Bentornato Presidente, la recensione
Bentornato Presidente non si pone come sequel diretto del primo film, ma, conservando i protagonisti e le dinamiche narrative precedenti, cerca di porsi nel panorama cinematografico come un film di protesta, di denuncia e, al contempo, di satira.
di redazione / 01.04.2019 Voto: 5/10
Otto anni dopo l'elezione a Presidente della Repubblica, Giuseppe Garibaldi sta continuando la sua vita in una baita di montagna con Janis e la loro figlia Guevara. L'idillio che Giuseppe pensa di stare vivendo con la sua famiglia non è condiviso però da Janis che decide di prendersi una pausa e tornare a Roma ad occuparsi di politica. Nella capitale però c'è fermento, si sono appena concluse le elezioni politiche e i due principali partiti italiani stanno cercando un leader che li rappresenti al governo ma che al contempo possa sottostare alle loro decisioni. Garibaldi, d'altro canto, vuole fare in modo che Janis torni ad ammirarlo come quando era al Quirinale e, così, si offre come preda ai due leader politici affamati di potere.
Dopo il successo di Metti la nonna in freezer, i due registi Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi tornano dietro la macchina da presa per dirigere il sequel del film del 2013 di Riccardo Milani. Bentornato Presidente non si pone come sequel diretto del primo film, ma, conservando i protagonisti e le dinamiche narrative precedenti, cerca di porsi nel panorama cinematografico come un film di protesta, di denuncia e, al contempo, di satira.
Il protagonista Giuseppe Garibaldi perde però il ruolo centrale che aveva nel film originale per diventare una marionetta contesa sia dai due politici del governo italiano sia dal film stesso. In questo film Giuseppe Garibaldi non crea niente di nuovo, viene travolto dagli eventi e dalle persone che lo circondano e non riesce a raccontare nient'altro che quella che sembrerebbe la situazione politica contemporanea con una sceneggiatura di stampo satirico che non risalta l'aspetto comico che un film di genere dovrebbe comunque conservare.
La satira rappresentata da alcuni personaggi, forse troppo stereotipati, diventa quindi la protagonista di Bentornato Presidente lasciando il ruolo e il personaggio di Claudio Bisio indietro, sommerso dalle prorompenti personalità dei tanti personaggi presenti in scena. Una grande nota positiva va riservata all'uso del montaggio, intelligente ed espressivo, forse sprecato per questo film, che dona ritmo alla narrazione conferendo un senso di interesse e attesa che incuriosisce lo spettatore fino all'ultimo stacco.