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Curon, recensione in anteprima della nuova serie Netflix

Arriverà il 10 Giugno 'Curon', nuova serie originale Netflix made in Italy, ambientata in uno dei luoghi più caratteristici e inquietanti del nostro paese.

Arriverà su Netflix il prossimo 10 Giugno Curon, nuova serie italiana targata Netflix che cerca di indagare nel genere horror, prendendo spunti e riferimenti da alcuni prodotti, sia cinematografici che seriale, appartenenti allo stesso universo fatto di sfumature cupe e di inattese (e spaventose) rivelazioni.

La storia è ambientata a Curon, comune italiano reso noto dall'immagine quasi post-apocalittica di un Campanile che sorge dal lago artificiale, sotto il cui specchio riposa una città inondata. La trama ruota intorno ad Anna (Valeria Bilello, vista recentemente anche in Sense 8) una madre di famiglia che, per tenere al sicuro i figli, decide di tornare nel paese d'origine, a Curon. Qui chiederà l'ospitalità del padre Thomas (Luca Lionello), sebbene il ritorno nell'albergo di proprietà della famiglia risveglia nella donna gli incubi della sua infanzia e un trauma dalla quale la donna non ha ancora trovato sollievo. La vita a Curon si riempie immediatamente di strani rumori e strane leggende: non è di certo l'habitat migliore per cominciare una nuova vita per i figli di Anna, Mauro (il Federico Russo de I Cesaroni) e Daria (Margherita Morchio). Quando Anna scompare, i due ragazzi cominceranno a scoprire la vera anima di Curon e dei suoi abitanti…

Il vero punto forte di Curon è senza dubbio l'ambientazione. Nella nuova serie italiana originale Netflix, un ruolo privilegiato lo ha proprio il setting che si svela pian piano intorno ai protagonisti, come un villain che non vuole svelare immediatamente le proprie carte e attende con paziente malvagità affinché i suoi artigli si chiudano sugli ignari eroi a cui è contrapposto.

Curon, con il suo lago silenzioso e inquietante, con il campanile che sorge dalle acque come un memento di un infernale guardiano sempre in attesa, è senza dubbio il protagonista aggiunto della serie creata da Ezio Abbate, Ivano Fachin, Giovanni Galassi e Tommaso Matano. Il paese, coi suoi sussurri tra i rami degli alberi, lo sciabordio di un lago pronto a diventare pista di pattinaggio in inverno, sembra essere uscito da un racconto post-apocalittico: ultimo segnale di un mondo distopico, Curon diventa in realtà un punto di confine, una specie di portale che separa la realtà da qualcosa che ha a che fare con la sfera dell'orrore e che molto spesso ha avuto un ruolo importante nella storia del genere horror. Un luogo strano, inusuale, che ogni anno richiama moltissimi turisti e dall'altro lato rappresenta il miglior biglietto da visita per questa serie composta da 7 episodi.

Una sensazione di pericolo e freddo incombe sullo schermo, accendendo la curiosità dello spettatore: questo anche grazie all'utilizzo di una palette cromatica e di una fotografia votata ai toni freddi che lasciano addosso allo spettatore la sensazione di un'umida minaccia difficile da togliersi di dosso. Elemento da non sottovalutare, in una serie che fa dell'orrore e della suspance il proprio tratto distintivo e, soprattutto, la tensione narrativa con cui cerca di creare un ritmo che sia sempre attento.

Anche da questo punto di vista Curon funziona: la curiosità dello spettatore è sempre vigile e non si avvertono mai dei veri e propri punti morti che possano condurre ad uno stato di noia. La trama è sviluppata con attenzione e nella sua ambientazione di interni richiama, naturalmente, lo Shining di Stanely Kubrick, sebbene la resa estetica degli esterni e alcuni elementri di trama fanno pensare piuttosto alla serie francese Les Revenants, dove i protagonisti si trovavano comunque a cercare di costruire la propria vita intorno al profilo di un lago che, tuttavia, aveva la metà della bellezza di quello mostrato in Curon.

Come è facilmente intuibile dall'estetica del titolo con cui Curon si presenta, la serie riflette molto sul tema della dicotomia tra bene e male, tra realtà e finzione. Tutto sembra essere votato all'idea del doppio: due famiglie che si fanno la guerra, due nazioni che hanno dovuto capire cosa fare del proprio paese, due coppie di gemelli. L'idea del doppio è forse il tema portante della serie, su cui poi viene costruita una trauma più accattivante, che si perde nel fruscio di un bosco che sembra pronto a divorare ogni cosa, in un mondo dove molto spesso viene a mancare la luce, facendo precipitare il mondo in un'oscurità dove i peggiori incubi sembrano prendere il sopravvento. Peccato che tutta questa macro struttura che funziona alla perfezione viene in qualche modo indebolita da alcune incertezze interpretative che rendono più ostico il percorso di empatia dello spettatore: soprattutto a causa di alcuni personaggi con un'impostazione fin troppo teatrale che crea una barriera insormontabile tra chi recita e chi deve credere a quella recitazione. È un peccato perché al di là di questa leggera zoppia, Curon avrebbe potuto essere un prodotto decisamente migliore della serie di intrattenimento che, comunque, è.

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