Ready Player One – Le differenze tra film e libro
'Ready Player One' è il nuovo film di Steven Spielberg, attualmente nelle sale e desunto dal romanzo cult di Ernest Cline, 'Player One'. Due volti di una stessa storia che presentano delle grandi differenze: noi ci siamo divertiti a sottolinearne alcune.
di Erika Pomella / 23.04.2018
Per parafrasare Jane Austen e l'incipit di Orgoglio e Pregiudizio, è una realtà universalmente riconosciuta che, quando sul grande schermo approda una trasposizione letteraria, la più grande domanda che viene posta dalla maggior parte degli spettatori non è (solo) sulla qualità dell'opera cinematografica in sé, ma soprattutto sulla sua capacità di rimanere fedele al testo letterario di partenza. Non è per niente fedele al libro, il libro è più bello, Ma mancano delle parti fondamentali sono solo alcune delle frasi che vengono ripetute a più riprese ogni volta che un libro si trasforma in un film da andare a vedere al cinema. La fedeltà dei lettori più esigenti si scontra quasi sempre con l'indole di un regista cinematografico di lasciare il proprio marchio e il proprio stile su un prodotto che viene trasformato in immagini grazie al suo, personalissimo, punto di vista. Cosa succede, allora, quando è un regista tanto amato come Steven Spielberg e portare sul grande schermo un romanzo tanto amato come Ready Player One di Ernest Cline? Il romanzo, che è stato rieditato dalla DeA Planeta in occasione dell'uscita del film, è uno di quei libri in grado di creare un sottosuolo condiviso per lettori e appassionati, uno di quei romanzi, insomma, che ha tutte le carte in tavola per diventare un vero e proprio cult. E, infatti, proprio intorno a questo romanzo si è girato a lungo prima di poterlo effettivamente vedere trasposto al cinema. Ovviamente, come in ogni buona trasposizioni che si rispetti, il pubblico si è diviso in due: da una parte chi si è lasciato irretire dal film senza alcuna pretesa o difesa. Dall'altra i lettori più appassionati del romanzo, che hanno parlato di come il regista abbia snaturato il romanzo di partenza. Perché è ovvio che tra i due media – che già di per sé non dovrebbero essere accomunati troppo, dal momento che utilizzano linguaggi decisamente diversi – hanno operato scelte diverse per raccontare una storia il cui nucleo, naturalmente, è rimasto lo stesso. In questo articolo, allora, andremo ad analizzare insieme alcune delle più importanti differenze che intercorrono tra il film di Spielberg e il romanzo di Cline. Dalla recensione che abbiamo fatto della pellicola spielberghiana non è un mistero che noi rientriamo senza alcun dubbio nella categoria di persone che hanno amato incommensurabilmente il film. Ma la cosa più interessante, forse, è che abbiamo amato moltissimo anche il romanzo di provenienza. E abbiamo amato, soprattutto, il modo in cui questi due oggetti di intrattenimento si sono distanziati l'uno dall'altro. Da questo punto in poi l'articolo conterrà spoiler sia sul film che sul libro, consapevoli che altrimenti sarebbe stato impossibile tessere una rete di differenze. Perciò se ancora non siete andati al cinema a vedere questo piccolo capolavoro di immagini, o non avete ancora letto il geniale romanzo di Ernest Cline, sappiate che avanzate a vostro rischio e pericolo. Ready?
1. WADE WATTS
Naturalmente, quando si legge un libro o si vede un film, la nostra attenzione (per quel che riguarda l'intrattenimento narrativo) si focalizzi subito sul protagonista, l'eroe che ha il compito di veicolare la nostra partecipazione alla storia a cui abbiamo scelto di accedere. Steven Spielberg sceglie, per il suo Wade Watts il giovane Tye Sheridan, attore già visto in film come Joe, The Tree of Life e X-Men: Apocalisse. L'attore presta al film il suo volto ancora giovanile, e il suo corpo allenato. Ma nel libro di Cline, Wade Watts risponde esattamente allo stereotipo del nerd di stampo anni '90, quello che passava tutto il tempo a giocare ai videogiochi. In Player One Wade è un ragazzo obeso, che viene preso di mira dai bulli della scuola, che ha difficoltà a rapportarsi nella vita vera. Un ragazzo profondamente insicuro del suo aspetto, al punto che, ad un passo dal risolvere la terza prova, decide di montare su Oasis – la piattaforma virtuale che fa da base alla storia – una sorta di applicazione che lo obbliga a dimagrire, scandendo i suoi pasti e la sua attività fisica. Discorso simile si può fare anche per Samantha (vale a dire Artemis), che nel libro viene descritta come decisamente "morbida" e paffuta, mentre nel film ci troviamo davanti ad un Olivia Cooke che non potrebbe essere più distante dall'immagine che i lettori hanno avuto di questa eroina.Cline ha fatto di Wade un eroe appartenente al genere dei loser, il che naturalmente gli ha anche permesso di rendere molto più epica la risoluzione della caccia agli egg dentro Oasis. Wade è orfano in entrambi i media, ma se nel film di Spielberg lo vediamo dividere la roulotte con la zia e il compagno di lei, nel libro la situazione della baraccopoli (le famose "cataste") è ancora più piena di povertà, dal momento che Wade racconta che vive con altre quindici persone in uno spazio vitale decisamente ridotto. Nel libro si insiste molto anche sulla povertà del protagonista, quella povertà che non gli consente di abbandonare il pianeta di base (vale a dire Ludos), dove passa la maggior parte del tempo grazie anche al fatto che è su quel pianeta che si trova la scuola che deve frequentare. Perché nel libro di Cline – un romanzo futuristico che poggia moltissimo le basi nella distopia – il sistema scolastico normale ha fallito la sua missione, accettando quindi di "trasferirsi" anch'esso sulla piattaforma di Oasis. E la descrizione di questo universo scolastico e delle regole grazie al quale funziona tanto bene è uno dei passaggi più interessanti del libro, uno di quelli che ti fanno veramente capire la portata della genialità e della potenza immaginativa dell'autore. Infine, Wade vive in Ohio, non a Columbus, metropoli dove si trova la sede principale della IOI. Una scelta, questa, che Spielberg ha cambiato per rendere più fluido il racconto per immagine, mettendo il suo eroe a pochi isolati di distanza dai suoi nemici, invece che in un'altra città.
2. LE TRE PROVE
Il comparto dove Ready Player One ha preso più le distanze rispetto al romanzo di partenza è, senza ombra di dubbio, quello delle tre prove che Wade e i suoi amici devono affrontare per riuscire a raggiungere l'ester egg lasciato da James Halliday all'interno della piattaforma da lui creata. A causa di problematiche legate ai diritti d'autore e cinematografiche e grazie anche all'intento di Spielberg di rendere il film il più immaginifico possibile, sono state apportate grandissime differenze nel viaggio eroistico che Wade deve intraprendere per raggiungere il suo scopo. Nel film, la prima prova consiste in una corsa automobilistica piena di ostacoli che si frappongono tra i gunthers (crasi tra egg e hunters, perciò, letteralmente, cacciatori di uova) e l'obiettivo di raggiungere Central Park, destinazione che viene resa difficile da raggiungere a causa di un arrabbiatissimo King Kong, che distrugge e allontana tutti i veicoli dei partecipanti. Nel libro, invece, la prima prova consiste nel raggiungere una grotta per affrontare una vera e propria sfida à la Dungeons e Dragons, insieme ad una sfida al gioco arcade Joust. La seconda prova, poi, è quella che nel film ha sancito il maggior entusiasmo da parte del pubblico, perché è la sequenza di stampo profondamente cinematografico che si inchina al genio di Stanley Kubrick e al suo famosissimo Shining. Nel libro non c'è niente di neanche lontanamente simile. Anzi. Nel romanzo, la prova che Wade deve affrontare è quella di rapportarsi ad una cultura pop che spazia dal cinema (in questo caso di parla di Blade Runner), di musica (con l'album 2112 dei Rush, di cui si vede un poster nel film di Spielberg) e soprattutto sul gioco per antonomasia degli anni '80, vale a dire Pac-Man. La terza e ultima prova, che si basa anch e soprattutto sulla cooperazione tra gunther, nel romanzo vede Wade destreggiarsi con il gioco Adventure, quello di Tempest e con la "recitazione" del film Monthy Python e il Sacro Graal, che Wade riesce a interpretare non solo grazie alla sua immensa cultura legata alla cultuta pop, ma anche grazie all'aiuto degli amici, che gli lanciano gli aiuti attraverso un auricolare. Nel film, invece, tutto si riduce alla sola sfida di Adventure.
3. LE CITAZIONI E LE AUTOCELEBRAZIONI
Tanto Ready Player One quanto Player One si basano su un terreno colmo zeppo di citazioni. Cercare di elencarle tutte, sia nel film che nel romanzo, è impresa quasi titanica, quindi ci limiteremo qui a stilare una lista delle più importanti. Come abbiamo già detto, Shining di Stanley Kubrick è presente solo nel film, mentre i (molti) riferimenti a Wargames – giochi di guerra sono esclusivamente nel romanzo. Questo presumibilmente per via dei limiti legali legati al diritto d'autore e al copyright. Nella battaglia finale del film, poi, abbiamo una scena in cui Helen guida Il gigante di ferro, mentre nel libro c'è Leopardon, un robot che era apparso in una versione giapponese di Spider-Man. Quello che colpisce maggiormente, però, è la quasi totale mancanza di riferimenti al cinema di Steven Spielberg. Nel libro, infatti, il regista di E.T. è decisamente presente, tanto che Wade arriva a definirlo (non a caso), come il vero volto della cultura pop degli anni '80. Steven Spielberg, probabilmente temendo il rischio di essere additato come narcisista o troppo interessato all'autocelebrazione, toglie quasi tutti i riferimenti alla propria filmografia, eccezion fatta per piccoli dettagli, come la presenza del Rex di Jurrik Park. L'elemento divertente, invece, è che nel libro c'è un passaggio in cui parlando dell'iconico personaggio di Indiana Jones, il protagonista afferma, con massima certezza, che i film dopo L'ultima crociata non esistono. Assioma, questo, che non solo incontra il favore di cui scrive, ma che soprattutto deve aver colpito il regista che, al momento, è al lavoro per il quinto-non-proprio-necessario capitolo della saga che ha portato Harrison Ford ad essere un volto riconoscibile nell'immaginario collettivo.