Black Mass
Black Mass

Black Mass, la recensione


'Black Mass' è un film dall'impianto classico, che guarda evidentemente alla tradizione gangster di Scorsese, su cui troneggia l'algida interpretazione di Johnny Depp.
Voto: 8/10

Sono i pieni anni '70 e a Southie, zona Sud di Boston arroccata su strade in salita e viottoli baciati da una luce costantemente fredda, il criminale Jimmy "Whitey" Bulger (Johnny Depp) viene convinto dall'amico d'infanzia e ora agente FBI John Connolly (Joel Edgerton) a diventare un informatore per il bureau, con lo scopo di mettere un freno alla mafia italiana. Spinto dai propri interessi e dal desiderio di far fuori la concorrenza, Bulger accetta di diventare un alleato (rifuggirà sempre dalla nomea di informatore) per poi usare quell'alleanza per creare un proprio regno del terrore, diventando uno dei criminali più ricercati d'America. Nella sua ascesa al potere, l'uomo sarà affiancato dal fratello e senatore Billy (Benedict Cumberbatch), che cercherà in ogni modo di impedire agli affari di Jimmy di entrare in collisione con il suo mandato statale.

A due anni di distanza da Out of the fornace – che all'epoca venne presentato al Festival di Roma – Scott Cooper torna dietro la macchina da presa per dirigere un biopic dall'impianto fortemente classico, che guarda ai lavori di Martin Scorsese, ma anche al Mystic River di Clint Eastwood. Sguardi, questi, che il regista trasforma non in una copia-conforme, né in un plagio più o meno esplicito. Il regista, piuttosto, decide di sfruttare i topoi del genere gangster, per poi creare qualcosa di diverso: qualcosa che somiglia più a un ibridio, una miscellanea di elementi che, chissà per quale miracolo, riescono a funzionare insieme. Lo spettatore che si aspettasse la classica storia dell'ascesa criminale di un uomo di strada, tra sparatoie, violenze e omicidi, forse rimarrà deluso. Pur non mancando, tutti gli elementi del generi sono in qualche modo trasmutati da Cooper che li mette in scena non come eventi in sé stessi, quanto piuttosto come protesi dell'anima sempre più oscura del protagonista.

Ed è proprio sul protagonista che Black Mass – presentato fuori concorso alla 72a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia – riesce a trovare la via privilegiata per arrivare al cuore dello spettatore. Johnny Depp – che da anni si trascina dietro critiche sterili di chi lo vuole sempre troppo uguale a se stesso – stavolta si nasconde sotto uno strato spesso di cerone e due lenti azzurre che, pur non intaccandone affatto il fascino magnetico, lo rendono quasi un alieno. In Black Mass, infatti, l'attore ‪è una figura inquietante ed estraniante, che riesce ad essere sanguinoso assassino e padre amorevole allo stesso tempo. L'attore rimane nascosto dietro algidi occhi azzurri, vero specchio della sua anima, che tagliano l'oscurità che gli cade addosso, come una carezza infernale. Quasi sempre vestito di colori scuri, il Jimmy Bulger di Johnny Depp è spesso una macchia d'inchiostro in movimento, un pozzo di tenebra che si muove per Boston divorandola con uno sguardo gigantesco e famelico. Per interpretare questo personaggio, l'attore ha deciso di trasformarsi un'altra volta, di aggiungere un borderline alla sua lunga galleria di personaggi al limite dell'umanità:‪ di colpo, allora, è fatto di spigoli, di confini taglienti come la sua voce, stentorea e trascinata. È pazzo, oscuro, vulnerabile. È un personaggio paradossale, spaventoso, adorabile. È come Lucifero stesso: re del male, tentatore supremo. Un'interpretazione, la sua, fatta di parole lente e misurate, di un tono che sembra velluto su pelle di seta. Jimmy Bulger, allora, non si limita più ad essere un criminale assetato di violenza e di potere: è invece un uomo spaccato in due. Da una parte il sociopatico che uccide con la stessa facilità con cui saluta le persone del suo quartiere. Dall'altra, però, c'è un uomo distrutto, un uomo che due lutti hanno condotto lungo la strada impervia della pazzia e della solitudine. Due mondi, questi, che coesistono con un equilibrio allucinante e allucinato, e che riescono a emergere soprattutto grazie proprio alla capacità di Johnny Depp di pennellare anime e personaggi che non sono mai assimilabili ad un primo sguardo.

Black Mass finisce così per commuovere il suo pubblico, che tra sangue e omicidi, morte e tradimenti, si trova anche ad assistere alla messa in scena di una lealtà ormai quasi del tutto utopistica, che va al di là anche del mero istinto di sopravvivenza. Discorso questo che si lega soprattutto al personaggio meraviglioso interpretato da Joel Edgerton – che, nella sua carriera, sembrava essersi specializzato solamente in volti e maschere da dedicare all'odio più feroce. John Connolly, proprio come il protagonista, è un uomo spaccato a metà tra due mondi: quello di appartenenza e di origine, che lo lega a Jimmy, e quello d'arrivo, che invece lo contrappone agli amici di infanzia. Così, l'agente dell'FBI finisce con il diventare un uomo patetico, ma forte nelle sue convinzioni morali. E tutto ciò viene reso da Scott Cooper con una regia solida e compatta, che non vacilla mai.

Valutazione di Erika Pomella: 8 su 10
Black Mass – L’ultimo gangster
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