In attesa dell’uscita nelle sale italiane del film il 7 settembre 2011 vi proponiamo l’intervista esclusiva rilasciata da Sibylle Righetti in merito all’evento “Questa storia qua“, il percorso musicale e artistico di Vasco Rossi raccontato attraverso la sua voce e un ricco e inedito materiale di repertorio. Con Questa storia qua Righetti firma il suo primo lungometraggio.
Sibylle Righetti è nata a Pordenone. Laureata in Filosofia del Linguaggio allUniversità Ca Foscari di Venezia, dal 2002 al 2006 collabora con la Swan Film Europe come soggettista e assistente alla regia in ambito pubblicitario e successivamente cinematografico e documentaristico.
Come e’ nata l’idea del progetto?
L’idea è nata tre anni fa. Mio padre è di Zocca e conosco da sempre i luoghi e gli affetti di Vasco perché sono anche i miei. Desideravo raccontare quel mondo, quella collettività.
Tre erano le cose che avevo in mente: la voce di Vasco, quel paese e i legami. La prima volta che ho parlato a Vasco del progetto è stato via skype. Io ero a Londra e già da un po’ pensavo all’idea di questo documentario. Sapevo che per lui sarebbe stato molto difficile parlare delle sue radici ma ho perseverato. Ed è proprio la conoscenza di Zocca, degli amici di Vasco, la condivisione di parte dei suoi stessi affetti e l’essere parte di quella comunità che ha reso possibile questo film. Condividevo con Vasco non solo il luogo di appartenenza ma anche il fatto di riconoscere in quel piccolo paese un elemento di grande valore e forza. Non si trattava di fare un omaggio a Vasco e al suo mito, ma di raccontarlo in un modo onesto e sincero come le sue canzoni.
Vasco ha accettato subito?
Sì, e con nostra grande gioia, senza esitazioni.
Il simbolo di Zocca è la fenice rinascente, non a caso il motto del paese è POST FATA RESURGO. Il nostro progetto in qualche modo partiva da lì, Vasco si è stupito ed era molto contento avessimo ripreso un concetto che ben esprimeva lo spirito indomito della sua terra. Vasco è molto fiero delle sue origini. Credo si riconosca in quel piccolo paese di provincia, popolato di persone un po’ anarchiche ma generose, a volte dure ma piene di gioia di vivere. Ha espresso nelle sue canzoni proprio alcuni dei tratti della sua terra: la voglia di libertà e la forza di dire sempre quello che si pensa, insomma l?essere autentici. Zocca è sempre stato un posto un po? magico, un posto in cui si può sognare.
La nostalgia e l’affezione ai luoghi che emerge in modo molto netto nel film è sorprendente rispetto al sentimento di ribellione che, almeno nell’immaginario collettivo, attribuiamo a Vasco…
Ciò che fa la differenza nelle canzoni di Vasco, nel suo modo di vivere la musica, è l?autenticità. Non ci sono compromessi: quello che Vasco racconta nelle sue canzoni è quello che ha vissuto, provato, sentito. In questo senso nostalgia e ribellione sono la stessa cosa: è la nostalgia per la libertà che ci rende ribelli, è la nostalgia del passato che ci spinge a vedere il futuro, ad immaginarlo, sognarlo e realizzarlo. In questo senso nostalgia e ribellione sono inscindibili.
Le persone che appaiono nel film sono gli amici del passato di Vasco. Molti di loro sono del tutto sconosciuti…
Sono sconosciuti ma sono gli amici di una vita, quelli che conoscono Vasco sin dall?infanzia. Sono quelli con cui gioca a tressette al bar, quelli con cui da ragazzo ha iniziato l?avventura della radio. Coinvolgerli è stata la cosa più difficile, lontani come sono dal mondo di “Vasco Rossi rockstar”. In un certo senso, paradossalmente, volevamo che fossero protagonisti del film più di quanto non lo sia lo stesso Vasco. Loro ci hanno raccontato il senso di quella collettività, di quel luogo.
Vasco è stato coinvolto nella scrittura del film?
Una volta pronta la prima stesura, gliel?abbiamo portata a Zocca e chiaramente ne abbiamo parlato con lui. La prima versione era sostanzialmente il racconto di un paese, poiché questa è sempre stata l?idea di base. Abbiamo parlato con lui per giorni, ci ha regalato molto tempo. La sceneggiatura è nata da lì, dai sui racconti, dai suoi ricordi.
Ci sono cose che arrivano dall’archivio privato di Vasco?
Sua madre, all?inizio un po’ diffidente, alla fine ci ha dato un grande aiuto e con generosità e fiducia ci ha aperto gli album di famiglia e ci ha regalato i suoi ricordi.
Come è nata l’idea di non far mai vedere Vasco nel film?
A differenza di molti altri, Vasco non ama apparire e inoltre la voce di Vasco è indubbiamente riconoscibile. Tornando indietro nella memoria, il primo ricordo che ho di lui è la proprio la sua voce. Non va poi dimenticato che in fondo la prima grande passione di Vasco è stata la radio. Era per noi quindi l?elemento più forte.
Sempre in relazione al film, è disponibile l’intervista rilasciata dal regista Alessandro Paris.
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