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Brimstone, la recensione

Un western thriller atipico, dove l'ascendente biblico e il tema della vendetta accompagnano l'intera pellicola. Un'opera con buone intenzioni ma non completamente riuscita.

Brimstone, film in concorso alla settantatreesima edizione della Mostra d'arte cinematografica di Venezia, è un'opera scritta e diretta da Martin Koolhoven, autore olandese, ed interpretata da Dakota Fanning (subentrata alla scelta iniziale di Mia Wasikowska), Guy Pearce, Kit Harington (il quale ha sostituito il precedente Robert Pattinson) e Carice van Houten.

Il film racconta la storia della difficile vita di Liz (Dakota Fanning), giovane ragazza perseguitata da un patrigno reverendo dispotico e violento (Guy Pearce) che cerca in tutti i modi di tenerla con sè anche dopo la morte della madre. La ragazza riesce a fuggire ed inizia una nuova vita senza più nulla, ricominciando da zero, fino a quando l'uomo non la trova ed è così costretta a ricominciare di nuovo tutto da capo. Ma l'incubo sembra non avere fine.

Brimstone è una pellicola di non facile collocazione, potrebbe essere una rilettura del western in chiave moderna, con caratteristiche di appartenenza al genere thriller e con venature dark che lo avvicinano molto in alcuni momenti all'horror. Ma al di là della collocazione in un genere, Brimstone racconta la storia della vita di una giovane ragazza, perseguitata dal male e la lotta per la sopravvivenza che ne deriva. La componente biblica accompagna tutto il film, passo dopo passo, capitolo dopo capitolo, come un'ombra che incombe sulla protagonista, il cui destino sembra segnato dall'inizio. Nonostante Liz abbia un carattere forte e non si lasci abbattere da niente, il male trova sempre un modo per arrivare a lei, che sia sottoforma di un reverendo folle, di un pappone violento o di uno sceriffo pronto a regolare i conti, il suo destino sembra già segnato dalla prima inquadratura, quelli dei due nei che ha dietro al collo, quasi come se fossero segni di un morso di un vampiro o del tocco del male che l'ha condannata dalla nascita.

La pellicola racconta una storia potenzialmente potente, piena di riferimenti biblici e di chiavi di letture interessanti, peccato che, nonostante la struttura del racconto divisa in capitoli, mostrati al pubblico in maniera temporalmente non lineare, sia interessante e abbia una potenza visiva da non sottovalutare, la realizzazione finale lasci un pò a bocca storta. Sarà per alcuni momenti troppo assurdi che destabilizzano la credibilità di ciò che si vede, sarà per lo sviluppo narrativo a tratti molto debole, ma Brimstone rimane un'opera che avrebbe potuto diventare un cult ma che rimarrà nel dimenticatoio come tante altre.

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