Brian e Charles
Brian e Charles

Brian e Charles, recensione della commedia britannica tra fiaba e realtà


Una storia dai toni delicati che racconta l'amicizia tra un inventore solitario e un robot da lui creato, in un villaggio dall'aspetto bucolico nel Galles rurale.
Voto: 6/10

Presentato al Sundance 2022 e poi in anteprima italiana al Giffoni Film Festival, arriva ora nelle nostre sale Brian e Charles, commedia dolceamara dal tocco fantasy, diretta da Jim Archer e scritta da David Earl e Chris Hayward, che sono anche i due interpreti principali.

La storia è ambientata in un piccolo villaggio rurale del Galles, dove Brian Gittins (Earl) è un uomo dalla vita spartana e solitaria, vive in un antico cottage di pietra, e si diletta invece a ideare e costruire bizzarri marchingegni che, nelle intenzioni, dovrebbero essere invenzioni creative, utili e rivoluzionarie, ma che raramente funzionano.

Gli inverni sono freddi e la compagnia scarseggia così un giorno, ispirato dal ritrovamento della testa di un manichino, Brian decide di costruire un robot: inizialmente qualcosa sembra andare storto anche in questo caso, invece, durante una notte di tempesta, la sua "creatura" si anima ed è così che prende vita Charles Petrescu, un'intelligenza artificiale in grado di interagire con gli esseri umani, la cui presenza porterà dei cambiamenti decisivi nella vita di Brian.
Ecco dunque un film che ha al centro la figura di un robot ma senza scenari futuristici e ipertecnologici, anzi con un tocco vecchio stile, che rimanda semmai a Pinocchio con un accenno anche a Frankenstein; lo stesso Charles non è certo un androide sofisticato, bensì assemblato in maniera casalinga, il che lo rende un curioso mix, esteticamente, con i suoi riccioli grigi e spettinati, gli occhialini tondi da intellettuale, una lavatrice a fargli da torso, il papillon al collo e un cardigan molto british (quando non decide di escogitare dei look più stravaganti).

Brian e Charles, che ha quasi una forma da mockumentary (Brian fa da voce narrante rivolgendosi in continuazione alla cinepresa, come se ci fosse una troupe che lo segue per illustrarne la vita quotidiana) nasce dai personaggi che i due autori/attori avevano ideato per le loro esibizioni teatrali, poi diventate nel 2017 un cortometraggio di dodici minuti, diretto dallo stesso regista. È quindi uno di quei casi in cui il film è il punto d'arrivo di un'idea già sviluppata in diversi formati, e che evidentemente sta molto a cuore ai suoi realizzatori: è chiaro infatti lo sguardo affettuoso verso i protagonisti, l'impacciato ma non misantropo Brian, che alla malinconia un po' rassegnata unisce un genuino entusiasmo, e Charles che sotto l'aspetto di un signore di mezza età rivela però una personalità da bambino, a tratti da adolescente.

C'è poi anche la descrizione dell'ambiente in cui si muovono i personaggi, una piccola comunità popolata da anime gentili, come Hazel (Louise Brealey), anche lei sola e in cerca di compagni e affetto, ma anche figure prepotenti e aggressive come Eddie (James Michie) e la sua famiglia, e quindi le diverse reazioni alla comparsa di Charles, dalla comprensione che accetta ed esalta gli aspetti positivi e l'unicità di ciascun essere, alla diffidenza ottusa di chi pensa solo al proprio possibile tornaconto, e rifiuta per principio il "diverso".

Brian e Charles è dunque un piccolo film dal sapore artigianale, che attraverso una storia semplice, e dalle dinamiche in parte prevedibili, con umorismo leggero e asciutto, strampalato senza essere cinico, tesse l'elogio delle persone gentili, altruiste e dall'animo candido, esaltando il potere dell'amicizia e dei legami fra gli esseri viventi, in carne e ossa oppure no.

Valutazione di Matilde Capozio: 6 su 10
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