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Baby Driver, la recensione

Baby Driver è un film pieno d'azione, di musica e di personaggi assurdi, in pieno stile Edgar Wright. Purtroppo però il risultato finale risulta al limite dell'eccessivo.

Baby Driver è il nuovo film di Edgar Wright (Scott Pilgrim vs. the World), di recente annunciato come giurato della settantaquattresima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Dopo aver lasciato la regia di Ant-Man, il regista britannico nel 2014 ha annunciato che il suo prossimo lavoro sarebbe stato Baby Driver con un cast di grande rilievo. Protagonisti della storia sono le giovani star in ascesa Ansel Elgort (Colpa delle stelle) e Lily James (Cenerentola), accompagnati da nomi importanti come Kevin Spacey, Jamie Foxx, Jon Hamm e con un cameo di Jon Bernthal. 

Baby (Ansel Elgort) è un giovane ragazzo che ha perso i genitori da piccolo e che vive con l'anziano e malato padre affidatario. E' costretto a lavorare per un boss malavitoso, Doc (Kevin Spacey), il quale sfrutta il suo talento da pilota per guidare le macchine durante le rapine. Un giorno conosce una ragazza, Debora (Lily James), e grazie a lei inizia a vedere la possibilità di una nuova vita felice, lontano dal crimine e dalla vita pericolosa che conduce. Prima però lo spetta un'ultima rapina che sembra non andare esattamente come sperava. 

Parzialmente ispirato dal videoclip musicale Blue Song dei Mint Royale, girato dallo stesso Wright nel 2003, Baby Driver è profondamente influenzato dalla passione musicale del regista, tanto che l'intera pellicola sembra essere essa stessa un lungo videoclip musicale. La musica è onnipresente e mai come accompagnamento extradiegetico ma anzi è proprio parte attiva della storia. Baby sente un fischio nell'orecchio costantemente, come conseguenza dell'incidente che ha avuto da piccolo, così ha sempre con sè i suoi iPod e le sue cuffiette. Edgar Wright ha sicuramente una cultura musicale importante e la colonna sonora del film è uno degli aspetti positivi della pellicola ma a volte l'utilizzo della musica risulta eccessivo, proprio perchè prevalica la storia stessa. 

Il film è divertente e molto cinefilo, pieno di omaggi e citazioni. Ha discorsi no sense e al limite dell'assurdo, ma fa parte dello stile dell'opera e del regista. Il problema è che il troppo spesso stroppia e in questo caso, tolte alcune parti ben riuscite, il resto diventa eccessivo, ripetitivo e a tratti noioso. Il cast di contorno è sicuramente molto più bravo dei due protagonisti che risultano scialbi e poco espressivi. Bel cameo di Jon Bernthal, peccato il suo poco utilizzo all'interno del film. Una sua presenza maggiore ne avrebbe giovato sia per la sua bravura come attore sia perchè il suo personaggio, per quel poco che si è visto, sembrava essere uno dei migliori. 

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