Quello Che è - Nuove storie italiane [credit: courtesy of LaF]
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Quello Che è – Nuove storie italiane su LaF racconta senza stereotipi l’Italia multiculturale e pluridentitaria


La TV di Feltrinelli racconta senza stereotipi l'Italia multiculturale e pluridentitaria attraverso le voci di personaggi famosi e persone comuni, con percorsi personali, professionali e origini diverse ma tutti accomunati dall'essere protagonisti di nuove storie italiane. 

Lunedì 2 novmbre in prima serata alle ore 21.10 su laF va in onda la sesta ed ultima puntata di "Quello Che è – Nuove storie italiane", la produzione originale laF – la TV di Feltrinelli con Antonio Dikele Distefano che racconta senza stereotipi l'Italia multiculturale e pluridentitaria attraverso le voci di personaggi famosi e persone comuni, con percorsi personali, professionali e origini diverse ma tutti accomunati dall'essere protagonisti di nuove storie italiane

L'ultimo appuntamento approfondisce il mondo dello sport con la storia del giocatore della Nazionale Italiana di rugby Maxime Mbanda, nato in Italia da padre congolese e madre campana, con il quale Dikele parla di coraggio, di famiglia e dei concetti di perdita e vittoria: "Essere un vincente vuol dire riuscire a raggiungere degli obiettivi che ti sei posto, sia a livello personale che a livello di squadra. Vincere è bellissimo però penso che anche perdere sia importante, perché dalle sconfitte puoi imparare dove hai sbagliato, capire i tuoi errori". Dopo aver praticato nuoto da bambino, Maxime sceglie di dedicarsi al rugby per poter vivere quella dimensione di condivisione e collettività tipica degli sport di squadra, che durante i mesi più duri della pandemia l'ha portato a mettersi in prima linea e diventare volontario nella Croce Gialla per dare il suo contributo al Paese. Una scelta per il quale è stato da poco insignito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere al Merito della Repubblica come esempio e modello per le nuove generazioni di giovani sportivi: "Giorno dopo giorno si possono fare delle cose per migliorare la nostra vita e quella delle altre persone. Devi sempre cercare di dare il meglio di te".

L'importanza del supporto di una squadra emerge anche dal racconto del giovane campione italiano di tuffi Eduard Timbretti Gugiu: "In questo sport la squadra gioca un ruolo fondamentale perché, anche se è uno sport individuale, c'è bisogno di fare questo percorso con qualcuno che ti sta affianco". Nato a Cuneo da genitori rumeni, Eduard inizia fin da bambino a frequentare la piscina seguendo le orme del fratello nuotatore: il suo sogno è stato reso possibile soprattutto grazie all'aiuto di suo padre che, fin dai primi tempi, ha sempre affrontato lunghe trasferte per permettere al figlio di allenarsi. Le vittorie di Eduard sono state ostacolate per lungo tempo dalla mancanza della cittadinanza italiana, fino allo scorso anno quando, finalmente, è diventato cittadino italiano ed ha potuto vedere riconosciuti ufficialmente tutti i suoi titoli.     

Il racconto del mondo dello sport si arricchisce con la storia dell'atleta Najla Aqdeir per la quale lo sport è stato soprattutto uno strumento di libertà: nata da padre libico e madre marocchina, si trasferisce da bambina in Italia e a scuola scopre la corsa, che diventerà la sua più grande passione. Si trova però a dover fare i conti con le tradizioni della cultura dei suoi genitori: grazie al suo allenatore riesce a fuggire da un matrimonio combinato, pagando però il prezzo di essere disconosciuta dalla famiglia e dalla Libia e dover chiedere asilo politico per poter rimanere nel Paese dove è cresciuta. "L'ostacolo è ciò che mi porta a correre. Corro non per 'saltare' l'ostacolo, bensì per affrontarlo e superarlo" e per Najla, oggi, l'ostacolo più grande è la mancanza della cittadinanza italiana nonostante i 10 anni trascorsi dal suo arrivo. Non perde comunque la voglia di trasmettere la sua felicità che condivide attraverso attività di volontariato con ragazzi con problemi psichiatrici, disabili e tossicodipendenti; ha creato inoltre il progetto Flying Girls Milano, una crew tutta al femminile di giovani sportive che parlano di grinta, passione, resilienza ed entusiasmo per il futuro.

Quello Che è - Nuove storie italiane - Eduard Timbretti Gugiu [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Eduard Timbretti Gugiu [credit: courtesy of LaF]

Quello Che è - Nuove storie italiane - Maxine Mbandà [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Maxine Mbandà [credit: courtesy of LaF]

Quello Che è - Nuove storie italiane - Najla Aqdeir [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Najla Aqdeir [credit: courtesy of LaF]

Nel quinto appuntamento  di "Quello Che è – Nuove storie italiane", andato in onda lunedì 26 ottobre in prima serata alle ore 21.10 su laF e dedicato al mondo dello spettacolo, Antonio Dikele Distefano ha incontrato e intervistato l'attore di "Skam Italia" Mehdi Meskar, cresciuto nella provincia di Treviso da genitori marocchini, che oggi, nonostante la sua giovane età, vanta un successo a livello internazionale. I due hanno dialogato dell'essere giovani, delle proprie origini diverse e del significato del termine normalità: "La normalità di cui parlo è quella normalità in cui non sei visto come un'eccezione che è 'meno'… forse la vera normalità è essere visti soltanto come delle persone; credo che ancora sia molto dura, ma ci arriveremo piano piano". Lo sa bene l'attore che, da bambino, ha conosciuto le difficoltà legate alla sua "diversità", motivo per il quale ha sempre cercato di nascondere agli altri le sue origini, decidendo infine di trasferirsi a Parigi. Nella metropoli francese Mehdi ha trovato l'inclusività che ha sempre cercato e con coraggio, istinto e impegno ha costruito il proprio cambiamento: il sogno di diventare attore, nato come bisogno di essere riconosciuto talentuoso, oggi è la spinta che lo induce a credere sempre in sé stesso e ad accogliere l'insegnamento del padre artista secondo il quale l'arte e la cultura sono il mezzo per cambiare il mondo.

Lo spettacolo fa da sempre parte della vita della torinese Jennifer Caodaglio, una ragazza di origini guadalupe da parte di madre, cresciuta tra i backstage delle sfilate di moda organizzate dall'agenzia dei suoi genitori, nella quale oggi è collaboratrice. Durante l'infanzia anche per Jennifer la sua "diversità" ha rappresentato un'iniziale difficoltà nel rapporto con i coetanei, ma grazie alla sua passione per la danza, mondo più libero da discriminazioni e che la lega fortemente alle sue origini caraibiche, è riuscita ad abbattere i preconcetti e ad avvicinarsi a quelle che sono poi diventate le amiche di una vita.

Nata a Brescia da padre giapponese e mamma italiana, la stand up comedian Yoko Yamada ha trovato invece nella sua comicità lo strumento per abbattere gli stereotipi e i luoghi comuni, pur non avendo mai avuto difficoltà per le sue diverse radici: si sente infatti una "ragazza di seconda generazione di Serie A", perché le sue origini per metà nipponiche hanno sempre suscitato stupore e ammirazione nelle persone. La sua vera battaglia è invece legata al suo orientamento sessuale dato che, da ragazza omossessuale, ha sempre sentito la mancanza di modelli di riferimento LGBT, un'esigenza che l'ha spinta a portare questi temi nei suoi spettacoli, con grande ironia. Ma cosa vuol dire essere "normali" per Yoko? "Non vuol dire assolutamente niente, la normalità non esiste… in nessun contesto".  

Quello Che è - Nuove storie italiane - Medhi Meskar [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Medhi Meskar [credit: courtesy of LaF]

Quello Che è - Nuove storie italiane - Yomo Yamada [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Yomo Yamada [credit: courtesy of LaF]

Quello Che è - Nuove storie italiane - Jennyfer Caodaglio [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Jennyfer Caodaglio [credit: courtesy of LaF]

Il terzo appuntamento di "Quello Che è – Nuove storie italiane", trasmesso Lunedì 12 ottobre in prima serata alle ore 21.10 su laF, ha esplorato il mondo della cultura nei suoi diversi linguaggi, partendo dall'intervista di Antonio Dikele Distefano con la scrittrice Espérance Hakuzwimana Ripanti, nata in Ruanda ed arrivata da bambina in Italia come rifugiata politica, dove è stata adottata da una famiglia della provincia di Brescia. Dal dialogo sono emersi subito diversi punti in comune tra i due giovani autori, in primo luogo la scrittura come urgenza espressiva e l'amore per la lingua italiana, come base per l'integrazione, la formazione della propria identità e la comprensione dell'altro. "La prima lingua che ho ascoltato in Italia è stato il dialetto bresciano e mi sono attaccata profondamente alla lingua. Non posso abbandonare l'italiano perché è il mezzo di comunicazione più importante per me. La parola mi ha permesso di 'diventare' e mi ha permesso anche di capire tante cose", ha raccontato la scrittrice. Ad accomunare i due scrittori anche il fatto di essere entrambi italiani di colore, seppur con provenienze e storie molto diverse. "Quando si parla di razzismo si è convinti che basti essere neri per saperne di razzismo, e invece no, non può bastare." e per Espérance, autrice del libro "E poi basta. Manifesto di una donna nera", questo passo avanti può essere fatto solo con la cultura, diffondendola soprattutto tra le nuove generazioni.

Questo concetto è alla base anche del lavoro quotidiano di Elvira Bajrami, arrivata in Italia da piccolissima fuggendo con la sua famiglia dalla guerra dei Balcani, oggi maestra in una scuola montessoriana ad Assisi dove può trasmettere ai bambini la sua passione viscerale per l'italiano, la grammatica e la letteratura italiana. "Il fatto che io sia straniera mi fa molto ridere, perché non mi sento straniera, né le persone che ruotano nel mio mondo mi percepiscono così. Però la gente tende a identificare le mie radici con il luogo in cui sono nata" dice Elvira, che non rinnega la sua origine serba, ma sente che le sue radici sono totalmente italiane.

Se l'importanza delle parole accomuna le storie di Espérance e Elvira, c'è chi sceglie il linguaggio delle immagini per raccontare se stesso e il mondo che lo circonda, come Takoua Ben Mahamed, una fumettista professionista, arrivata a Roma da piccola scappando dalla dittatura in Tunisia, che ha creato un personaggio che porta il velo proprio come lei: "Volevo raccontare tutto ciò che è normale perché sembra che una ragazza con il velo sia un qualcosa di sempre molto lontano, che magari non ha niente in comune con il resto della società". Takoua racconta a Dikele che prima di ogni altra cosa lei è un'artista, solo in secondo luogo è una ragazza che per la sua religione porta il velo. Nonostante i pregiudizi a cui questa scelta personale l'ha spesso esposta, però, non ha mai rinnegato le sue radici e la sua religione, ritenendo che tutti gli episodi negativi vissuti siano stati utili per la sua esperienza e fonte di grande insegnamento.      

Quello Che è - Nuove storie italiane - Esperance Riparti e Antonio Dikele Distefano  [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Esperance Riparti e Antonio Dikele Distefano [credit: courtesy of LaF]
   

"Quello che è – Nuove storie italiane" con Antonio Dikele Distefano è una produzione originale di laF realizzata da Next14 in collaborazione con ActionAid. Capoprogetto Elena Comoglio, regia di Giuseppe Bianchi, Editorial e Brand Advisor Marta Imbrianti; produttore esecutivo Valentina Rizzato; autrice Erika Scandone, regia delle esterne Daniele De Luca, fotografia Flavio Toffoli, progetto grafico Stefano Bulbarello.

Quello Che è - Nuove storie italiane - Elvira Bajrami  [credit: courtesy of LaF]
Quello Che è - Nuove storie italiane - Elvira Bajrami [credit: courtesy of LaF]

"Quello che è – Nuove storie italiane" va in onda ogni lunedì dal 28 settembre 2020 alle 21.10 per 6 settimane su laF (Sky 135) e disponibile on demand su Sky e SkyGo.  Dal 6 Novembre, "Quello che è – Nuove storie italiane" continua anche in audio, disponibile in una nuova versione podcast in esclusiva su Storytel.

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