As Bestas, recensione del thriller cupo e silenzioso di Rodrigo Sorogoyen
'As Bestast' è un thriller sui generis, che racconta attraverso silenzi e angoli bui, una terra di confine che è anche la frontiera tra ciò che è umano e ciò che è bestiale
di Erika Pomella / 12.04.2023 Voto: 7/10
Arriverà il 13 aprile al cinema con Movie Inspired As Bestas, nuovo film di Rodrigo Sorogoyen, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes, prima di entrare in vari circuiti festivalieri, raggiungendo infine la sala cinematografica. Scritto da Isabel Peña, insieme al già citato Rodrigo Sorogoyen, As Bestas – La terra della discordia racconta la storia di Vincent (Denis Menochet) e Olga (Marina Foïs) una coppia di mezza età, francese, che si trasferisce nella campagna galiziana, in una frontiera che non è marcata nel territorio ma nello sguardo sospettoso degli autoctoni. Con l'ambizione di riabilitare case a un passo dal collasso ed entrare più in contatto con una natura capace di sfamarli e di dar loro tutto ciò di cui hanno bisogno, Vincent e Olga si scontrano con il malessere della gente del posto, in particolar modo con quello dei suoi vicini, Xan (Luis Zahera) e Lorenzo (Diego Anido). La xenofobia che serpeggia in questo piccolo appezzamento di terra esplode quando gli ultimi arrivati mettono un veto a un progetto eolico, che porterà allo scoppio di una violenza inaudita, soprattutto quando il rifiuto si trasforma in una condanna per Xan, che vede crollare il suo proposito di abbandonare la campagna e la tristezza che essa porta con sé.
As Bestas, coi suoi centotrentasette minuti di durata, è un film che si prende il suo tempo e che appare davanti agli occhi dello spettatore come una lentissima danza intorno a una minaccia invisibile, ma che sembra poter essere percepita al limite del quadro. L'inizio della pellicola, infatti, è un inizio volto al disvelamento, che pian piano aumenta il peso di una violenza prima psicologica e poi fisica, che cresce così piano che lo spettatore quasi non si accorge come abbia fatto ad arrivare da un punto A al punto B. Eppure la potenza di As Bestas sta proprio in questo senso di attesa sospeso, in questa consapevolezza che qualcosa si sta preparando all'orizzonte, anche se non è ancora visibile. Tra il sogno contadino dei protagonisti e il bosco malvagio in cui vivono Zan e Lorenzo, c'è un girone infernale che non prevede sconti e forse non prevede dei veri vincitori, ma solo degli spettri di un'umanità sempre più alla deriva, incapace di trovare un posto in cui sentirsi al sicuro, in cui sentirsi a proprio agio. La tensione è costruita con molta cura dei dettagli e anche se alcune parti del film rischiano di essere percepite troppo lente o dialogate da parte di un pubblico abituato alla corsa all'azione, tutto in As Bestas sembra esistere proprio per restituire questo senso angosciante di buio che avanza.
Inoltre As Bestas è una pellicola che non è così facile da catalogare, perché sotto questa natura sinistra e inquietante si nasconde anche il cuore dei protagonisti, coi loro sogni distrutti e la loro avidità. Dietro una xenofobia che il regista mette in scena con un'attualità disarmante, c'è in realtà il ritratto cupo di personaggi sconfitti, di uomini arrabbiati col destino o di coppie che resistono anche quando sarebbe molto più facile lasciarsi andare e scomparire con la marea. Si tratta di un film fatto di svolte, ma che non sono mai dei veri e propri colpi di scena, quanto la messa in scena di quei cambi di gioco che il destino a volte si diverte a mettere sulla strada degli esseri umani. Allo stesso tempo, però, As Bestas è una pellicola fatta di silenzi (forse un po' troppo) prolungati, di angoli bui in cui si annida quel non detto che potrebbe però far calare l'attenzione dello spettatore. Un film non per tutti, quindi, ma che di sicuro ha cose importanti da dire per chi è disposto a stare ad ascoltare.