Border – Creature di confine, la Recensione
Dall'autore di 'Lasciami entrare', arriva dalla Svezia un interessante mix tra dramma, romanticismo, fantasy e thriller, premiato al Festival di Cannes.
di Matilde Capozio / 06.03.2019 Voto: 7/10
Vincitore della sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes, selezionato dalla Svezia come proprio candidato all'Oscar per il miglior film straniero (ha poi avuto la nomination per il make-up) e Premio Leone Nero al Noir in Festival: forte di questi riconoscimenti, arriva da noi in sala Border – Creature di confine.
Protagonista del film è Tina (Eva Melander), impiegata alla dogana grazie a un olfatto eccezionale, che le consente di individuare chi trasporta oggetti proibiti o pericolosi. Uscita dal lavoro, la sua quotidianità è fatta di passeggiate intorno alla sua casa nel bosco, un'insoddisfacente convivenza con un allevatore di cani, e visite al padre in una casa di riposo. Un giorno in aeroporto Tina incrocia il cammino di Vore (Eero Milonoff), che mette in difficoltà lei e il suo olfatto: sente che lo sconosciuto possiede qualcosa di misterioso, che la confonde e la attira. Sarà l'inizio di una serie di scoperte che sconvolgeranno tutto ciò che Tina credeva di sapere fino a quel momento.
Border è diretto dal regista svedese di origini iraniane Ali Abbasi, (finora alle spalle solo l'horror Shelley, inedito da noi), ed è tratto da un racconto dello scrittore John Ajvide Lindqvist, definito lo "Stephen King svedese", autore ad esempio del romanzo Lasciami entrare da cui sono state tratte ben due trasposizioni cinematografiche.
La Scandinavia, si sa, è terra di creature mitologiche, di leggende e misteri, e questo gioca una parte fondamentale (senza svelare troppo) nella trama di Border, che procede come una fiaba horror tinta di giallo.
La storia utilizza l'elemento fantastico come metafora, mostrando la ricerca, spesso dolorosa e faticosa, di una propria identità, e la sensazione di sentirsi diversi dagli altri, che può essere vista come una risorsa ma che spesso è fonte di dolore.
Ci sono dei luoghi dove l'uomo può stabilire le proprie regole (come l'aeroporto) e poi c'è la natura, selvaggia e incontaminata, i boschi tanto suggestivi quanto pericolosi, regno incontrastato del mondo animale; il film si interroga proprio su chi sia effettivamente la "creatura" peggiore, sull'istinto bestiale che a volte è dominante negli uomini, capaci delle peggiori nefandezze, mostrando chi vive sempre ai margini della società e chi, al contrario, si trova costretto a rinunciare a una parte di sé per essere accettato.
La combinazione tra realismo e fantasy non riesce sempre alla perfezione, e tranne che in qualche scena il film è tutto sommato visivamente piuttosto cauto; in definitiva, Border si rivela un film che affascina e coinvolge, comprensibile e scorrevole nella sua apparente semplicità, con una protagonista decisamente anticonvenzionale, per amanti del soprannaturale ma non solo.