Quando meno te lo aspetti: intervista a Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri


Intervista fatta a Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri, protagonisti della commedia francese Quando meno te lo aspetti, diretta dalla stessa Agnès Jaoui.

Vi presentiamo l'intervista fatta a Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri, a cura di Claire Vassé, che sono entrambi protagonisti della commedia francese Quando meno te lo aspetti diretta da Agnès Jaoui che arriverà al cinema dal 6 giugno prossimo distribuita da Lucky Red.

Qual è stato il punto di partenza per "Quando meno te lo aspetti"?

Jean-Pierre Bacri: Siamo partiti dal classico finale delle favole: "E vissero tutti felici e contenti, ed ebbero molti bambini". Ma vivere felicemente e avere molti bambini a noi pareva un po' affrettato: c'è tutta una vita da affrontare. Nella realtà cosa succede una volta che hai incontrato la tua principessa o il tuo principe azzurro? Cosa succede dopo che il libro di favole viene chiuso? Volevamo creare delle variazioni sulla coppia, com'è o come diventa, e sull'amore in generale.

Agnès Jaoui: Jean-Pierre ed io lavoriamo sempre nello stesso modo: scegliamo un tema e cerchiamo di approfondirlo. Volevamo esplorare le questioni legate alle credenze comuni, a partire dalle favole. Ci siamo divertiti a giocherellare con tutti i tipi di fede o di credenze, dalle chiacchiere e le superstizioni fino alle reminiscenze delle favole che restano impresse nelle persone, anche inconsapevolmente. L'amore è la cosa in cui la gente crede di più, è una favola che può essere vissuta nel quotidiano praticamente da tutti. Allora abbiamo immaginato dei personaggi che avessero aspetti presi in prestito dalle favole. La prima storia che ci è venuta in mente è stata quella di Sandro e Laura – anche se nella nostra versione Cenerentola è un uomo. E gli altri personaggi sono emersi via via da lì.

Jean-Pierre Bacri: … senza però decidere razionalmente che un certo personaggio viene fuori da una favola precisa e un altro no. La cosa è più complessa e più casuale. Eravamo interessati ai personaggi delle favole che sembravano emergere dal mondo reale: il re ultra-possessivo poteva essere un padre e un capitano d'industria il cui regno è minacciato dalle oscillazioni del sistema capitalistico, la strega poteva essere una donna che non accetta di invecchiare, e così via.

Voi siete credenti o superstiziosi?

Agnès Jaoui: Fondamentalmente siamo molto razionali ma io a volte sono superstiziosa, anche se so che è una cosa ridicola.

Jean-Pierre Bacri: Estremamente razionali, ma il dubbio e la superstizione sanno insinuarsi in ogni cosa. La storia della veggente è capitata a me; è talmente ridicola che posso raccontarla. Quando avevo 14 o 15 anni un tipo – non un veggente, solo un tipo un po' strano – si è offerto di farmi il quadro astrale. Io ho risposto che andava bene. Lui mi ha confessato di conoscere perfino la data della mia morte. Subito ho pensato che fosse una sciocchezza ma mi è rimasto impresso lo stesso.

Agnès Jaoui: Per favore non dire quella data che mi fai innervosire di nuovo!

Ci sono altri elementi personali nel film?

Agnès Jaoui: Certo. Osserviamo sempre quelli che ci circondano; la nostra famiglia, i nostri amici.

Jean-Pierre Bacri: I nostri genitori, fratelli e sorelle, i vicini. E' un argomento di cui ci piace sempre discutere. Ne siamo entrambi affascinati. "Sai cosa ha detto questo o cos'ha detto quell'altro?" ecc. Piccoli aneddoti che sono quasi dei film.

E queste persone si riconoscono nel film?

Entrambi: Mai!

Agnès Jaoui: Ho comunque avvisato la mia amica che ha in parte ispirato il personaggio interpretato da me e, per quanto riguarda la scena in cui Jean-Pierre non vuole dare la buonanotte ai bambini, è una cosa che abbiamo vissuto noi.

Jean-Pierre Bacri: Sì, pensavo fosse una forzatura questo cliché che prevede che si debba dare il bacio della buonanotte ai figli perché è così che fanno nelle serie TV più idiote. Una specie di rituale arbitrario. Sono portato a rifiutare certi rituali, non so bene perché. Quando il mio personaggio dice: "Il paradiso non esiste", penso che stia trasmettendo un sano principio educativo. Sono favorevole ad un po' di ateismo.

Agnès Jaoui: Certo, puoi dire ai tuoi figli che la vita è ingiusta, e poi dir loro anche che papà sta per morire, se è quello che sta succedendo davvero. Questo dipende da cosa vuoi trasmettere loro. Credo che si possa dire la verità, a condizione di riuscire anche a rassicurarli un po'. E questo vale non solo per i bambini, anche gli adulti hanno bisogno di essere rassicurati. Basta pensare ai film hollywoodiani e al loro immancabile happy ending.

E' la prima volta che dirigi dei bambini.

Agnès Jaoui: In passato, quando li osservavamo solo da lontano, non riuscivamo a scrivere sui bambini. Non ci sentivamo né particolarmente coinvolti, né in grado di farlo. Ma siamo cresciuti, abbiamo avuto figli e abbiamo frequentato bambini, per cui qualcosa di loro doveva entrare a far parte dei nostri film; la cosa ci sembrava logica. Volevamo anche parlare delle mancanze dei genitori, in particolare attraverso il personaggio di Pierre.

Si potrebbe dire che il mondo di oggi, con le sue crescenti ineguaglianze, si rivolge alle favole in quanto bugie consolatorie?

Agnès Jaoui: Sì, si potrebbe dire. Gli spot televisivi, le trasmissioni e le riviste che parlano dei divi: sono tutti racconti di favole. Cercano di farci credere che la vita delle persone ricche sia come una favola e poi ci sono le lotterie che in un attimo possono farti diventare milionario, e tutti quei programmi in cui, al tocco di una bacchetta magica, le persone e i loro appartamenti si trasformano e diventano belli, o in cui una perfetta nullità può diventare una persona ricca e famosa.

Le favole descrivono le paure degli adulti: viviamo in un'epoca particolarmente esposta alle ansie e al senso di colpa, in cui dovunque ti volti, vedi recessione e senti parlare della fine del mondo. Ogni volta che accendi la TV o la radio senti parlare del crollo delle borse, del collasso del pianeta… e la cosa peggiore è che è tutta colpa tua. Il risultato è che adesso la gente crede nelle cose più assurde. Devi pur attaccarti a qualcosa quando pensi che potresti morire da un momento all'altro!

Il principe azzurro rappresenta un altro mito che resiste al tempo?

Agnès Jaoui: Sì. Gli schemi presenti nelle favole anche un effetto profondo sulle relazioni d'amore . Io ad esempio, ad un livello inconscio molto profondo, aspettavo il mio principe azzurro. Con questo film ho voluto dire alle ragazzine, o forse alla ragazzina che ero io un tempo: "Non state lì ad aspettare il principe azzurro, esistono altri punti di riferimento, altri modi per essere felici". Tutto quello che ci è stato inculcato sulla fedeltà, sul divorzio come fallimento, è sbagliato. Non esiste un solo modo di amare, ce ne sono migliaia.

Jean-Pierre Bacri: E le cose non sono migliori per il baldo cavaliere. Ciascuno ha la sua croce.

Agnès Jaoui: Ma in generale per un ragazzo è un po' diverso. Se ne sta lì a fumare sigarette con gli amici. Certo, si annoia un po', ma è libero, se ne va in giro, viaggia, mentre la povera principessa se ne sta lì passiva. E' lui ad avere il potere, ed è lui che arriva alla fine sul suo bel cavallo bianco per baciare la ragazza.

Jean-Pierre Bacri: E' vero, è la storia di Penelope che aspetta Ulisse.

Agnès Jaoui: E' davvero il sogno di tutte le ragazzine quello di trovare il principe azzurro e avere bambini, o non è piuttosto un sogno inculcato a forza in anni di educazione a pensarla così? Non è facile liberarsi dei falsi sogni, specialmente quando agiscono in modo subdolo. E' come se l'inconscio collettivo fosse sempre in agguato.

Come avete affrontato la scrittura della sceneggiatura?

Agnès Jaoui: Una fonte di ispirazione per "Quando meno te lo aspetti" è stato "Into the Woods" di Stephen Sondheim, un compositore amato da Resnais che mi ha fatto conoscere le sue opere. Si tratta di un musical meraviglioso, in cui diversi personaggi delle favole si incontrano in un bosco.

Jean-Pierre Bacri: Il contributo che ciascuno di noi ha dato è difficile da individuare. Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme, Agnès era più presa dalla struttura e io mi sono occupato più dei dialoghi.

Agnès Jaoui: Jean-Pierre è particolarmente bravo con i dialoghi.

Agnès, pensi che il tuo modo di dirigere si sia evoluto?

Agnès Jaoui: Sì. Dalla preparazione del film al mix, ho provato un senso di libertà e di creatività come mai prima. Da quando faccio la regista ho imparato che si possono dire molte cose senza usare le parole. Così mi sono divertita con un sacco di sequenze incentrate principalmente sulla musica, come la scena in cui Sandro incontra Laura. La musica occupa il posto che fino ad ora era stato solo delle parole. E il tema del film ha richiesto l'invenzione di una determinata forma, frutto di uno sforzo collettivo. Ogni giorno lo scenografo François Emmanuelli, il primo aiuto Mathieu Vaillant, la costumista Nathalie Raoul e il direttore della fotografia Lubomir Bakchev si presentavano con una nuova idea di cui discutevamo insieme. Cercavano tutti di capire cosa avessi in mente (e la cosa a volte valeva anche per me), per cui abbiamo realizzato questo film insieme.

E' la prima collaborazione con Lubomir Bakchev. Come lo hai scelto?

A. J.: Conoscevo il lavoro che aveva fatto con Julie Delpy e Abdellatif Kechiche e così l'ho incontrato andando a fare un viaggio in Brasile. Lubomir è un tipo tranquillo e sicuro, non va mai nel panico, trova sempre una soluzione per far funzionare le cose, cosa questa particolarmente preziosa, visto che si trattava del primo film per il quale non avevo il budget che la sceneggiatura richiedeva. Abbiamo trasformato questo condizionamento economico in un plus di creatività, e sono stata costretta a immaginare modi diversi per realizzare alcune cose. Come è noto, Lubomir ha inventato un tipo di gru particolare per filmare Didier Sandre che guarda Laura che volteggia nell'aria. Inoltre la mia formazione cinematografica ha comportato la visione di diversi film russi proiettati al cinema Cosmos (che adesso si chiama Arlequin), dove andavo insieme a mio fratello. Ho amato la maggior parte di quei film, e siccome Lubomir viene dalla Bulgaria li conosce tutti. Così abbiamo alcuni punti di riferimento in comune.

Il film trasmette la sensazione di un movimento fluido, che ci culla e che ci accompagna dolcemente da un personaggio all'altro.

A.J: Effettivamente è stato usato molto lo zoom e ci sono molti movimenti di camera. Lubomir è un maestro della camera a mano. Per i miei film precedenti ho sempre diffidato degli effetti visivi forti, ma mi sono liberata di molti preconcetti. Da parte sua, Lubomir non ha per niente un approccio dogmatico.

Mi sono divertita molto anche con il suono. Lo abbiamo amplificato per comunicare l'ansia di un personaggio, e abbiamo eliminato i rumori d'ambiente quando il lupo appare nella foresta in modo che si senta solo la sua voce, e così via.

Questo tipo di film forse richiede questo genere di sperimentazioni e di giocosità.

Agnès Jaoui: Assolutamente si. Mi sono sentita libera dai condizionamenti del realismo, in cui tutto deve combinarsi alla perfezione. E' stato divertente giocare con questi archetipi cercando di mantenere una certa sobrietà. Volevo che ci fossero molti riferimenti alle favole, più o meno nascosti, perfino tra le comparse, le insegne dei bar e i nomi dei personaggi. Credo ce ne siano un centinaio.

Hai avuto dei punti di riferimento particolari?

Agnès Jaoui: Diciamo che abbiamo visto un certo numero di film contenenti l'elemento del fantastico o del meraviglioso, oltre a grandi classici come "Cenerentola", "Pelle d'asino", "La Bella e la Bestia", ecc. Ma anche "Quando volano le cicogne" e alcuni film di Tarkovski.

Sei cambiata anche come attrice. Il tuo modo di recitare è più fluido, hai una maggiore presenza emotiva.

Agnès Jaoui: Forse lavorare come cantante mi ha aiutato a liberarmi di molte paure.

Perché i tuoi film sono sempre delle opere corali. Perché?

Agnès Jaoui: All'inizio questo desiderio è nato dalla nostra esperienza in teatro, in cui non volevamo che nessun attore si annoiasse a morte per ore dietro le quinte prima di dire le sue battute. Così è entrato a far parte di noi. Adesso, quando scriviamo delle storie, non riusciamo a fare a meno di metterci un sacco di personaggi.

Jean-Pierre Bacri: Sì, è come nella vita. Non viviamo mica esclusivamente in coppia! E, soprattutto, amiamo gli attori, perciò vogliamo farne lavorare il maggior numero possibile. E ci piacciono gli attori di teatro, perché sanno cosa significhi lavorare duro.

A. J .: Mi piace vedere facce relativamente sconosciute al cinema. Penso che per la storia funzionino meglio. E se questo li aiuta a far crescere la loro popolarità, allora ci guadagniamo tutti.

Come hai scelto Agathe Bonitzer per la parte di Laura?

Agnès Jaoui: L'avevo vista e apprezzata in "La belle personne" di Christophe Honoré, e poi in "Une bouteille à la mer" di Thierry Binisti, all'epoca in cui stavo facendo gli screen tests. Possiede una bellezza senza tempo, un'eleganza naturale. Volevo che Laura trasmettesse l'arroganza e la superiorità della sua classe sociale. In questo senso lei è anche una principessa. E poi, grazie alla sicurezza che le viene dall'essere giovane, è intollerante riguardo all'infedeltà o alle complessità dei rapporti di coppia e dell'amore. E per una ovvia ragione: non ne sa niente perché non li ha mai vissuti! Laura pensa di essere invulnerabile, proprio come Cappuccetto Rosso quando parte per addentrarsi nel bosco.

E per quanto riguarda la scelta di Arthur Dupont?

Agnès Jaoui: Pensavo fosse perfetto in "Noi, Insieme, Adesso" di Christopher Thompson, ma all'inizio immaginavo Sandro più fragile e meno bello di lui. Fortunatamente Brigitte Moidon, la mia direttrice casting, mi ha incoraggiato a fargli un provino, e durante quel provino ha eliminato qualsiasi dubbio: era perfetto per la parte.

Che mi dici di Nina Meurisse e Clément Roussier?

Agnès Jaoui: Jean-Pierre mi aveva suggerito Nina Meurisse molto tempo prima che iniziassi il casting. L'avevamo vista in "Complices" di Frédéric Mermoud. Era fantastica e il provino lo ha confermato.

Jean-Pierre Bacri: E' un'attrice in grado di recitare con grande semplicità. Ha una grande presenza scenica.

Agnès Jaoui: E per quanto riguarda Clément Roussier, non l'avevo mai visto recitare. E' un'idea che è venuta fuori proprio dal casting. Adoro la sua voce e le sue maniere anticonformiste. Mi sono resa conto solo dopo che tutti questi giovani attori svolgono altre attività oltre a quella di recitare, che sia la musica o lo studio. Sono tutte persone molto impegnate.

Hai scelto Didier Sandre per interpretare il padre di Laura.

Agnès Jaoui: Non avrei potuto immaginare nessun altro al suo posto. Per me lui incarna la classe e il portamento regale di Jean Marais in "Pelle d'asino" e in "La bella e la bestia". Avevo recitato con lui in un dramma di Checov 20 anni fa a Nanterre, ma da allora non avevamo più avuto occasione di incontrarci. Sono rimasta sempre legata a quegli attori che ho conosciuto quando ero una giovane attrice e dai quali ho tratto ispirazione. Lo stesso vale per Dominique Valadié. Lei appartiene ad un universo particolare. E' buffa ma allo stesso tempo perfetta. Viene dalla stessa scuola di Anne Alvaro o Christine Murillo. Riesce a far suo qualsiasi testo e a renderlo vivo.

Jean-Pierre Bacri: E' una di quelle attrici per le quali ci siamo sempre ripromessi di scrivere qualcosa.

Agnès Jaoui: Per quanto riguarda Valérie Crouzet, l'avevo vista in una produzione shakespeariana di Dan Jemmett. Mi piace la sua naturalezza. Ai provini è stata incredibile. Ha subito compreso tutto il testo, e il sottotesto, senza che le fosse stato detto niente.

Jean-Pierre Bacri: Abbiamo fatto solo due ciak. Lei pensava di aver fallito. Ma in effetti erano bastati due ciak perché lei era perfetta. Non cade nello stereotipo della donna sottomessa che aspetta tutta sola con i figli l'arrivo di un nuovo marito e di un nuovo padre.

Agnès Jaoui: E riguardo a Laurent Poitrenaux, che ha la parte del mio ex, mi piace il suo fascino particolare e il suo bizzarro senso dell'umorismo.

Jean-Pierre Bacri: Sì, è un tipo davvero fuori dall'ordinario. Come del resto tutti gli attori di questo film.

Cosa mi dite di Benjamin Biolay nei panni di un lupo della nostra epoca?

Agnès Jaoui: Per me non c'è nessuno più somigliante ad un lupo di lui. Abbiamo lavorato insieme in "L'Art de la Fugue" di Brice Cauvin, ed è lì che ho scoperto le sue capacità di attore e il suo inquietante potere seduttivo. Osa addirittura aggiungere un tocco di garbo femminile, e contemporaneamente ha l'aria sicura di chi sa che cadrai nella sua trappola. Ha un modo di guardarti dritto negli occhi da vero predatore.

C'è anche la matrigna cattiva, interpretata da Béatrice Rosen, che ad un certo punto invecchia tutto d'un colpo.

Agnès Jaoui: E' il risultato di un lavoro al trucco molto complicato realizzato dallo straordinario make-up artist Pierre-Olivier Persin. E' stato difficile perché in alcune sequenze volevo che questa maschera che la invecchia fosse appena visibile, mentre in altre volevo che dimostrasse la sua vera età. Le donne che si sono sottoposte a trattamenti estetici mi fanno questo effetto. Da un lato sembrano più giovani, e dall'altro ti respingono perché hanno qualcosa di inquietante. Ho chiesto a Béatrice di essere sempre molto rigida e trattenuta, come se si fosse appena fatta un'operazione e le facesse ancora un po' male, con la sensazione che la pelle possa staccarsi e aprirsi di nuovo da un momento all'altro.

E per la musica?

Agnès Jaoui: E' stata scritta da Fernando Fiszbein, un compositore che conosco bene perché è anche il direttore musicale del mio gruppo, Le Quintet Official. Non volevo prendermi gioco della musica contemporanea, ma volevo che lo spettatore capisse che è una musica fastidiosa per Laura. I miei punti di riferimento sono stati "Cenerentola" – le musiche dei primi film della Disney erano

incredibilmente belle e ricche – e, come sempre, Stephen Sondheim. A parte "Il Etait un Roi de Thulé" di Gounod nei titoli di testa, Gluck che canto con Canto Allegre, Gil Scott-Heron e Purcell sulla passeggiata degli innamorati alla fine, tutto il resto è stato composto da Fernando, compresa la musica nel nightclub. Pensavo fosse interessante restare per quanto possibile legata al suo tipico stile senza tempo. E' stato interessante lavorare con lui.

Alla fine del film l'epilogo non è quello di una favola tradizionale, ma piuttosto: "E vissero tutti felici e contenti, sbandando spesso…"

Jean-Pierre Bacri: Sì, la vita non è come una favola, ma non importa! L'idealismo si avvicina troppo al populismo. Siamo tutti sullo stesso piano perché in effetti nessuno può evitare che nella vita accadano anche cose brutte e fare in modo che tutto fili sempre liscio. Credere nelle favole è un modo per non credere nella politica. Il progresso consiste nel fare piccoli passi, nel realizzare piccoli miracoli.

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