Venezia 71: Cymbeline – la recensione
Cymbeline è una delle trasposizioni cinematografiche di William Shakespeare più sbagliate che siano mai state fatte. Un film completamente inutile, da non vedere.
di Giorgia Tropiano / 05.09.2014 Voto: 3/10
Cymbeline, presentato durante la settantunesima edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, è una trasposizione cinematografica, riletta in chiave moderna, dell'opera teatrale di William Shakespeare, il Cimbelino, scritta intorno al 1609. La pellicola è scritta e diretta dal regista statunitense Michael Almereyda ed interpretata da Ed Harris, Milla Jovovich, Ethan Hawke, Dakota Johnson (che vedremo prossimamente nell'atteso primo capitolo della saga letteraria sulle sfumature, ovvero cinquanta sfumature di grigio), Anton Yelchin e l'attore, famoso per il ruolo di Dan Humphrey in Gossip Girl, Penn Badgley.
La trama del film è abbastanza fedele all'opera da cui trae ispirazione, con la variante dell'ambientazione e della collocazione temporale: i fatti hanno luogo ai giorni nostri. Re Cymbeline (Ed Harris), capo del Motorclub Briton, si sposa in seconde nozze con una donna (Milla Jovovich) e promette in sposa la sua giovane e casta figlia, Imogen (Dakota Johnson), al figlio della nuova regina, Cloten (Anton Yelchin). Il problema è che la ragazza è innamorata del povero Posthumus (Penn Badgley) e non ha alcuna intenzione di convolare a nozze con il suo promesso sposo. Come in molte delle opere shakespeariane la situazione si farà sempre più complitata e gli intrighi non tarderanno ad arrivare.
Portare sul grande schermo un lavoro di un autore così amato, venerato e soprattutto famoso come Shakespeare è sempre un rischio a prescindere, se poi lo si fa volendolo rileggere in chiave moderna i problemi da affrontare si moltiplicano. I tentativi nel corso della storia cinematografica sono stati tanti ma, con rarissime eccezioni, i risultati finali hanno deluso e qualche volta sono stati addirittura catastrofici, come in questo caso. I fischi che hanno accompagnato la fine della proiezione a Venezia con tanto di cast in sala serve già a far capire la reazione scaturita dalla visione della pellicola. Nulla funziona in questo film. Dal cast pessimo (un Ed Harris assolutamente sprecato che non si comprende come possa aver preso parte al progetto), una sceneggiatura che spesso ripropone i versi originali ma senza alcun pathos e buttandoli lì come se nulla fosse, una messa in scena e un'ambientazione da far accapponare la pelle (il Re Cimbelino che si trasforma in leader di una gang di motociclisti con tanto di giacca di pelle, manco fossimo in Son of Anarchy).
Gli argomenti messi in ballo dall'autore britannico, come l'onore, l'amore, la vendetta, il sacrificio e chi più ne ha più ne metta, sono trattati con tale superficialità e idiozia da far scaturire risate isteriche tra il pubblico. Non sappiamo se il regista abbia volutamente scelto di inserire elementi che cadono nel comico all'interno del film, fatto sta che, anche se l'intento fosse stato quello, non è comunque riuscito, una parodia voluta e pensata in quella veste sarebbe stata di gran lunga migliore. E' inutile continuare ad elencare tutto ciò che c'è di sbagliato nel film, basta dire di evitarlo come la peste. Se solo William potesse parlare…