra che ciò che rende interessante vedere film sui supereroi non è tanto seguire il percorso eroistico di persone sovrumane, ma notare come tutta la forza del mondo non basta a nascondere cicatrici e ferite che ancora sanguinano. Anche in questo caso Sam Raimi porta in superficie le vulnerabilità, le paure, e quell'oscurità che non ha nulla a che vedere con la malvagità, ma che si nutre invece di sola disperazione. Un sentimento cupo, tetro, che in questo film viene reso utilizzato stereotipi e stilemi del genere horror. In Doctor Strange nel multiverso della follia sono tantissimi gli omaggi al genere del terrore, che scavano tanto nella letteratura gotica (vedi il chiarissimo rimando a Frankenstein) quanto ai classici cinematografici, sia che portino la firma di Romero sia che guardino più alla nuova tradizione creata dall'immaginazione di Stephen King. Una scelta, questa, che permette al regista di divertirsi mentre è dietro alla macchina da presa, ma anche di costruire un forte sentimento di tensione che non abbandona mai chi guarda e che, al contrario, accende ancora di più la sua attenzione.

Doctor Strange nel multiverso della follia non si può definire un film perfetto: risente di una prima parte forse un po' troppo introduttiva e roboante. È dunque un film che funziona come un diesel e impiega qualche minuto (forse di troppo?) a partire: eppure, allo stesso tempo, è intrattenimento puro, uno spettacolo per gli occhi, che molto deve ai suoi interpreti principali, loro sì più che perfetti. L'imperfezione tecnica lascia il posto a una partecipazione emotiva che rende Doctor Strange nel multiverso della follia uno dei prodotti più interessanti realizzati all'interno del Marvel Cinematic Universe e, per questo, imperdibile. Piccola nota a margine: il film è pieno zeppo di sorprese, quindi state attenti a quello che vedete e ricordate che in casa Marvel sono sempre due le scene post-crediti finali.

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