Pino Strabioli intervistato per Sister Act – Il Musical
Abbiamo intervistato Pino Strabioli, uno dei protagonisti di Sister Act - Il Musical per la regia di Saverio Marconi.
di Erika Pomella / 04.12.2015
Dal 10 dicembre 2015 presso il Teatro Brancaccio di Roma va in scena Sister Act – Il Musical per la regia di Saverio Marconi. Abbiamo intervistato uno dei protagonisti, Pino Strabioli. Lo spettacolo è tratto dall'omonimo film del '92 che ha visto protagonista Whoopi Goldberg nel ruolo di Deloris, "una svitata in abito da suora". Il team artistico è composto da Stefano Brondi (direttore musicale), Rita Pivano (coreografa), Gabriele Moreschi (scenografo), Carlo Buttò (direttore di produzione), Carla Accoramboni (costumista), Valerio Tiberi (disegno luci) e Emanuele Carlucci (disegno suono).
Il ruolo di Deloris (ovvero "Suor Maria Claretta") è affidato alla madrilena Belìa Martin, già protagonista dell'edizione spagnola del musical. Altra protagonista è Suor Cristina, vincitrice di The Voice Italia, che sarà mpegnata nel ruolo della novizia Suor Maria Roberta. Sul palcoscenico Suor Cristina si alternerà con Veronica Appeddu. Nel cast c'è anche il noto attore e conduttore televisivo Pino Strabioli, che dopo il successo ottenuto con il programma E lasciatemi divertire su Rai 3 con Paolo Poli e i recenti successi teatrali ("WikiPiera" con Piera Degli Esposti e "L'abito sposa"), per la prima volta affronta il musical nel ruolo di Monsignor O'Hara.
Nato in un paesino delle Marche e cresciuto nella città di Orvieto, Pino Strabioli inizia a lavorare in teatro nel 1986 sotto la guida di Patrick Rossi Gastaldi, con il quale prende parte a spettacoli sul cabaret (Valentin fest, Valentin kabaret, Kabaret kuche, Wunderbar, Da Gastone, Sufì, Milly). Per la Compagnia Stabile del Piccolo Eliseo partecipa a due produzioni di lavori di Luigi Pirandello e Massimo Bontempelli, per la regia di Marco Parodi. Fra le sue interpretazioni figurano inoltre: Saro e la rosa di F. Silvestri, regia di Patrick Rossi Gastaldi; Marina Cvetaeva, regia di Ugo Gregoretti; Rosamystica di M. AlongeCapasciacqua di e con Marina Confalone; Caro Federico, con Sandra Milo. Fra i programmi televisivi con Pino Strabioli ricordiamo T'amo TV con Fabio Fazio (TMC), Uno Mattina (Rai Uno), Cominciamo Bene Estate (Rai Tre), That's Italia (la7d), Apprescindere ed Elisir (Rai Tre). Per 10 stagioni ha condotto Cominciamo bene prima, sempre a Rai Tre è autore e conduttore di Il Cartellone di Palco e Retropalco e di Colpo di scena. Ha collaborato al quotidiano l' Unità, curato il volume Gabriella Ferri Sempre (Iacobelli), con Paolo Poli firma il volume Sempre fiori mai un fioraio (Rizzoli 2013). Ha curato inoltre per due stagioni la programmazione della prosa di Palazzo Santa Chiara a Roma ed è direttore artistico del teatro comunale di Atri-Teramo. (Leggi qui la biografia completa di Pino Strabioli).
Abbiamo avuto occasione di intervistare Pino Strabioli prima del suo debutto in Sister Act – Il Musical, spettacolo di cui potete conoscere i dettagli QUI, mentre a seguire vi proponiamo l'intervista.
Lei ha debuttato in teatro nel 1986; sono quasi trent'anni di carriera e il suo è uno sguardo continuo sulla realtà teatrale. Com'è cambiato il teatro in queste tre decadi?
Beh si in effetti ho iniziato nel 1986 per cui sono già passati 30 anni… questa domanda mi fa riflettere (ride). In questi 30 anni l'ho vissuto un po' da tutti le parti; in scena come attore, a volte come regista a volte in televisione intervistando gli attori per la carta stampata… E' cambiata l'Italia secondo me, il mondo e con loro anche il teatro. Ricordo il debutto e l'entusiasmo e la gioia di stare sul palcoscenico, non che quella sia diminuita ma si cambia. Il teatro è cambiato perché culturalmente è cambiato il paese. Secondo me si è fatto poco per il teatro; è ancora vivo e la gente ci va a teatro e quando va, si diverte, si commuove, ci sta bene e bisognerebbe riavvicinare i giovani al teatro di parola e alla prosa. Cè stato un impoverimento culturale nel paese ma il teatro secondo me ha resistito.
Proprio a proposito dei giovani, cosa ne pensi delle nuove forme di intrattenimento tipo Netflix, e di forme di intrattenimento più classiche come appunto il teatro? Un giovane dovrebbe scegliere di andare a teatro?
Io non credo che debba esistere soltanto il teatro o solo forme virtuali di intrattenimento ma la ricchezza sta nelle differenze e nel poter esplorare vari mondi. Il contatto umano con l attore sul palco pero per me va mantenuto, fermo restando che non ho nulla in contrario contro la tecnologia, ma è sicuramente tutt'altra cosa.
"Studiando" il suo curriculum la cosa che sorprende è la sua ecletticità, il suo muoversi da una dimensione all'altra; è regista, conduttore, attore … Fa spettacolo e informazione al tempo stesso. Come riesce a gestire queste diverse realtà? Qual è il fil rouge del suo metodo?
Il motore che mi spinge e mi fa fare è la curiosità. Io sono curioso e il metodo è un po' quello, curiosità e voglia di imparare. Come regista faccio meno, faccio piu tv dove racconto i grandi dello spettacolo e del teatro, e spesso mischio le due cose. L'ultimo spettacolo che ho fatto si chiamava Wikipiera proprio perché la protagonista è Piera Degli Esposti ed era un'intervista spettacolo che abbiamo fatto a Roma al Teatro della Cometa; una forma tra la televisione e il teatro e quindi mischio in questa maniera passando da una cosa all'altra con la curiosità e soprattutto sentendomi sempre un privilegiato a fare ciò che era la mia passione da ragazzo e che è diventata poi la mia professione.
Ovviamente leggendo il suo percorso di lavoro è impossibile non notare il continuo tentativo di far vivere il teatro anche entro i confini di uno schermo televisivo. Una sfida senz'altro interessante: se ad oggi, però, dovesse tirarne le somme, a quale conclusione arriverebbe? Teatro e Televisione possono coesistere come forme di intrattenimento per l'italiano medio?
Ma guarda secondo me la tv ha il dovere, e spesso lo dimentica, di informare su quanto accade in teatro che poi è quello che ho cercato e che cerco ancora di fare in tanti anni che lavoro in televisione. Tornando alla prima domanda, credo non possa più esistere il teatro in televisione, le riprese dello spettacolo televisivo spesso sono noiose e bisognerebbe inventare un linguaggio che faccia diventare televisivo il teatro, e per esempio Eduardo De Filippo lo faceva. Se pensiamo a Natale in casa Cupiello, visto che siamo sotto Natale, De Filippo quando faceva le commedie pensava ad una visione/replica televisiva del teatro. Ecco: secondo me non basta andare con una telecamera a riprendere uno spettacolo come spesso si fa, bisognerebbe fare una regia televisiva sullo spettacolo teatrale, allora forse le due cose potrebbero convivere. Poi sono cambiati i tempi di attenzione; le fiction durano meno, non si riesce a tenere due ore/due ore e mezza incollato uno spettatore davanti una commedia in casa. Bisognerebbe trovare, studiare un nuovo linguaggio. La televisione sta andando verso altri linguaggi, basti pensare a tutti i reality in circolazione per cui quando provi a proporre nuovi contenuti si fa fatica ad imporsi.
In questi ultimi anni i musical teatrali sono tornati prepotentemente alla ribalta nei teatri italiani. Penso a grandi produzioni come Notre Dame de Paris, La bella e la bestia, Mamma Mia!; ma anche spettacoli più di "nicchia" come lo Sweeney Todd diretto da Marco Simeoli o Processo a Pinocchio, passato qualche settimana fa al teatro Sistina. C'è un musical che le sarebbe piaciuto dirigere? O ha in mente di dirigerne qualcuno nel futuro?
No, guarda, ora non lo dico perché in questo momento sono impegnato con Saverio Marconi che stimo molto come professionista e che è un caro amico, e che considero il regista per eccellenza del musical in italia, mi ricordo La Piccola bottega degli Orrori che vidi e rimasi incantato e mi innamorai di questo spettacolo, come ricordo tutti i musical di Saverio da Grease con Lorella Cuccarini e Gianpiero Ingrassia e tanti altri, per cui assistendo oggi alla messa in scena del nostro spettacolo, Sister Act, non lo dico per umiltà ma perché lo penso veramente, non sarei proprio in grado di dirigere un musical. Il musical è una macchina incredibile che mi affascina moltissimo ma non ci si può improvvisare registi di musical, è una cosa troppo complicata, bisogna mettere insieme musica, danza, vocalità, la storia, la teatralità, è una vera scuola un vero mestiere e non ci sui puà improvvisare. Fortunatamente ci sono giovani allievi che stanno dimostrando di saperlo fare, come quelli che hai citato tu. Pero' ecco, fantasticando credo mi sarebbe piaciuto dirigere Chorus Line.
Arriviamo così a parlare di Sister Act, che a brevissimo debutterà a Roma. Com'è nato questo progetto? Nello spettacolo lei interpreta il Monsignor O'Hara: che cosa ci può anticipare del suo personaggio?
E' un'idea che è venuta ad Alessandro Longobardi, direttore artistico del Brancaccio e a Saverio Marconi, il regista. Hanno avuto questa idea insieme questo ruolo, che non è proprio un ruolo da performer ma da attore che da reverendo diventa presentatore, e poi questa idea racchiude anche un po' queste mie due parti artistiche nella vita reale. Ecco che torniamo al teatro e alla tv. Gli sono venuto in mente per questo ed ho accettato l'invito con gioia e perché la regia è di Saverio Marconi che conosco da moltissimi anni e che stimo. Per me è un grande divertimento, mi sento come un bambino alle giostre in questo spettacolo bellissimo e in questo gruppo magnifico di persone che ho scoperto sono dei veri talenti, e che secondo me andrebbero coltivati ed incentivati ancora di più.
In una recente intervista ha dichiarato che: "Il teatro è civiltà". Sister Act, pur con i toni leggeri della commedia, affronta tematiche attuali: tra cui anche la religione e il ruolo della Chiesa nella vita delle persone credenti. In questi giorni, figli di atti di terrorismo, pensa che il teatro – e in generale la cultura – possa in qualche modo aiutare l'umanità a ritrovare un modo di vivere meno violento e meno intollerante?
Sicuramente reagendo alla paura. Questa cosa terribile che è successa nel mondo ci ha terrorizzati anche rispetto al teatro la gente ha paura di andare in posti affollati. Noi poi arriviamo duirante il Giubileo, ma secondo me davvero il messaggio che da' Sister Act è quello della gioia e non possiamo che reagire con questo secondo me. Andare a teatro, viversi la citta e far vincere la gioia. E' questo il solo mezzo, non possiamo chiuderci in casa. E poi il teatro è si, civiltà , gioia, incontro, un rito collettivo. Napolitano quando era presidente disse che il livello culturale di una citta si vede dal numero di teatri che ha e quindi un gesto importante in questo momento sarebbe di riempire teatri, cinema e tutti i luoghi di incontro culurale.
Se dovesse intervistare Pino Strabioli, lei che è solito fare interviste a grandi personaggi del panorama culturale, quale sarebbe la prima domanda che farebbe?
Domanda marzulliana direi, è complicata. Penso mi chiederei cos'altro voglio fare, questa mia difficoltà nel concentrarmi in una sola cosa, penso mi chiederei perché continuo a cambiare, come mai questa mia curiosità mi spinge a cambiare sempre dalla scrittura, ala regia, alla recitazione ed ora addirittura al musical. Però ripeto, la risposta sarebbe sempre quella che dicevo all'inizio; dal momento in cui non sentirò più la curiosità per le cose, o il piacere per questo mestiere, allora uno smette.
Infine una domanda forse banale, ma mai inutile: quale consiglio si sentirebbe di dare a chi vorrebbe seguire le sue orme?
Il consiglio è quello dello studio. Ormai il successo facile dura un attimo, ne abbiamo le prove anche con esempi tipo Grande Fratello e altri reality. Si tratta di un discorso vecchio come il mondo: se non studi non ce la fai, idem se non hai talento e fortuna. Io ad un giovane consiglio di studiare, poi dopo la fortuna puo' aiutare ma lo studio e' e rimane sempre la base.
Ringraziamo Pino Strabioli per la disponibilità di questa intervista, mentre per scoprire curiosità e avere info su date e acquisto dei biglietti del musical Sister Act – Il Musical vi invitiamo ad approfondire qui.
P.S. Si ringrazia Giulia Giovannini di Fusion per averci aiutato a realizzare l'intervista.
media credit: Ufficio Stampa Sister Act – Il Musical