Bridgerton 2, recensione in anteprima della serie Netflix
Dopo una lunga attesa è finalmente arrivato il momento di scoprire la seconda stagione della serie Netflix 'Bridgerton', che arriverà sulla nota piattaforma streaming il 25 marzo
di Erika Pomella / 22.03.2022 Voto: 8/10
Quando Bridgerton ha debuttato su Netflix il giorno di Natale del 2020 forse nessuno si sarebbe immaginato il successo che avrebbe ottenuto, al punto da diventare uno dei prodotti più visti sulla nota piattaforma di streaming on-demand. Eppure è proprio quello che è successo: la serie, prodotta da Shonda Rhimes e tratta dalla serie di libri di Julia Quinn, è diventata un trend-topic, rappresentando una vera e propria testa di serie. Non sorprende nessuno, dunque, la febbrile attesa che ruota intorno alla seconda stagione, in arrivo il prossimo 25 marzo e basata sul secondo romanzo della serie, Il visconte che mi amava. Una seconda stagione che sembrava destinata a partire un po' sottotono dopo l'uscita di scena del duca Simon, interpretato da Regé-Jean Page, che nella prima stagione era stato il vero e proprio eroe della vicenda. Ma lasciateci rassicurarvi su questo punto: anche senza duca, la seconda stagione di Bridgerton funziona alla grande (e forse un tantino meglio).
Nella seconda stagione, dopo il matrimonio di Daphne e Simon, l'attenzione è concentrata sul visconte Bridgerton, Anthony (Jonathan Bailey) che è deciso a trovar moglie e a portare a termine le responsabilità e i doveri che ha nei confronti della famiglia di cui è diventato il leader dopo la prematura morte del padre. Intanto a Londra la nuova stagione freme per prendere il via e tutti gli occhi sono puntati sulla giovane Edwina Sharma (Charithra Chandran), compresi quelli della regina che è alla ricerca di un nuovo diamante. Visto il successo della ragazza anche Anthony decide di puntare sull'eleganza e l'intelligenza di Edwina, ma il visconte non ha fatto i conti con la sorella maggiore della ragazza, Kate (Simone Ashley), che sembra tutt'altro che incline ad accettare la corte di Anthony nei confronti di Edwina. Ma quella che sembra essere una guerra senza esclusioni di colpi forse nasconde qualcos'altro. Intanto Eloise (Claudia Jessie) è più che mai determinata a scoprire chi si nasconda dietro la voce dei pettegolezzi, Lady Whistledown (doppiata, in lingua originale, da Julie Andrews), mentre Penelope (Nicola Coughlan) è divisa tra i suoi sentimenti per Colin e le preoccupazioni per la sua famiglia.
Un motto comune recita che squadra che vince non si cambia. Non sorprende, allora, vedere come Bridgerton non si sia rinnovata da un punto di vista estetico e abbia mantenuto intatte le proprie caratteristiche visive, allontanando da sé le molte (e spesso futili) critiche a una mancata aderenza storica. La seconda stagione di Bridgerton presenta allo spettatore una stagione e una Londra moderna, poliglotta e multietnica, che non si preoccupa minimamente di offrire un resoconto storico accurato. Da questo punto di vista la serie ideata da Shonda Rhimes assume quasi le sembianze di una ucronia, un mondo storico diverso, dove la Storia si è svolta in modo diverso. Il punto, però, è che Bridgerton non ha alcun interesse a racconta la Storia con la S maiuscola, ma è più determinata a intrattenere con intrighi, relazioni e segreti. Allo stesso modo rimane invariato lo studio degli abiti e della cromia pastello, con una colorazione quasi esagerata che proprio sembra puntare a un distacco netto dalla realtà, per dimostrare che il proprio racconto non tende alla verosimiglianza, ma alla fantasia. Inoltre rimane invariato anche l'elemento della colonna sonora che prevede grandi hit di artiste come Pink o Alanis Morisette ma realizzati con orchestre e violini: una miscela di moderno e classico che rappresenta ancora uno dei punti di forza dello show.
Per quanto concerne la trama e il cuore della seconda stagione la storia d'amore che vede Anthony come protagonista non mancherà di appassionare gli spettatori. Va detto, però, che non dovrete aspettarvi una storia d'amore simile a quella di Daphne e Simon. Se, nella prima stagione, il cliché messo in gioco era quello del fake dating (ossia la scelta di mostrare due protagonisti che, fingendo di essere una coppia finiscono con l'innamorarsi davvero), nella seconda stagione siamo davanti a un hate-to-love classico. Due personaggi che iniziano con l'odiarsi a causa di alcune incomprensioni finiranno invece con l'innamorarsi. Questo tipo di narrazione prevede anche un diverso tipo di sviluppo: se nella prima stagione il sesso e, più in generale, l'erotismo, aveva un suo peso specifico, nella seconda stagione si procede con una narrazione cosiddetta slow burn. L'innamoramento è dunque più lento, più teso, fatto di sguardi rubati e di tormenti che vengono celati agli occhi degli altri. Un vero e proprio fuoco lento che viene reso molto bene dai due interpreti principali, in particolar modo da Jonathan Bailey che riesce, apparentemente senza sforzo, a restituire l'immagine di un uomo diviso tra il proprio senso del dovere e i desideri del suo cuore, come nella migliore letteratura Regency. Ed è proprio a questo periodo storico che la seconda stagione di Bridgerton sembra strizzare l'occhio.
In effetti la trama della seconda stagione di Bridgerton sembra pescare alcuni snodi narrativi e alcune scelte alla produzione della più grande scrittrice regency, Jane Austen. Molte soluzioni e costruzioni narrative richiamano quelle che il pubblico appassionato ha già potuto leggere in lavori come Orgoglio e Pregiudizio e Ragione e sentimento, con tanto di incidente sotto la pioggia, senza aggiungere altro per paura di incorrere nel rischio spoiler. In definitiva, dunque, la seconda stagione di Bridgerton non deluderà i fan della prima stagione e non mancherà di appassionare gli amanti del genere romance e di prodotti pieni di intrighi à la Gossip Girl. Piccolo appunto finale: nonostante la coppia protagonista, una delle ship più belle (e con più potenziale) rimane quella tra Colin Bridgerton e Penelope.