Black Klansman - Il libro di Ron Stallworth che ha ispirato Spike Lee
Black Klansman - Il libro di Ron Stallworth che ha ispirato Spike Lee

Black Klansman – Il libro di Ron Stallworth che ha ispirato Spike Lee


In occasione dell'uscita nei cinema di 'BlacKkKlansman' di Spike Lee, la casa editrice Tre60 porta sul mercato 'Black Klansman', il bel libro in cui Ron Stallworth racconta la sua esperienza come poliziotto afroamericano, riuscito a insinuarsi dietro le linee del Ku Klux Klan.

Esce oggi nelle sale BlacKkKlansman, il nuovo, attesissimo film di Spike Lee, presentato allo scorso Festival di Cannes, dove ha ottenuto il Gran Prix speciale della Giuria, proiettandosi a passo sostenuto verso la stagione invernale dei premi che contano. Il film segue la storia vera di Ron Stallworth, unico poliziotto afroamericano nella polizia di Colorado Springs, in un paese che ancora aveva difficoltà ad accettare l'idea dell'integrazione razziale. Durante i suoi primi anni come poliziotto, Ron ebbe il merito di svolgere un'indagine sul Ku Klux Klan, portando alla luce una realtà che si pensava estinta, ma che invece era tornata alla ribalta, questo anche grazie all'adesione all'ideologia razzista da parte di un numero sempre maggiore di esponenti della politica americana.

Spike Lee, da sempre impegnato nella rappresentazione del mondo afro-americano – da lui, infatti, è partita la polemica degli Oscar So White – deve essere rimasto davvero colpito dalla storia di un alunno poliziotto che finì con l'infiltrarsi – grazie a un duplice stratagemma – nelle linee di una delle organizzazioni più razziste che la storia abbia mai partorito. Ed è proprio dal libro autobiografico che il regista ha scelto di partire, pur portando alla sua storia minuscole ma fondamentali differenze.

Il romanzo di Ron Stallworth è appena uscito in libreria con Edizioni Tre60, in un'edizione che presenta la cover della pellicola per 200 pagine di pura avventura investigativa. Perché, man mano che si legge il libro, non si può fare a meno di apprezzare la voce narrante di Ron. Una voce che riemerge per il grande pubblico dopo trent'anni di servizio in polizia – come agente sottocopertura per la narcotici -, ma che sembra non aver perso nemmeno una briciola dello slancio che lo spinse, agli albori della sua carriera, a segnare uno strano annuncio sul giornale per poi far partire una vera propria indagine sottocopertura per svelare i piani e il funzionamento della sezione del Ku Klux Klan di Colorado Springs.

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Il lettore si trova così a seguire passo passo le idee e le strategie di Ron, la sua presa di coscienza verso un mondo in bilico tra passato e futuro, in un momento storico in cui le lotte razziali cominciavano a dare i loro lenti ma importantissimi frutti. In questo senso è emblematico un passaggio del romanzo, in cui il protagonista, affiancato da un componente del KkK in tenuta ufficiale (perciò tunica e cappuccio bianco), nota il coraggio di un uomo afroamericano che, alla domanda del figlio sul "perché quell'uomo è vestito così?" risponde, con un'occhiata piena di disprezzo "Perché è un pagliaccio". Una risposta che solo vent'anni prima, in un'America ancora piena d pregiudizi, falsi miti e crudele ignoranza, sarebbe costata al pover'uomo percosse e, probabilmente, la morte. E la voce di Ron Stallworth è la voce di una società che ha aperto gli occhi, una società che non vuol più abbassare la testa.

Il protagonista, che non usa le parole del suo racconto per nascondersi dietro ad esse, usa quasi sempre un tono allegro, scanzonato, con venature di un'ingenuità che invece di rallentare l'ascesa di Ron lo rendono ancora più carismatico e magnetico. All'intelligenza e alla consapevolezza del suo tempo e della città in cui vive, Ron controbilancia un humour e una verve da vero eroe romanzesco. Ma, allo stesso tempo, nel raccontare se stesso, Stallworth riesce anche a dare al lettore un quadro generale degli eventi: lo Stallworth scrittore contestualizza la sua epoca, le sue scelte. Ogni cosa che viene segnata sulle pagine respira di vita propria, perché Ron ce la racconta, ce la spiega, dandoci nuovi punti di osservazione a cui, forse, non saremmo mai arrivati da soli. E questo suo tentare di continuo di decifrare la realtà intorno a sé non rischia mai di tramutarsi in una noiosa lezione di storia: Ron non edulcora il suo lettore, non cerca di edulcorarlo. Al contrario, sembra quasi volerlo prendere per mano, facendo sì che l'esperienza di lettura sia decisamente immersiva per tutte le duecento pagine di racconto.

Un ultimo cenno va fatto a come il romanzo, che racconta fatti di più di trent'anni fa, riesca a inquadrare perfettamente anche l'epoca storica in cui ci troviamo a vivere. In particolar modo è una lettura che può accompagnare facilmente il risveglio di un'anima politica furiosa e pericolosa che sta avendo luogo tanto in America quanto in Europa (e soprattutto in Italia). Pur non rendendo il suo libro un romanzo politico, Ron Stallworth riesce a puntare il dito contro la politica moderna, quella fatta di razzismo e crudeltà, di compromessi e corruzione, mantenendo invariata quell'aria scanzonata e brillante che ce lo fa sentire amico e che, per tutto il libro, ci spinge a tifare per lui.

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