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L’abominevole sposa, lo speciale di Sherlock al cinema

'The Abominable Bride', il Christmas Special di 'Sherlock', parte dall'età vittoriana per condurre lo spettatore in un labirintico gioco mentale, dove passato e presente si fondano, in una narrazione assolutamente geniale.

Nel 2010, quando Steven Moffat e Mark Gatiss hanno realizzato la serie BBC Sherlock, di certo non immaginavano un successo planetario che avrebbe condotto al 221b di Baker Street milioni di fans, pronti a eleggere il suo proprietario, Benedict Cumberbatch, una vera e propria star dello showbiz.

Da allora sono passati sei anni e tre stagioni sono state realizzate, sempre con l'intento di portare lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle nel ventunesimo secolo, rimanendo però fedeli all'anima del personaggio che lo scrittore aveva creato. Tre stagioni che hanno visto il successo dello show crescere a dismisura, nonostante le tempistiche titaniche di realizzazione – nel momento in cui scriviamo la terza stagione si è conclusa da due anni e, se siamo fortunati, dovremmo aspettarne almeno un altro per vedere la quarta.

Ed è stato soprattutto con la terza stagione che il successo di Sherlock si è cementato in maniera indelebile, tanto da portare i fan sull'orlo di una vera e propria crisi d'astinenza. E forse è stato proprio per placare questa specie di panico dilagante che i Gatiss e Moffat hanno scelto di realizzare uno speciale di Natale, dal titolo The Abominable Bride (l'abominevole sposa), andato in onda il primo gennaio 2016 e che oggi trovate ancora al cinema (in versione doppiata), per un evento reso possibile grazie alla Nexo Digital.

Uno speciale che, proprio come era stato annunciato mesi fa, si dispiegava lungo i confini dell'epoca vittoriana, quella cioè più "consona" allo Sherlock Holmes originale. Una scelta che, forse, all'inizio, ha fatto storcere il naso a qualche fan che, pur felice di rivedere i propri beniamini, era rattristato all'idea di non poter vedere un avanzamento verso la storia originale, soprattutto visto com'era finita la terza stagione (il Did you miss me? più famoso della televisione contemporanea). Ma Gatiss e Moffat non sono di certo gli ultimi arrivati e sono riusciti a creare qualcosa di assolutamente geniale.

The Abominable Bride parte tracciando i movimenti che portano John Watson, soldato di ritorno dalla guerra, e Sherlock Holmes, sociopatico iperattivo, a condividere prima la casa e poi le avventure. La macchina da presa si muove con agilità, portando molto velocemente lo spettatore ad una situazione specchio, in cui ritroviamo gli Sherlock e Watson che conosciamo, sebbene camuffati sotto abiti più antichi. Sherlock è sempre alla ricerca di casi soddisfacenti da risolvere e Watson lo segue da vicino, per poi raccontare tutto sullo Strand, il giornale su cui lo stesso Arthur Conan Doyle pubblicò i suoi romanzi. Il caso che susciterà interesse nel detective di Baker Street è quello di Emilia Ricoletti, una donna vestita da sposa che, dopo aver fatto fuoco sulla folla dal suo balcone, punta la pistola contro se stessa e si fa saltare il cervello. Una scena, questa, che anche al fan più distratto dovrebbe richiamare la morte di un altro personaggio fondamentale della serie, Jim Moriarty. La cosa sorprendente del caso, tuttavia, è che Emilia Ricoletti, morta suicida sotto lo sguardo di molti, sembra essere tornata dalla tomba per continuare la sua opera di uccisione contro mariti violenti e traditori, lasciando messaggi insanguinati. Inizia così per Sherlock un viaggio contro la superstizione e il cieco terrore, alla ricerca di quella spiegazione logica che potrebbe spiegare tutto, che potrà riportare in superficie la razionalità di qualche diabolico piano umano. Ma il viaggio di Sherlock è anche un viaggio all'interno di se stesso, nelle profondità di quel suo palazzo mentale in cui nasconde le sue scoperte, le sue vulnerabilità e, persino, le sue emozioni.

Per non rivelare troppo della trama e degli intrecci che si vengono a creare, basterà dire che con questo Christmas Special i due autori, con una struttura narrativa che sembra voler richiamare Inception, hanno creato un racconto che si dispiega su due binari paralleli, che suggerisce moltissimo per tutti coloro che sono pronti a cogliere gli indizi che Sherlock lancia quasi distrattamente all'interno dei suoi lunghi monologhi/spiegazioni. E, in questo senso, la scelta dell'epoca vittoriana, sebbene sia ancora lo sbuffo vanesio di due fan di Conan Doyle, appare non solo spiegata alla perfezione, ma anche necessaria per far avanzare la storia che vedremo (non si sa bene quando) nella quarta stagione. Perchè il caso di Emilia Ricoletti e quello di Jim Moriarty hanno davvero molto in comune, tanto che presente e passato sembrano far cadere i propri confini temporali, per creare un mélange in cui risolvere un caso significa archiviarne un altro. E così nella storia dell'800 troviamo numerosi richiami: la conferma che il piano Leviathan sia stato quello usato da Sherlock per inscenare la sua morte, il richiamo a Barbarossa (nominato da Mycroft nell'episodio The Sign of Three, il secondo della terza stagione) e ovviamente Moriarty, che è sempre presente, anche quando non è nei paraggi, che aleggia nella sceneggiatura come un vero e proprio fantasma pronto a infestare il palazzo mentale del detective, come un virus pericoloso.

Nonostante sia doloroso pensare a quanto dovremmo ancora aspettare perché la quarta stagione veda la luce, dobbiamo riconoscere a Mark Gatiss e Steven Moffat la precisione di un Christmas Special dalla trama che sembra quasi un cubo di Rubik, con molteplici livelli di lettura, intrecci tra passato e presente sempre attenti ai dettagli e ai suggerimenti, creando un legame indissolubile con quanto abbiamo visto in passato e quanto (si spera) vedremo in futuro. L'ora e mezza dello speciale vola via fin troppo velocemente e con tocchi di velato femminismo finisce con l'essere uno spettacolo non solo geniale, ma assolutamente godibile. Uno spettacolo che, se possibile, andrebbe visto in versione originale.

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