Away, recensione in anteprima della serie Netflix con Hilary Swank
Arriverà il 4 settembre su Netflix 'Away', una serie che racconta l'ignoto terribile dello Spazio e gli incubi che ci accompagnano, giorno dopo giorno, tra le nostre incertezze e i nostri sbagli del passato
di Erika Pomella / 28.08.2020 Voto: 8/10
Debutterà il 4 Settembre su Netflix Away, la serie televisiva composta da 10 episodi e prodotta, tra gli altri, da Jason Katims e Matt Reeves. Si tratta di una serie che miscela i ritmi del genere thriller con la meraviglia della space opera, facendo leva sull'atavico desiderio dell'essere umano di guardare alle stelle e cercare di comprendere l'infinito mistero dell'universo.
La trama, infatti, ruota intorno a un gruppo di astronauti che hanno la missione di arrivare su Marte, il famoso pianeta rosso che all'interno della fabbrica dell'intrattenimento è sempre stato teatro di misteri e versioni eroiche, come The Martian – Sopravvissuto, la pellicola in cui Matt Damon doveva inventarsi una vita su un pianeta tanto diverso dalla Terra e da essa troppo lontano. Ma se la pellicola aveva al centro la sopravvivenza di un astronauta in un territorio ignoto, Away punta il suo nucleo narrativo sul tema del viaggio.
Emma (Hilary Swank) è il capitano della missione che, con l'Atlas, punta ad arrivare su Marte. La missione ha un respiro internazionale. Con lei, infatti, partiranno il Dr. Kwesi Weisberg-Abban (Ato Essandoh), biologo di origini ghanesi, l'eroe russo dello spazio Misha Popov (Mart Ivanir), l'indiano Ram Arya (Ray Panthaki) e l'ingegnere cinese Lu Wang (Vivian Wu). E mentre lo spazio reclamerà tutta l'attenzione e il talento della squadra per fronteggiare l'ignoto e gli ostacoli inaspettati, con i demoni del passato che tornano a reclamare un ruolo di prestigio, a Terra sono in molti a seguire la missione dell'Atlas. Non da ultimi il marito di Emma, Matt (il Josh Charles di The Good Wife), anche lui membro della missione spaziale "a terra" e sua figlia Lex (Talitha Bateman).
Away è una serie che procede su due binari: da una parte c'è la costruzione lenta, quasi orrorifica, di un continuo incedere nello spazio. Un viaggio dell'eroe – per usare le parole di Christopher Vogler – che alle tappe prestabilite dal canone controbilancia una serie di ostacoli e "colpi di scena" che si dipanano sullo schermo come un lento precipitare. Questo fa sì che lo spettatore non abbandoni mai l'attenzione e che, al contrario, avverta costantemente una sorta di vuoto nello stomaco nel constatare come gli astronauti stiano facendo a braccio di ferro con un vuoto ancora più grande, così immenso che la mente umana ancora non è in grado di concepirlo. In Away le parti nello spazio, quelle cioè concentrate sulla missione, sono senza dubbio il fiore all'occhiello della serie: la mossa vincente è proprio quella di vestire i drammi e i personaggi di questa aurea quasi horror, dove dietro ogni angolo può nascondersi un terrore imprevisto, un ostacolo che può far cadere tutto, che può annullare ogni cosa. Compresa la speranza.
Il secondo binario della serie è quello che invece si concentra sulla dimensione individuale e personale. Al racconto epico della scoperta dello spazio, come una conquista delle frontiere tra le stelle, Away controbilancia un racconto intimo, emotivo, non sempre del tutto razionale. È come se, dall'immenso, si decidesse di stringere il quadro per poter spiare la proverbiale goccia d'acqua smarrita in mezzo all'oceano. Ogni personaggio viene messo di fronte alle proprie paure, ai segreti che è costretto a mantenere per essere considerato un eroe agli occhi famelici della patria. Il passato riemerge in mezzo a deliri e incubi, come una sorta di personaggio aggiunto, un generale che guarda i personaggi dall'alto in basso e li spinge verso i propri limiti, spingendoli a superarli. E soprattutto è una tecnica narrativa che permette a chi guarda di conoscere i protagonisti della serie senza bisogno di lunghi "spiegoni", facendo sì che il racconto si dipani libero da rallentamenti.
Una terza linea narrativa è quella che riguarda coloro che sono rimasti a terra, soprattutto la famiglia di Emma. La macchina da presa insiste sulle conseguenze all'interno di una famiglia il cui nucleo è partito per cambiare la storia dell'umanità: ecco allora che vediamo Matt e Lex cercare di costruirsi una nuova quotidianità. Una routine che viene messa alla prova non solo dai problemi che succedono a Emma all'interno dell'Atlas, ma anche dai colpi mancini della vita, che obbligano i due personaggi ad affrontare altri tipi di battaglia. Forse questa storyline è quella più debole di Away, soprattutto per quel che riguarda il personaggio di Lex. I suoi drammi adolescenziali, con i quali cerca di reagire al difficile periodo che sta vivendo, sono la parte meno interessante della serie, quella che forse rallenta un ritmo altrimenti perfetto.