Willem Dafoe presenta Povere Creature! a Roma


Abbiamo incontrato a Roma Willem Dafoe, interprete del bellissimo 'Povere Creature': ecco quello che ci ha raccontato

Dopo essere stato presentato in anteprima mondiale alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Povere creature! (qui la recensione) è pronto ad arrivare al cinema. Mentre si attende il debutto in sala atteso per il 25 gennaio 2024, il nuovo film di Yorgos Lanthimos è stato presentato a Roma da uno dei suoi interpreti, Willem Dafoe, che nel rinnovato Cinema Barberina ha parlato del suo personaggio e della sua carriera.

Il personaggio di Willem Dafoe in Povere Creature!

Willem Dafoe in Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, scena da trailer
Willem Dafoe in Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, scena da trailer

Sembra che lei abbia un destino con i dei e con i mostri. Dal Gesù tormentato di L’ultima tentazione di Cristo di Scorsese a questo dio sfigurato come il mostro di Frankenstein. Vede delle similitudini tra i due personaggi?

No, per niente. Sono entrambi condizionati dalle situazione in cui si trovano. Stiamo parlando di Dio e Godwin. Sono entrambi personaggi simpatici, ma la similitudine si ferma lì. Almeno per me sono simpatici.

Sono anche molto soli.
Sì.

Lei ha collaborato con grandi autori con delle visioni uniche. Yorgos Lanthimos è uno di questi? Come è stato lavorare con lui?

La regia è molto importante per me. Perché come attore è fondamentale potersi dare e concedere nelle mani di una persona con una visione molto forte. Mi piace molto l’idea di qualcuno che ha questa grande visione e la mette nelle tue mani e te la spiega. E poi tu ti muovi verso quella visione, cercando di farla tua. Di abitarla. Ed è questo che mi piace, soprattutto nel rapporto tra regista e attore. E non è necessario che sia qualcosa che io capisca subito o che mi risulti chiaro, ma deve essere qualcosa che mi viene dato, verso il quale vado e che cerco di prendere e trasformare per dare vita alla vita interiore del personaggio a cui tu cerchi di dare corpo.

Quanto è stato importante costruire in una famiglia di medici?

Forse non è stato così importante, ma sono cresciuto con intorno strumenti medici. Ero abituato a frequentare gli ospedali con mio padre. Quando ero adolescente, lo accompagnavo a fare il giro delle visite, facevo il portiere nelle cliniche di mio padre. Sono stato in mezzo alla malattia, ai tentativi di tornare sani, soprattutto nei miei anni di formazione. E il fatto di interpretare un medico e uno scienziato ha creato una particolare relazione con questo film. Per molte persone l’idea di andare in ospedale o essere malati è qualcosa di spaventoso. Per me è un po’ un ritorno in famiglia. C’è quasi un senso di fiducia.

Vede in questo personaggio qualcosa di spaventoso? Insomma, è uno scienziato che gioca con la vita e con la morte e che dà vita a un altro mostro, perché Bella è una creatura mostruosa.

Sicuramente la storia deve molto alla storia di Frankenstein. Ma c’è una grande differenza. Nella storia di Frankenstein, la Creatura è qualcosa che viene disprezzata dal suo creatore. Godwin crea Bella ma, in definitiva, la ama. Le dà una seconda occasione, dal momento che lei era morta suicida. E così la sta dando anche a se stesso. Il mio personaggio crede molto nella scienza e crede che questo possa essere un modo per avere un’altra vita. La sensazione che si prova è di essere davanti a qualcosa di non ortodosso o etico, ma lui la vede come qualcosa di gentile, entusiasmante, positivo.

Quanto ha penato col trucco?

L’ho fatto in passato e probabilmente lo farò di nuovo. È un grande strumento per un attore lavorare con una maschera. Ti consente, mentre ti viene applicato tutto, di guardarti nello specchio per tre ore, e lì ti vedi scomparire e vedi emergere qualcun altro. Ti offre lo spazio dove provare a sentire altri modi di essere, altri sentimenti. È il nucleo di fare finta, di essere qualcun altro. È comodo? Niente affatto. Ne vale la pena? Assolutamente sì.

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Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, scena da trailer
Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, scena da trailer

Da questo film capiamo che gli uomini sono alla frutta. Secondo lei è vero che gli uomini sono arrivati a questo punto? E secondo lei qual è la salvezza per voi uomini?

Wow. Non credo di avere una risposta per la salvezza degli uomini. Forse ascoltare e avere senso dell’umorismo. Quello che posso sicuramente dire è che c’è tanto umorismo nella rappresentazione che viene fornita degli uomini in questo film. Sono uomini molto oppressivi e sono sicuro che nel vedere questo film molti uomini si riconoscono in questi personaggio. Quello che viene mostrato è la capacità della resistenza delle donne, dal punto di vista sessuale, molto più forte di quanto non sia quella degli uomini. E forse è per questo che gli uomini hanno cercato di tenere le donne in una posizione arretrata, oppressa. Siamo in un momento ora in cui c’è veramente un turbinio e un cambio di posizione delle donne rispetto al rapporto con gli uomini. Quindi onestamente non so nemmeno dirvi se vent’anni fa il film sarebbe stato accolto come è stato accolto oggi. Forse no. Quindi non saprei come salvare gli uomini. Posso provare solo a salvare me stesso. Questo film esprime una liberazione personale attiva ed è qualcosa che noi vediamo attraverso gli occhi di una donna. E non è una cosa che vediamo spesso al cinema.

In questo film c’è un umanesimo profondo e tanto coraggio nella narrazione. Sono due aspetti che prova ancora spesso? Soprattutto col cambio di produzioni, con la presenza delle piattaforme, lei trova che ci siano racconti più convenzionali o c’è ancora spazio per questo tipo di cineasti?

Non lo so. Mi dispiace, è una domanda a cui non so rispondere. È vero che opero in questo settore da tanto tempo, ma è qualcosa che io ho considerato solo dal mio punto di vista. Oltretutto quest’anno sono usciti tanti bei film, alcuni dei quali sono stati finanziati dai servizi streaming. Io sono comunque un convinto sostenitore della visione di un film nella sala, ma non nella grandezza dello schermo, ma per l’impegno messo da una persona che esce di casa, spende dei soldi e decide di vedere un film con degli sconosciuti. Secondo me è qualcosa di molto importante.

Cosa le piace di Roma?

Scusa, questa domanda la faresti a un italiano? No? Eppure io sono italiano. Basta con queste domande. Sono qui. Sono privilegiato, nel poterlo fare. Amo l’Italia, sono felice di essere qui. Non voglio essere maleducato. Mi scuso. Ma sono in Italia da talmente tanti anni che, onestamente, non mi va di parlare di quello che mi piace o non mi piace. Preferisco concentrarmi, soprattutto in un contesto come questo, sul mio lavoro. Perché quello che mi piace o non mi piace dell’Italia è qualcosa che non interessa.

Il rapporto con Emma Stone

Emma Stone in Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, scena da trailer
Emma Stone in Povere Creature! di Yorgos Lanthimos, scena da trailer

Com’è stato il rapporto sul set con Emma Stone?

Lanthimos crea un mondo e tu entri in quel mondo. C’era un testo molto forte, lui non ti dice cosa fare, ti guarda e poi cerca di aggiustare il tiro. Ha già creato il mondo per te, perciò sta a te entrarci e abitarlo. Emma è fantastica, è una performer fantastica. Ha un rapporto speciale con Lanthimos, sono davvero molto vicini. È quasi la sua musa. Perciò noi dovevamo supportare lei, girava tutto intorno a lei. Ed è bellissimo lavorare con lei, perché non è diva, è flessibile, è molto talentuosa. È stato un set molto felice, ci siamo divertiti a stare lì. Lanthimos è molto riservato, non parla molto, ma lui dirige tanto provocandoci, prendendosi quasi gioco di noi.

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