Cattive acque, recensione del film con Mark Ruffalo e Anne Hathaway
Mark Ruffalo protagonista di una storia vera, quella di un avvocato che lottò per anni contro un'importante azienda scoprendo un caso di inquinamento che metteva a rischio la vita delle persone.
di Matilde Capozio / 18.02.2020 Voto: 7/10
Rob Bilott (Mark Ruffalo) è un avvocato che, sul finire degli anni '90, è appena diventato socio in uno studio legale di Cincinnati, Ohio, quando viene portato alla sua attenzione un problema che sta affliggendo una zona rurale della West Virginia: animali che si ammalano e muoiono in modo apparentemente inspiegabile, ma la causa di tutto potrebbe stare in un avvelenamento dell'acqua, a opera del colosso chimico DuPont. Dopo un'iniziale titubanza, Rob accetta di indagare per approfondire la situazione, iniziando così una faticosa e infinita battaglia legale contro la multinazionale che cerca di insabbiare la verità.
Cattive acque si basa su una storia vera, raccontata nel 2016 da un articolo dello scrittore Nathaniel Rich pubblicato dal New York Times Magazine, diventato adesso un film di denuncia sulla scia, ad esempio, di Erin Brockovitch (che allo stesso modo ruotava intorno a un caso di inquinamento dell'acqua).
Quella di Rob Bilott è la storia dell'uomo che, solo o quasi (il suo studio in realtà lavorava in difesa delle corporation), si ritrova a combattere contro un apparato potente e spietato, animato dalla propria coscienza e armato di impegno e integrità, immergendosi completamente nel suo caso fino a trascurare la vita privata (sua moglie è interpretata da Anne Hathaway).
Questo è stato probabilmente un passion project per il protagonista Mark Ruffalo, che è da anni attivissimo in particolar modo nelle cause ambientaliste, e non a caso è anche produttore del film, mentre è più insolita la scelta del regista: si tratta infatti di Todd Haynes, noto soprattutto per i suoi melodrammi in costume dalle raffinate ricostruzioni storiche (Lontano dal paradiso, Carol). Qui, in collaborazione con l'abituale direttore della fotografia Edward Lachman, realizza un film tutto giocato sui toni freddi e luce livida, che contribuiscono all'atmosfera cupa della storia.
La storia si dipana nel corso di quasi vent'anni, raccontati in due ore abbondanti di film che, con una struttura narrativa classicamente prevedibile, alterna momenti di speranza e di sconfitta, senza rinunciare alla suspense, anche se perde un pochino di ritmo in certi punti. Accanto a Ruffalo, che cerca di scomparire nel personaggio sottolineandone l'aspetto di uomo "comune", troviamo in ruoli secondari altri nomi noti come Tim Robbins, Victor Garber e Bill Pullman.
Cattive acque si inserisce quindi nel filone del cinema d'impegno civile, il cui valore sta soprattutto nel messaggio che trasmette.