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Recensione Boxtrolls – le scatole magiche

'Boxtrolls - le scatole magiche' è un film commovente e divertente, che fa sognare i più piccoli, spingendo i loro accompagnatori adulti a riflettere su quanto sia labile il concetto di 'mostro' e su come l'amore sia, il più delle volte, l'unica risposta che conti.

Era il 2009 quando il romanzo di Neil Gaiman, Coraline, prese vita sullo schermo grazie all'azione dell'allora sconosciuta Leika. Eppure quel debutto, a metà strada tra lo scrittore sopracitato e i mondi con cui Tim Burton ci aveva rapito il cuore, incantò il mondo. Tre anni più tardi, quando sembrava difficile ipotizzare una seconda prova di così alto livello, al cinema arrivo ParaNorman, del quale ancora oggi non riusciamo a parlare senza perderci nel proverbiale brodo di giuggiole. Storia di un ragazzo che sembrava uscito da un qualche B-movie mangiato dal tempo, con tanto di coming-out al proprio interno, la pellicola era scritta con tanta cultura e intelligenza, e con l'uso così sapiente sia dell'ironia che delle tecniche relative al genere horror, che fu impossibile non innamorarsene, innalzando la Leika nell'Olimpo delle case d'animazione di questo millennio. Ma, dal momento che non esiste due senza tre, arriva ora al cinema Boxtrolls, che toglie qualsiasi dubbio anche a coloro che avevano bisogno, come San Tommaso, di vedere con i propri occhi.

La storia è ambientata nel paese formaggioso di Pontecacio, dove abitanti dall'aria vittoriana vivono nel terrore dei Boxtrolls, mostri coperti da scatole usurate dal tempo, che di notte arrivano in città per rapire i bambini. Questo, almeno, è quello di cui la comunità è convinta. In realtà i Boxtrolls non sono altro che adorabili mostriciattoli (il termine è inteso nel senso più affettuoso che riusciate ad immaginare) costretti a vivere nelle fogne, che hanno paura persino delle proprie ombre e che hanno passato gran parte degli ultimi anni a crescere con amore un bambino che gli è arrivato dal cielo. Ora questo bambino cerca in ogni modo di tagliare nettamente il confine che umani e boxtrolls hanno stabilito nel corso di anni pieni di pregiudizi e ignoranti. Ma gli umani, si sa, non sempre sono inclini al cambiamento, specie se esso deve passare attraverso l'accettazioni di creature strane e polverose.

In ambito cinematografico – così come in letteratura e in ogni branca dell'arte – esistono tematiche che non vanno mai fuori moda e che non risultano mai poco originali o già viste. Ci sono stereotipi, in tutti i tipi di racconti, che nonostante la loro natura comune non smettono mai di sedurre, emozionare e far riflettere. La diversità e l'accettazione di essa rientra perfettamente in questo quadro generale. Ecco perchè Boxtrolls – le scatole magiche, diretto a quattro mani da Anthony Stacchi e Graham Annable, nonostante torni su questo tema non risulta affatto né pesante, né porti con sé una sensazione di già visto. Davanti ai nostri occhi abbiamo delle "persone" buone, delle creature che hanno tanto amore da dare, ma che vivono recluse, nascoste nell'ombra dell'ignoranza, solo perchè i "normali" non sono in grado di accettare la loro diversità. Si potrebbe, a questo punto, parlare di come l'etimologia stessa della parola "mostro" richiami in realtà qualcosa che compete all'ambito del meraviglioso; potremmo dilungarci su come i racconti con cui siamo cresciuti siano pieni di personaggi fuori dall'ordinario che vengono cacciati dagli umani, con una ferocia che rasenta la non-umanità. Potremmo dire quanto spesso i cosiddetti "diversi" siano in realtà molto più meritevoli di coloro che li additano con orrore. Da Frankenstein a La Bella e la Bestia, da Edward mani di forbice a Il gobbo di Notre Dame, letteratura e cinema sono pieni di prove di queste affermazioni. Ma finiremmo col togliere a Boxtrolls l'elemento che più lo caratterizza: la magia. E, badate bene, questo termine non si riferisce a qualche abracadabra, ma risiede invece nelle radici stesse di questa storia, tratta dal libro di Alan Snow. La magia che nasce quando un bambino, con la sua purezza, non riesce a capire cosa ci sia di sbagliato in qualcuno che ha solo un aspetto diverso, ma che ha un cuore buono. La magia che nasce in un gruppo di reietti che vivono una vita nascosta, ma che hanno ancora tanto amore da dare, nonostante siano sempre stati trattati male e rifiutati.

Presentato fuori concorso alla 71a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, con un 3D maestoso che sembra annullare il gap legato all'oscurità delle scene, Boxtrolls – le scatole magiche è un film pensato – naturalmente – per i più piccoli, ma che non manca di rivolgersi anche agli spettatori più grandi, avulsi a questo tipo di racconto, ma sempre capaci di recepire le grandi riflessioni che solo i grandi film sanno far scaturire. Commovente e, al tempo stesso, divertente, la pellicola si fa forte di una realizzazione tecnica d'avanguardia, che riscrive il termine stesso di stop motion, e che si poggia su una sceneggiatura solida, intelligente, piena di omaggi. Un vero e proprio spettacolo per occhi, orecchie e, soprattutto, cuore.

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