Martin Scorsese torna ad attaccare i cinecomics: ecco cosa ha detto
Martin Scorsese è tornato a parlare della prolificazione dei blockbuster e dei cinecomics al cinema: ecco la sua opinione
di Erika Pomella / 26.09.2023
In una recente intervista rilasciata per la testata GQ, Martin Scorsese è tornato a parlare della salute del cinema, ponendo l’attenzione sui blockbuster, i cine-comics e la “cultura del franchise”, su cui si era soffermato varie volte in passato, spesso causando reazioni accorate dai fan di questo genere di film, che si sono sentiti attaccati quasi in prima persona. Ora il regista di Killers of the flower moon è tornato sull’argomento e quando gli è stata chiesta la sua opinione proprio su questi blockbuster, il regista ha risposto:
Il vero pericolo, qui, è ciò che questi film stanno facendo alla nostra cultura. Perché ci saranno generazioni, ora, che penseranno che esistono solo questi film. Che questo è ciò che un film è.
Quando l’intervistatore ha sollevato il dubbio che le nuove generazioni – quella della cultura mordi e fuggi, quella con il più alto tasso di analfabetismo funzionale – potrebbero già essere giunti a questo punto e avere già questa credenza, Martin Scorsese non ha potuto fare a meno di dirsi d’accordo.
L’opinione di Martin Scorsese
Martin Scortese è, senza che ci sia nemmeno il bisogno di sottolinearlo, un veterano della settima arte. Nel corso della sua carriera ha realizzato pellicole che sono entrate di diritto nella storia del cinema e che spesso vengono utilizzate addirittura nei corsi di cinema in ogni parte del mondo. Il suo modo di intendere il cinema è un modo totalitario, un modo che prevede la presenza di blockbuster, ma non come sola unica scelta. Davanti alla possibilità che ora il pubblico non sia più abituato a vedere altro, il regista ha spiegato:
“Lo pensano già. Il che significa che dobbiamo controbattere con maggiore forza. Ed è qualcosa che deve partire dalle radici. Deve partire dagli stessi filmmaker. E, sapete, avrete i fratelli Safdie, avrete Chris Nolan, capisci cosa intendo? E colpire da ogni lato. Colpire da ogni lato e non arrendersi. Vediamo cosa ottieni. Vai lì fuori e fallo. Reinventate tutto. Non limitatevi a lamentarvi. Anche se è vero, perché dobbiamo salvare il cinema.”
Il discorso di Martin Scorsese è poi evoluto sulla nuova cultura dello streaming on demand, e il regista ha dunque parlato dello streaming come forma di divulgazione contrapposta al “vero” cinema. Ha detto:
“Io non penso che il content prodotto appositamente sia vero cinema. È più come l’intelligenza artificiale che realizza film. E questo non significa che tu non puoi avere registi incredibili o grandi effetti speciali fatti da persone che creano splendide opere d’arte. Ma cosa significano? Cos’è che questi film ti danno? A parte una specie di consumo di qualcosa che poi viene eliminato dalla tua mente, dal suo corpo? Che cosa ti danno?”
Il discorso fatto da Martin Scorsese riprende quello che aveva già affrontato qualche tempo fa e che aveva fatto arrabbiare moltissimo i fan della Marvel che, come aveva previsto lo stesso Scorsese, sta ora dimostrando i suoi punti deboli e la sua incapacità di intrattenere il pubblico come faceva all’inizio. Di base Martin Scorsese non sta dicendo che non devono esserci blockbuster o cinecomics. Non sta accusando il pubblico di vedere solo “robaccia”. Il suo discorso è più ampio e include una riflessione sulla diversificazioni. I dati delle sale cinematografiche dimostrano che le produzioni mainstream hanno divorato il cinema più piccolo o indipendente: gli spettatori ormai vanno al cinema solo quando c’è qualche grande evento, qualche grande film il cui parlarne li può far sentire parte delle conversazioni attive, soprattutto online. Scorsese sta dicendo che sono proprio i lavoratori del settore a doversi imporre per ridare al cinema la sua possibilità di essere una creatura multiforme, piena di sfaccettature e sfumature. E il suo discorso, di base, non è affatto sbagliato. Anzi.