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Bella addormentata – recensione del film di Marco Bellocchio

Recensione del film Bella addormentata di Marco Bellocchio presentato in concorso al Festival del Cinema di Venezia 2012. Nel cast Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Isabelle Huppert, Michele Riondino, Maya Sansa e Piergiorgio Bellocchio.

Bella addormentata è il nuovo film di Marco Bellocchio che non è stato esente dal suscitare polemiche ancor prima della sua uscita in sala e non è certo un segreto che il regista abbia trovato delle difficoltà per ottenere i finanziamenti. L’eutanasia è un argomento delicato e complesso, e in quanto tale non può che spaccare l’opinione pubblica, ci saranno sempre contestatori qualsiasi sia la decisione presa. Bellocchio non è certo un regista che si tira indietro e con convinzione è riuscito a realizzare la sua opera con l’aiuto di un cast straordinario: Toni Servillo, Alba Rohrwacher, Isabelle Huppert, Michele Riondino, Maya Sansa e Piergiorgio Bellocchio.

Il senatore Uliano Beffardi (Toni Servillo) deve recarsi a Roma per votare il decreto contro la volontà del padre di Eluana di interrompere la vita della figlia in coma da 17 anni, decreto voluto dall’allora Presidente del consiglio Silvio Berlusconi, leader del Popolo della libertà, partito di cui Uliano fa parte. Contemporaneamente la figlia Maria (Alba Rohrwacher), ragazza molto credente, parte per Udine contraria alla morte di Eluana. Lì conosce Roberto (Michele Riondino), nella città friulana con il fratello per le ragioni opposte. Una donna tossicodipendente (Maya Sansa) vuole porre fine alla sua vita fatta solo di sofferenze, ma un medico (Piergiorgio Bellocchio) la ferma e cerca in tutti i modi di curarla, vegliando su di lei. Un’attrice famosa (Isabelle Huppert) ha abbandonato il suo lavoro per stare vicino alla giovane figlia, attaccata ad un respiratore dopo un incidente, e si è chiusa in una vita fatta di solitudine e preghiera, lasciando figlio e marito.

È innegabile che il tema di fondo della Bella addormentata è l’eutanasia, ma Bella addormentata è molto altro, tratta della solitudine, del dolore, della rabbia, della malattia, dell’amore e della paura, paura di vivere, di amare, di scegliere soprattutto. Quello di Bellocchio non è un film su Eluana, nonostante la sua storia accompagni sullo sfondo la vita dei protagonisti. La pellicola non giudica, non si schiera, non prende posizione ma ci racconta, in modo profondo e delicato, il modo di pensare e di credere di persone diverse che la pensano in modo diverso. Nessuno sbaglia, ognuno, dal proprio punto di vista, ha le sue ragioni. È forse da condannare la scelta di un marito che pone fine ai dolori della donna che ama, quando è lei stessa a pregarlo di aiutarla a morire? Si può d’altronde giudicare una giovane ragazza che crede nella misericordia di Dio, unico secondo lei ad avere la facoltà di spegnere la vita di un essere umano? È un tema così delicato che le discussioni a riguardo sono inevitabili e non cesseranno mai, per questo il regista realizza un film rispettoso delle idee di tutti.

È così schietto e sincero nel racconto da non cadere mai nel patetico, a tratti è anche cinico, mostra medici che scommettono sulla morte di Eluana e politici che votano solo perché è il partito a ordinarlo, anche se è della vita di una persona di cui si sta parlando. Bellocchio dimostra ancora una volta di essere uno dei registi più bravi del nostro cinema, la sua è una regia presente, mai banale, ma non invasiva, con soluzioni a volte spiazzanti e molto interessanti. La colonna sonora è splendida.

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