Class of ’09, recensione della miniserie thriller con Kate Mara
Disponibile su Disney+, Class of '09 è una miniserie che mescola crime thriller e fantascienza, affrontando i rischi dell'intelligenza artificiale attraverso le vicende di un gruppo di giovani uomini e donne conosciutisi durante la fase di addestramento per entrare nel FBI.
di Matilde Capozio / 06.01.2024 Voto: 6/10
È disponibile da noi, tra i nuovi arrivi su Disney Plus, la miniserie Class of ’09, prodotto che mescola spy-thriller e un pizzico di fantascienza, ideato da Tom Rob Smith, che per la tv aveva già firmato miniserie come American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace (2018) e MotherFatherSon (2019), ma è anche uno scrittore di romanzi di successo, come la trilogia iniziata con Child 44-Il bambino numero 44 (da cui è stato tratto anche l’omonimo film).
La trama di Class of ’09 si dipana nell’arco di tre distinti periodi temporali che si alternano in ordine non cronologico, contrassegnati dalle diciture: il Passato (2009), il Presente (2023) e il Futuro (2034).
Nel passato, la classe del ’09 è quella composta da un gruppo di giovani reclute del FBI, che seguiamo durante la fase di addestramento a Quantico; tra di loro ci sono l’ex infermiera Ashley Poet (Kate Mara), esortata a entrare nel FBI grazie alla sua abilità nel trattare anche con le persone difficili, Tayo Michaels (Brian Tyree Henry), passato al Bureau perché stufo di occuparsi di perizie assicurative dai contorni poco chiari, Daniel Lennix (Brian J. Smith), rampollo di una prestigiosa famiglia di avvocati che aspira per lui a una carriera in politica, Hour Nazari (Sepideh Moafi), figlia di genitori iraniani che hanno chiesto asilo politico negli USA e altri ancora, tutti quanti sottoposti ai preziosi insegnamenti e consigli, a volte duri ma sempre acuti, degli agenti speciali e addestratori Drew (Brooke Smith) e Gabriel (Jon Jon Briones); vediamo poi così come, nel nostro presente, le ormai ex reclute alle prese con i diversi incarichi a loro assegnati, mentre nel frattempo assistiamo allo sviluppo di un nuovo e avanzato tipo di database criminale; nel futuro, infine, ci troviamo in una società sempre più ipertecnologizzata, dove l’intelligenza artificiale ha un ruolo sempre più vasto e attivo in ogni aspetto della vita quotidiana, compreso il suo utilizzo da parte delle stesse forze dell’ordine: attraverso una serie di avvenimenti, però, si comincia a mettere in discussione alcune delle pratiche e dei metodi attualmente in uso, e i protagonisti si ritrovano a dover agire insieme.
Un impianto narrativo che percorre tre diverse epoche
La struttura della storia, che salta continuamente avanti e indietro nel tempo, è sicuramente un espediente che, anche se non nuovo, consente di mantenere fin da subito una certa tensione narrativa e la curiosità nello spettatore: già dal primo degli otto episodi veniamo a conoscenza, infatti, di alcuni eventi futuri che possono sembrare contraddittori o quantomeno sorprendenti rispetto a quanto accaduto venticinque anni prima, ed è solo poco alla volta che arriveremo a scoprirne retroscena e motivazioni; allo stesso modo assistiamo anche all’evolversi dei rapporti interpersonali tra i protagonisti, anche in questo caso fatti di saliscendi, tra amori che sbocciano e relazioni che finiscono, attrazioni impossibili, rimpianti, delusioni, tradimenti e così via. È quindi una storia in cui il versante lavorativo e quello privato dei personaggi si intrecciano inevitabilmente, ed è dunque azzeccata l’idea di far ricondurre tutto a quella classe di giovani uomini e donne, apparentemente come tutte le altre, ma che si ritroveranno poi al centro, e anzi, saranno parte più che attiva, del cambiamento; è interessante infatti osservare come a volte, nella vita, le aspettative vengano ribaltate e ci sia sempre qualcuno o qualcosa che finisca per sconfiggere o smentire ogni previsione, e anche come le persone siano spinte a mutare nel corso del tempo a causa di una serie di fattori, interni o esterni che siano, che talvolta portino a cambiare anche radicalmente percorso di vita, e probabilmente a modificare inoltre l’opinione degli altri: un esempio è l’arco narrativo di Tayo, che durante l’addestramento appare in più di un caso in difficoltà, meno preparato e idoneo rispetto ai suoi compagni di corso e che invece (lo scopriamo già dal principio e quindi non è uno spoiler) sarà proprio lui a essere nominato direttore del FBI.
Una trama che mescola spy-thriller, scene d’azione e fantascienza distopica, ma in cui a prevalere è l’aspetto umano
Non tutti gli aspetti della trama sono coinvolgenti allo stesso modo: la parte più strettamente crime-thriller rischia in alcuni punti di essere più fiacca e anche un pochino confusa, con i protagonisti, Poet in testa, che danno la caccia a un nemico in gran parte invisibile, e quindi forse meno intrigante; le sequenze ambientate nel futuro sono anche quelle che vanno a riallacciarsi a un tema sempre più in voga, vale a dire in che modo il progresso tecnologico influenzerà le nostre vite, andando anche ad affrontare la questione da un punto di vista etico e morale, soprattutto per quanto riguarda ciò che è lecito fare in termini di prevenzione del crimine, in una maniera che riporta alla mente, ad esempio, un film come Minority report (2002) di Steven Spielberg, per citare un titolo tra i più noti.
Quello che va a emergere è un ritratto del futuro decisamente poco rassicurante, e questo viene accentuato dal fatto che le sorti della società intera vanno di pari passo con quelle dei protagonisti: quel gruppo di ragazze e ragazzi nel 2009 forse ancora ingenui ma ambiziosi, ottimisti, spinti dall’idealismo e dalla voglia di cambiare le cose, ciascuno con i propri dubbi e insicurezze ma a modo loro anche spensierati, sono coloro che ritroviamo, nel 2034, in un mondo che a sua volta si è fatto più cupo, asettico, in teoria del tutto sicuro ma in realtà poco affidabile, mentre loro stessi sono probabilmente più esperti e sicuri di sé, ma anche più cinici e disillusi, duri o malinconici, con addosso cicatrici nell’animo ma anche sul corpo, in qualche caso, segni di ferite indelebili.
Più che come un action-thriller, dunque, Class of ’09 è più riuscito nel tratteggio di personaggi e caratteri, e nel modo in cui gli eventi vengono sempre filtrati attraverso l’esperienza umana, e quindi grazie anche a protagonisti misurati e abbastanza sfaccettati, mai troppo sopra le righe o poco credibili: il ruolo centrale è affidato a Kate Mara in una parte a lei congeniale, ma anche Brian Tyree Henry aveva già messo in luce le sue corde drammatiche in film come Causeway (2022) al fianco di Jennifer Lawrence.
Class of ’09 è quindi una serie che, seppur affrontando situazioni e tematiche non originalissime, riesce comunque ad attirare l’attenzione grazie a una calibrata mescolanza dei suoi elementi e a una struttura dinamica e stratificata senza mai diventare troppo complessa o indecifrabile.