Alias Grace (L’Altra Grace), recensione della serie Netflix
Per tutti coloro che hanno amato le vicende narrate in The Handmaid's Tale, Alias Grace è una serie che vede come protagonista la domestica Grace. Nel corso degli episodi la mente di Grace ci fornisce degli indizi volti a cercare di risolvere il mistero che circonda il destino della protagonista.
di redazione / 29.11.2017 Voto: 8/10
Dal romanzo di Margaret Atwood (anche autrice di The Handmaid's Tale), Alias Grace è una nuova trasposizione televisiva che vede come protagonista la giovane Grace, giovane domestica che ha servito numerose famiglie durante la sua vita ma che, dopo un agghiacciante delitto, è costretta a vivere dapprima in un manicomio e successivamente in un carcere subendo continue violenze ma continuando a dichiararsi innocente.
L'intera vicenda si basa sullo studio della psicologia umana e della possibilità che in un solo corpo possano convivere più personalità ma si affrontano anche altri temi inerenti al subconscio come l'amnesia. D'altronde Grace non ricorda minimamente quello che è accaduto nei momenti del delitto mentre il suo "complice" invece sembra essere più che convinto che quella che era vicino a lui durante quegli istanti fosse Grace. Ma è Grace che mente oppure è James McDermott, un tuttofare, che vuole accusarla ingiustamente?
Per risolvere questo mistero e per scagionare la povera Grace da un'ingiusta punizione, il parroco del paese chiama un famoso psichiatra per cercare di decifrare quello che c'è nella mente della ragazza e capire finalmente la verità sui sanguinosi fatti accaduti.
Uno degli aspetti più positivi di questa serie targata Netflix è senz'altro lo studio approfondito di un personaggio tanto complicato come quello di Grace. Il mistero sulla sua vera identità resta tale per tutti i sei episodi ed è proprio per questo fatto che lo spettatore è invogliato ad andare avanti nella visione. Grace entra nella mente e nel cuore di tutte le persone che la circondano e che la incontrano che, affascinate dalle buone maniere e dalle delicatezza dei suoi lineamenti, si fidano quasi subito di lei e ne rimangono folgorati.
Tutti gli episodi partono da un colloquio che Grace tiene con il suo nuovo dottore che, ripercorrendo i fatti precedenti alla sua incarcerazione, cerca di trovare la chiave per scoprire la verità e per analizzare i fatti accaduti. La voce della ragazza ci porta quindi indietro nel tempo e ci fa conoscere il suo personaggio all'apparenza innocente ma che, durante il racconto, sembra ricordare qualcosa di sinistro che però non confessa al dottore. È proprio quel "qualcosa" che ci incuriosisce e che ci inganna. Se da una parte Grace sembra essere innocente, d'altra parte quei ricordi insinuano un continuo sospetto che diventa duplice quando si arriva alla penultima puntata e si scopre qualcosa di veramente inaspettato, "l'altra Grace".
Sarah Gadon interpreta perfettamente questa giovane ragazza e il suo viso pulito sicuramente la aiuta ad impersonare una ragazza come Grace, innocente ma colpevole di nascondere più di un segreto. L'intera serie si basa su un unico protagonista perché, in qualche modo, tutti gli altri personaggi presenti sembrano essere influenzati dalla presenza di Grace. La domestica è l'argomento di cui si parla sempre, anche quando non è fisicamente presente nella scena, ed è forse questa caratteristica di onnipresenza di Grace l'elemento che rende questa serie ancora più interessante e difficile da realizzare.
Se avete amato The Handmaid's Tale e vi incuriosisce l'oscurità della coscienza umana allora non potete farvi sfuggire questa produzione canadese e statunitense targata Netflix.