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American Horror Story: Delicate – 1a parte, la recensione della serie con Emma Roberts

La serie horror antologica ideata da Ryan Murphy arriva alla sua dodicesima stagione, che sarà suddivisa in due parti e che vede protagonista Emma Roberts, attrice di successo alle prese con una gravidanza dai risvolti inaspettati.

American Horror Story, la serie horror antologica ideata da Ryan Murphy e Brad Falchuk, è giunta alla sua dodicesima stagione, questa sottotitolata “Delicate“; è la prima volta, però, in cui a fare da showrunner non è lo stesso Murphy e in cui la storia è la trasposizione di un testo letterario: gli episodi infatti sono stati sceneggiati da Halley Feiffer, attrice (Il calamaro e la balena, Mildred Pierce) e drammaturga, basandosi sul libro Delicate condition scritto da Danielle Valentine, con una messa in onda suddivisa in due parti; in questa recensione ci occuperemo dei cinque episodi in arrivo su Disney+ dal 29 novembre, mentre la seconda metà è attesa per il 2024.

La protagonista di American Horror Story: Delicate è Anna Victoria Alcott (Emma Roberts), un’attrice sulla cresta dell’onda che, insieme al compagno Dex (Matt Czuchry, Una mamma per amica) sta cercando di avere un bambino; la coppia ha deciso di ricorrere alla fecondazione assistita, e Anna è decisa a sottoporsi a tutte le visite e terapie necessarie, quando comincia a notare strani e inspiegabili fenomeni attorno a sé: una donna misteriosa che sembra pedinarla, appuntamenti dal medico che non si svolgono come previsto, una nuova collega del suo fidanzato, e il suo corpo che a volte ha delle reazioni insolite e anche preoccupanti. In un crescendo di angoscia, la protagonista deve cercare di capire chi o cosa sta provocando questi eventi e se la sua vita, e soprattutto quella della sua futura famiglia, possano essere in pericolo.

Una nuova variante sul tema della gravidanza come spunto per una storia horror

Il connubio fra maternità e horror non è nuovo nell’ambito della letteratura, del cinema e della tv: basti pensare, per fare un nome su tutti, a Rosemary’s baby, il romanzo da cui fu tratto l’omonimo film di Roman Polanski (e più di recente anche una miniserie tv); la gravidanza e i cambiamenti interiori ed esteriori di una donna e del suo corpo, la presenza interna di una creatura che al tempo stesso è altro da sé, il riferimento dunque a quei legami ancestrali collegati a una lunga e forte tradizione di leggende, credenze folkloristiche e rituali che spesso hanno la propria radice molto addietro nel tempo, e che si prestano così a storie che sfociano nel paranormale.
Emma Roberts, ormai a suo agio nell’universo di American Horror Story (per cui ha già preso parte alle stagioni Coven, Freak show, Cult, Apocalypse e 1984), qui ha il ruolo del personaggio che, in mezzo a eventi inspiegabili e forse ultraterreni, deve rappresentare l’aspetto più concreto e pratico di chi prova a tenere i piedi per terra tentando disperatamente di cercare motivazioni e risposte razionali ma fatica a farsi credere da chi le sta attorno, che invece sembra sminuire i suoi dubbi e preoccupazioni.
Accanto a lei troviamo volti già noti delle precedenti edizioni di AHS, come Denis O’Hare, Billie Lourd, Dominic Burgess, e Leslie Grossman; tra le new entry invece ci sono Annabelle Dexter-Jones (Succession) Julie White (Transformers, Law & order, Nurse Jackie), la top model e attrice Cara Delevingne e anche Kim Kardashian, scelta (discussa) ma efficace per incarnare Siobhan, l’agente della protagonista, lei stessa che è diventata di fatto, assieme alla sua chiacchieratissima e osservatissima famiglia, praticamente uno dei simboli dell’intrattenimento statunitense, e che qui ritrae con cinismo feroce e tagliente il mondo dello spettacolo, pronunciando le battute più spietate.

Un assaggio dal tocco kitsch, in attesa degli episodi finali

La storia fa un ampio utilizzo di tutti quegli elementi simbolici tipici del genere horror, dai dettagli che riguardano il corpo umano, con emorragie di sangue, misteriosi segni e cicatrici che non vogliono andar via dalla pelle, a presagi che coinvolgono il mondo animale, fino ai riferimenti a sortilegi antichi e simboli dell’occulto, il tutto accompagnato dallo stile abitualmente kitsch che ha contraddistinto negli anni tante delle produzioni di Murphy, e che qui si esprime anche nella raffigurazione degli interni lussuosi e patinati entro i quali si muovono i personaggi.
Questi primi episodi sono sufficienti a lanciare l’esca della curiosità, seppure con qualche ripetizione e lentezza, ma bisognerà inevitabilmente aspettare la seconda parte per poter vedere se l’attesa sarà ripagata con uno sviluppo e un finale convincenti e coinvolgenti; si ha l’impressione che alcuni dei personaggi, a partire proprio da Siobhan/Kim Kardashian, abbiano ancora molto da svelare e che avranno un ruolo più consistente nei prossimi episodi, così come sarebbe interessante vedere accentuato l’accostamento tra scenari horror e industria dello spettacolo.

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