7 Uomini a mollo, la recensione
'7 Uomini a Mollo' è un film divertente e scritto benissimo che si fa forte di un cast francofono d'altissimo livello che riesce a rendere giustizia ai dialoghi brillanti scritti dal regista Gilles Lellouche, che confeziona una commedia di riscatto ben inserita nel contesto storico che tutta l'Europa sta vivendo.
di Erika Pomella / 14.12.2018 Voto: 8/10
A sei anni di distanza dal segmento di Gli Infedeli, l'attore francese Gilles Lellouche torna dietro la macchina da presa per dirigere Le Grand Bain, pellicola che in Italia arriverà il 20 Dicembre con il titolo Sette Uomini a Mollo, in cui ritrova il grande amico di sempre Guillaume Canet a guidare un cast francese da applausi continui. Nel film presentato a Cannes, infatti, troviamo anche Mathieu Amalric, Benoit Poelvoorde, Virginie Efira e Leila Bekhti.
La storia è quella di Bertrand (Amalric) che, dopo aver passato due anni senza lavoro, a nutrirsi di antidepressivi per combattere una forte depressione che lo porta a non allontanarsi troppo dal divano, si iscrive a un corso serale di nuoto sincronizzato maschile. La squadra non sembra essere pronta a puntare alcunché, nonostante le sollecitazioni dell'allenatrice Delphine (Efira), ex alcolizzata ed ex atleta che cerca di dare il meglio di sé per far vedere alla sua ex partner di nuoto Amanda (Leila Bekhti) che è ancora brava nel suo lavoro. Della squadra fanno parte Marcus (Poelvoorde), imbroglione da strapazzo, Simon (Jean-Hughes Anglade), un musicista che pensa di essere un incompreso, Laurent (Canet) che ha problemi con il figlio e tantissima rabbia repressa e Thierry (Philippe Katerine), un uomo che sembra non essere poi cresciuto del tutto. Gli allenamenti di nuoto, ben presto, si trasformano in un'occasione di confrontarsi e cercare di superare i propri demoni. Finché la possibilità di partecipare ai campionati mondiali di nuoto sincronizzato maschile non da a tutti questi uomini spezzati qualcosa in cui sperare.
Il film di Gilles Lellouche è stato spesso paragonato, soprattutto per gli intenti narrativi, all'ormai iconico Full Monty, che si incentrava su un gruppo di uomini altrettanto disperativi che cercavano un modo di riappropriarsi della propria identità e della propria autostima facendo degli spettacoli da spogliarelli. Qui, invece, ci troviamod avanti a uomini che sembrano non avere più alcuno scopo nella vita: da precari trentenni che non riescono neanche ad ottenere un mutuo per comprarsi una casa, a uomini di mezza età che sono alle soglie dell'ennesimo fallimento della propria attività. Da uomini con famiglie distrutte e figli assenti, ad altri che possono fare affidamento solo sulla lealtà della moglie, contro l'avanzata di un mondo che sembra divertirsi a buttarli giù. I dialoghi, scritti dallo stesso regista, sono dialoghi di uomini (e donne) che non hanno più niente e che, paradossalmente, cercano di tenersi a galla attraverso allenamenti di nuoto.
Gilles Lellouche prende gli archetipi della narrazione incentrata sulla redenzione e il riscatto, prendendo un gruppo di disagiati e mettendoli al centro di un racconto che pur non mirando alle stelle, costruisce intorno ai protagonisti un percorso di possibilità che permette allo spettatore di entrare in empatia con loro, di divertirsi guardando i loro tentativi (letterali!) di rimanere a galla, sperando insieme a loro che tutto, almeno per una volta, possa andare per il verso giusto, senza alcun inciampo da parte del destino avverso. Punto forte di questa operazione è, d'altra parte, proprio la sceneggiatura. La scrittura che sta alla base di 7 Uomini a Mollo è una scrittura brillante, che fa divertire e fa ridere, ma che non rinuncia nemmeno ad una grande consapevolezza dell'epoca e delle problematiche della società in cui il film si inserisce: dalle problematiche legate al precariato, passando per la difficoltà dei rapporti umani, senza rinunciare a quel sottile e serpeggiante patriottismo transalpino che può trasformarsi anche in scherzo e parodia quando, durante la gara, viene sottolineato come nessuno, al mondo, ami i francesi. Dichiarazione, questa, che gioca sul luogo comune secondo cui i francesi siano i più snob e i più antipatici di Europa e che Gilles Lellouche ribalta, dimostrando invece il contrario.
Un film piacevole e divertente, che è ben più profondo di come potrebbe apparire ad una prima occhiata e che si fa forte di una colonna sonora molto coinvolgente, 7 Uomini a Mollo scorre sullo schermo con una leggerezza intelligente che impedisce allo spettatore di avvertre la pesantezza delle quasi due ore di durata. Anzi, quando alla fine i titoli di coda appaiono sullo schermo si ha come la sensazione che il film sia finito troppo presto, quasi avesse avuto il potere di accartocciare il tempo.