Le Iene, Stamina: Golia intervista Mauro Ferrari
Giulio Golia è tornato ad occuparsi delle terapie con le cellule staminali del Metodo Stamina e intervista il Prof. Mauro Ferrari, Presidente del nuovo Comitato Scientifico del Ministero della Salute.
di Redazione / 23.01.2014
Ieri, mercoledì 22 gennaio 2014, nelle puntata delle Le Iene show, Giulio Golia è tornato ad occuparsi delle terapie con le cellule staminali del Metodo Stamina. Dopo aver affrontato alcuni temi al centro del dibattito aperto in questi mesi da diversi organi di stampa ed esponenti del mondo scientifico e politico, la Iena mostra dei documenti che evidenziano come il Ministero della Salute sarebbe stato al corrente che agli Spedali di Brescia alcuni pazienti fossero sottoposti al Metodo Stamina.
Golia sottolinea, inizialmente, come il nulla osta per iniziare le terapie sarebbe stato dato direttamente dal’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, nell’agosto del 2011. La Iena mostra, infatti, una mail (allegato n.1) indirizzata alla direzione dell’Ospedale dal dott.*** dell’Aifa, nella quale si legge:
“Al fine di evitare ogni ritardo che possa compromettere il buon esito della procedura, e nell’esclusivo interesse dei pazienti, si comunica che non si ravvedono ragioni ostative al trattamento indicato”.
Questa notizia, dice Golia, è confermata anche da una relazione del Ministero della Salute seguita all’ispezione dei Nas (allegato n.2 e n.3), e poi del Ministero, che porterà a maggio 2012 al blocco delle terapie, perché: “Dagli atti esaminati…risulta…il nulla osta dell’Aifa al trattamento” (ndr, Relazione Ministero, da pag 36. Allegati 4 e 5).
Non solo Vannoni e lo Spedale di Brescia avrebbero avuto l’autorizzazione dalla Regione Lombardia e dall’Agenzia Italiana del Farmaco, ma anche il Ministero della Sanità sarebbe stato informato di tutto. Inoltre, quest’ultimo, avrebbe mandato pazienti a Brescia per essere trattati con le cellule staminali del metodo Stamina. Golia, infatti, mostra un altro documento (allegato 6), in cui la dottoressa *** del Ministero della Sanità scrive ai Tortorelli, la famiglia di un bimbo malato, che la “scrivente Direzione Generale del Ministero comunica la disponibilità rappresentata dalla Stamina Foundation a proporre il caso del piccolo Daniele agli Spedali Civili di Brescia.” (allegato 7)
La Iena sottolinea come tutto questo fosse comunicato anche al dottor *** del Ministero della Salute, che proprio Davide Vannoni avrebbe tenuto informato di tutto (allegato 8): “La presente per confermarle la disponibilità di Stamina a proporre all’Ospedale Civile di Brescia il caso del piccolo Daniele Tortorelli…i costi delle terapie sono sostenuti dall’ospedale per quanto concerne gli aspetti medici e dalla Stamina per quanto concerne la produzione cellulare” (allegato 9).
Era il settembre 2011, un anno e mezzo prima che se ne occupassero le Iene. Eppure qualche giorno fa, durante una trasmissione d’inchiesta giornalistica dedicata al caso Stamina, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin poneva questa domanda: “Com’è possibile che un metodo che non sia stato sperimentato, brevettato, possa entrare in una struttura pubblica italiana? Il compito del Ministero è di vigilare che le cose siano fatte bene e che non ci siano abusi in Italia“.
Dai documenti che Golia ha mostrato, e che dal 2011 sarebbero in possesso del Ministero, che la Lorenzin oggi presiede, si evince, però, come tutte le istituzioni coinvolte sembra avessero autorizzato, o comunque sapessero, ciò che è successo. Ma non lo hanno impedito.
Giulio Golia, infine, intervista il Prof. Mauro Ferrari, Presidente del nuovo Comitato Scientifico del Ministero della Salute e Presidente dello Houston Methodist Research Institue.
Golia: La prima dichiarazione è stata “Andrò a parlare con i malati e parlerò anche con i medici curanti”
Prof. Ferrari: Mi sembra una cosa ovvia che non riesco a pensare possa essere sorprendente. Certamente bisogna parlare con le famiglie, certamente bisogna parlare con i medici. Con tutte le famiglie, con quelle che hanno utilizzato il metodo Stamina, con quelle che hanno deciso di non utilizzarlo, con quelle che l’hanno utilizzato e si sono trovate male. Bisogna chiaramente avere tutti intorno al tavolo. Sono decisioni importantissime, che devono essere fatte con lo spirito di comunità e con l’apertura a tutte le informazioni possibili. Non si può fare della scienza se non si hanno tutti i dati. E così stando vicino alle famiglie, ci viene ricordato del perché facciamo quello che facciamo. Siamo operatori nella sanità, lo scopo unico di tutto quello che facciamo è portare sollievo, portare guarigione a persone che soffrono. Non ci sono altre finalità
Golia: Lei sa che patata bollente sta prendendo in mano?
Prof. Ferrari: Certo, è una patata bollente e sto scoprendo ogni giorno alcuni aspetti più complicati di quelli che pensavo. Ma è naturale che sia una situazione complicata, perché non solo le decisioni che avranno a che fare con questo metodo saranno decisioni importanti per le persone che sono in cura adesso, per i bambini e per le famiglie, ma, in realtà, questo caso è, se vogliamo, il primo caso importante per la medicina rigenerativa qui in Italia e la medicina rigenerativa ha aspetti enormi che impatteranno l’intero mondo della medicina e ci saranno molte altre situazioni in cui la società dovrà pensare a come si fa a portare le terapie di medicina rigenerativa in clinica. Non sarà facile. Credo che quello che verrà deciso adesso, nel bene e nel male, avrà implicazioni per generazioni di pazienti futuri. Quindi è una scelta veramente importantissima che il paese deve fare adesso. Credo che questa sia un’occasione per l’Italia per rilanciarsi, anzi per assumere un ruolo di leadership straordinario. Perché l’Italia ha questa caratteristica che è un po’ unica, per permettere ai grandi successi della scienza di base di arrivare in clinica più rapidamente possibile. L’Italia può essere il paese guida. Se questa situazione viene gestita bene può essere il paese guida per il resto del mondo.
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Fonte: Comunicato Stampa.