Amsterdam, recensione del film di David O.Russell dal cast stellare
Il regista americano ritorna dopo sette anni di assenza con un film ambizioso che unisce alla ricostruzione storica il thriller politico, mescolando dramma e commedia, con un cast ricco di nomi importanti, per un risultato interessante anche se non pienamente soddisfacente.
di Matilde Capozio / 25.10.2022 Voto: 6/10
Dopo l'anteprima italiana alla Festa del cinema di Roma, arriva nelle nostre sale Amsterdam, nuovo film scritto e diretto da David O. Russell.
La storia si apre nella New York del 1933, dove Burt Berendsen (Christian Bale) è un medico tornato pesantemente ferito dalla prima guerra mondiale, che adesso si dedica principalmente alle cure di veterani come lui e a sperimentare (su se stesso) nuovi medicinali e trattamenti; un giorno viene contattato dal suo amico Harold Woodsman (John David Washington), avvocato afroamericano conosciuto proprio sotto le armi in Francia, perché lo aiuti a indagare sulla morte, ritenuta sospetta, del loro ex generale. Ben presto i due amici si ritrovano coinvolti in un intrigo che li porterà a ritrovare una loro vecchia conoscenza, Valerie (Margot Robbie), l'infermiera che li aveva curati in guerra e con la quale il rapporto si era poi consolidato durante la permanenza nella città che dà il titolo al film.
Il film vede il ritorno sul grande schermo, a sette anni da Joy con Jennifer Lawrence, di un autore dal percorso professionale altalenante, i cui lavori sono solitamente caratterizzati dalla commistione dei generi, spesso in bilico tra le sue radici indie e un cinema più mainstream, e dalla capacità di radunare un cast di grandi nomi.
Questo vale anche nel caso di Amsterdam, che con una scritta in apertura informa subito lo spettatore che "molto di quel che sta per vedere è realmente accaduto": la storia prende ispirazione da una vera congiura politica, nota come Business Plot, attorno a cui sviluppa una trama che fonde il dramma e la commedia, il noir e il thriller politico, dando vita a un racconto ingarbugliato, spesso caotico, che riempie gli occhi e la mente di personaggi, situazioni, dialoghi, immagini e suoni.
Si tratta infatti di uno di quei film in cui c'è un mistero da risolvere, e quindi accompagniamo i protagonisti nella loro ricerca della verità in attesa della gran risoluzione finale, ma il percorso è talmente costellato di divagazioni che diventano esse stesse il cuore della pellicola: è una storia la cui forma è imprescindibile dal contenuto, in cui ritmo e tono sono dettati anche dal montaggio, e nella quale l'elemento visivo gioca un ruolo importantissimo.
Amsterdam infatti ha un approccio eccentrico e sopra le righe, tanto minuzioso nei dettagli quanto spesso stilizzato, che in parte procede con un collage di momenti che racchiudono in sé intere storie, personaggi compresi: viene alla mente qualche affinità con lo stile quasi cartoonesco del cinema di Wes Anderson, anch'esso caratterizzato abitualmente da una miriade di attori, anche molto noti, che compaiono anche solo per poche pose. Il film di Russell infatti schiera una parata di nomi prestigiosi per cui, da una scena all'altra, il pubblico si divertirà a riconoscere volti familiari, in un cast molto eterogeneo: oltre ai già citati interpreti, anche Robert De Niro (ormai uno degli attori feticcio del regista), Chris Rock, Zoe Saldana, Taylor Swift, Mike Myers, Michael Shannon, Matthias Schoenaerts e altri ancora, con una menzione particolare alla coppia Rami Malek-Anya Taylor-Joy. Per quanto riguarda il trio centrale, invece, Washington ha un ruolo stranamente poco definito per essere uno dei protagonisti, più sostanziosa la parte della Robbie però sempre un po' trattenuta (una Robbie un po' troppo trattenuta in una parte almeno sulla carta più sostanziosa), e a prevalere è dunque il personaggio di un Bale qui in veste insolitamente (per lui) comica, capelli scarmigliati e un occhio di vetro che ogni tanto salta a terra costringendolo carponi a tastare pavimenti e marciapiedi.
Fra i tanti temi toccati dalla sceneggiatura, spicca il monito sul pericolo dell'ascesa di regimi totalitari (che invita a paragoni con il presente) e, per estensione, il racconto di come la Storia sia fatta anche da quelle persone che, pur restando ai margini della società, possono unire le forze per dare il proprio contributo a rendere il mondo, per quanto possibile, un posto migliore, più aperto e tollerante.
Amsterdam è quindi un film ambizioso, la cui ricchezza narrativa viene in parte annacquata in un esercizio di stile, con una trama che a tratti rischia di confondere o perdere l'attenzione dello spettatore; tutto questo è messo in scena con una ricostruzione storica curata e accattivante, dalla fotografia sui toni del seppia del tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki, scene e costumi, fino alle musiche di Daniel Pemberton a fare da marcato commento sonoro alle immagini.