Desde Alla, la recensione
'Desde Alla', Leone d'Oro alla 72a Mostra del Cinema di Venezia, è un film intenso, intelligente, che sotto una regia apparentemente fredda, nasconde un'emotività dirompente, quasi animale.
di Erika Pomella / 16.09.2015 Voto: 8/10
Armando (Alfredo Castro) è un uomo di mezza età, omosessuale, che ha gravi difficoltà a relazionarsi – sia fisicamente che emotivamente – con gli altri. Per questo passa il tempo libero ad adescare ragazzi che poi guarda "da lontano" (la traduzione letterale del titolo originale Desde Alla) e quasi sempre di spalle, come se si vergognasse dell'intimità, degli occhi negli occhi, del concetto stesso di relazione. Tutto cambia quando Armando incontra Elder (Luis Silva); le dinamiche dell'approccio sono le stesse, banconote sventolate sotto il naso di un ragazzo povero e bisognoso di denaro. Elder però non ci sta e con il suo fare irruento e violento colpisce immediatamente Armando, deridendolo e umiliandolo, prima di derubarlo. Ma tra i due, consapevoli o meno, scatta qualcosa. E quella che era iniziata come una baruffa e un furto finisce presto per trasformarsi in qualcosa di nuovo. Armando di colpo non vuole più essere un lontano osservatore e persino Elder è in qualche modo costretto a rapportarsi con se stesso, domandandosi che tipo di uomo diventare.
Desde Alla è l'opera prima del regista Lorenzo Vigas, presentato in concorso alla 72a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, dove ha vinto (meritatamente) il Leone D'Oro. Per questo suo esordio nel lungometraggio, Vigas sceglie una strada insolita: racconta una storia sulla (ri)appropriazione sessuale, ma anche sulle difficoltà di relazionarsi in una società sempre più assetata solo di soldi e di egoismo. Tutto questo, però, senza mai scendere nel didascalico: Vigas pone domande, ma non sempre sale in cattedra a fornire risposte, lasciando allo spettatore l'ingrato compito di mettere insieme i pezzi di una narrazione che si fonda soprattutto sulla percezione dell'emotività. Ad esempio sappiamo con esattezza quanto Armando odi il padre, ma non ci viene mai spiegato il perchè. Possiamo intuirne il motivo, possiamo leggere in quell'odio le ragioni che stanno alla base delle difficoltà che Armando incontra nei rapporti interpersonali, ma il regista non ci dice nulla, e ci lascia a brancolare nelle nostre inesatte supposizioni. Ad un primo sguardo, in effetti, sembrerebbe quasi che Lorenzo Vigas miri a mantenere il proprio pubblico a distanza: persino la fotografia, adagiata quasi sempre su toni freddi e aridi, sembra cercare in ogni modo di frenare le emozioni del pubblico, di tenerlo in uno stato d'animo distaccato. Poi, però, la storia e i protagonisti riescono, apparentemente senza sforzo, a colmare quel gap di empatia, e lo spettatore si trova avvinto nel racconto, completamente rapito da questo viaggio nell'identità sociale e sessuale.
Gran parte del merito della riuscita di Desde Alla, oltre alle scelte calibrate del regista che senza stupidi artifizi stilistici racconta una storia pura e cruda, va senz'altro all'ottima chimica instauratasi tra i due protagonisti. Da una parte Alfredo Castro, uomo solo e chiuso, abituato al suo cubicolo dove costruire protesi dentarie, refrattario ad ogni contatto fisico, che improvvisamente si trova colpito (in senso quasi letterale) dall'irruenza di un ragazzo di strada, pieno di rabbia e di terrore. E di colpo Armando sembra non aver più paura del contatto, e anzi lotta e insiste per creare un ponte con un ragazzino al quale sembra sentirsi legato per via di un destino comune; per Elder, Armando abbatte i muri che si era autocostruito e rinuncia alla distanza, al voyeurismo, persino all'amore. Dall'altra parte Luis Silva è incantevole nel ruolo di un ragazzo che nasconde tutte le proprie cicatrici e le proprie vulnerabilità dietro una violenza fisica e verbale che non conosce limiti, che non sa distinguere il confine tra giusto e sbagliato.
Desde Alla è un viaggio che, per l'appunto, parte da lontano, dalla solitudine di un uomo solo che non riesce a toccare il mondo che lo circonda; si tratta di una sorta di romanzo di formazione ante litteram, che si muove nei meandri di una Caracas piena di tensione, dove omofobia e violenza vanno quasi di pari passo, ma dove c'è ancora chi ha il coraggio di liberarsi delle maschere auto-imposte per essere, semplicemente, se stesso. A qualsiasi costo.