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Oscar 2019: alcuni grandi esclusi

Con i premi Oscar che si avvicinano, ragioniamo su alcuni dei grandi esclusi di questa edizione degli Academy, soprattutto per quel che riguarda le interpretazioni.

La 91a edizione degli Academy Awards è ormai alle porte: gli Oscar, infatti, verranno consegnati la prossima domenica, in diretta su sky a partire dalle due del mattino (ora italiana), dopo il classico red carpet. Un'edizione, questa, che è stata piena di polemiche: dalla mancanza di un presentatore dopo la dèbacle di Kevin Hart alla scelta di assegnare quattro premi (tra cui montaggio e fotografia) fuori onda, poi prontamente ritirata dopo numerose critiche e una lettera aperta da parte di addetti ai lavori, firmata, tra gli altri, da Martin Scorsese, Quentin Tarantino e Damien Chazelle. Ed è proprio da quest'ultimo che decidiamo di partire per ragionare un po' su alcuni nomi che sono stati esclusi dalla corsa alla statuetta.

Nel 2016, come forse tutti ricorderanno La La Land si vide portare via il premio come miglior film da Moonlight, con una scena talmente ridicola capeggiata da Warren Betty e Faye Dunaway che rimarrà impressa nella storia degli Academy fino alla fine dei giorni. Quindi, con questo precedente alle spalle, era chiaro che Chazelle cercasse di bissare il colpo per ottenere un risultato più soddisfacente. First Man, che è stato il film d'apertura della 75a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, è un film che è stato visibilmente girato con l'idea di andare a Los Angeles a ritirare la statuetta. Canonico, classico nella forma come nello svolgimento, non ha quasi più nulla dello stile, ma anche della poetica a cui il regista ci aveva abituato coi suoi precedenti film. A parte un cenno passeggero all'ossessione che il protagonista nutriva per la sua idea di riuscire ad arrivare sulla luna, di Damien Chazelle in First Man c'è davvero poco. Non che questo significhi che il film sia brutto. Assolutamente. Significa che Damien Chazelle ha diretto un film preciso, ma fin troppo asettico. Ha diretto una caduta a freno mano tirato e probabilmente il suo sforzo di creare un film che potesse piacere a tutti ha finito con il penalizzarlo, perché ne è uscita una pellicola quasi priva di anima. Quindi, di per sé, First Man non lo possiamo considerare tra i grandi eclusi della sezione dei Miglior Film. Nemmeno se messo a confronto con Black Panther, che almeno ha la "scusante" di essere stato eletto a una sorta di manifesto della popolazione afroamericana, che finalmente ha potuto riconoscere se stessa in un supereroe. Ma First Man rientra di diritto in questo articolo perché un grande escluso c'è, ed è Ryan Gosling. L'interpretazione dell'attore, che proprio in La La Land aveva lavorato,guadagnandosi la sua nomination, è la cosa migliore del film, ed è anche un'interpretazione che avrebbe meritato più considerazione. Un'interpretazione fatta di silenzi, di tormenti interiori e di sguardi obliqui. Un'interpretazione che, di sicuro, avrebbe meritato ben più di quella di Bradley Cooper, che pure è stato bravo in A Star is Born, ma non ai livelli degli altri nominati, né di alcuni attori che sono stati lasciati fuori.

E se un esempio può essere Ryan Gosling, l'altro è senza ombra di dubbio Clint Eastwood. Protagonista del film che ha anche diretto, Il Corriere – The Mule, Eastwood continua la sua storia d'amore travagliata con gli Oscar, che sembrano non volerlo mai prendere in considerazione. The Mule non è di certo il suo film migliore – anche se rimane un esempio pregevole -, ma l'interpretazione dell'attore dei film di Sergio Leone è di quelli che, se vengono escluse, possono far gridare allo scandalo. Al complotto, quasi. Nel film Clint Eastwood interpreta un anziano appassionato di fiori che per non calare a picco nell'era moderna di internet che sembra non aver più spazio per lui, finisce con l'accettare un lavoro che scoprirà essere quello di corriere per un cartello di droga. Nel film Eastwood ribalta – in parte, almeno – la percezione dei criminali della droga e dipinge se stesso come un veterano dalla lingua lunga, la passione per il lavoro e un mucchio di debiti emotivi con la sua famiglia. Un'interpretazione, la sua, da spezzare il cuore e che dimostra che,a 88 anni, l'attore dà ancora una pista a moltissimi giovani del cinema americano. E in questo caso anche il film avrebbe meritato almeno un nomination tra i miglior film.

Un altro nome che avrebbe potuto facilmente trovare un posto nella cinquina dei protagonisti è Lucas Hedges, il protagonista di Boy Erased, che arriverà nelle sale il 14 Marzo. Tratto dal libro Boy Erased – Vite Cancellate di Garrard Conley, edito in Italia da Black Coffee, la pellicola porta la firma di Joel Edgerton, che ritaglia per sé anche una parte all'interno della pellicola – la più odiosa, naturalmente. La storia è quella di un ragazzo che viene spinto dai genitori (Russell Crowe e Nicole Kidman) a intraprendere un percorso di guarigione dall'omosessualità. Il ragazzo è, appunto, Lucas Hedges, che avevamo già avuto modo di apprezzare in Manchester by the sea, e che qui conferma il suo talento. Fosse stato nominato nessuno avrebbe avuto niente da ridire. Ma A star is born porta troppa pubblicità ed essendo anche un bellissimo film, era impensabile non nominare il suo attore principale.

Se passiamo al lato femminile delle nomination, ci sono grandi escluse anche in questo ambito. Diciamo subito che la categorie delle migliori protagoniste ha già un problema alla base: ossia la scelta dei membri degli Academy di mettere Olivia Colman, de La Favorita, (film passato sempre a Venezia 75) tra le migliori protagoniste, mentre hanno relegato Emma Stone e Rachel Weisz tra le non protagoniste, quando invece avrebbero meritato di stare al fianco della divina Colman. Tra i nomi che figurano tra le migliori protagoniste c'è da dire che uno dei nomi più deboli è quello di colei che rischia di vincere l'Oscar. Glenn Close avrebbe meritato di vincere il premio più volte nel corso della sua carriera, ma rischia di vincerlo per il suo ruolo più scialbo in un film che definire imperfetto sarebbe fargli un favore. Tra le grandi escluse sicuramente va citata Natalie Portman, seconda opera di Brady Corbet, presentato anche questo al Festival di Venezia lo scorso settembre. Nella pellicola – che è un chiaro omaggio a Il cigno nero, con scene che sono al limite del plagio – l'attrice interpreta una donna che, dopo essere sopravvissuta ad una strage scolastica, diventa una rockstar cinica e senz'anima. La bravura dell'attrice non è un fatto nuovo, ma è incredibile come la Portman riesca sempre a regalare interpretazioni così intense e perfette. Ed è assolutamente incredibile che non sia stata presa minimamente in considerazione.

Allo stesso modo in cui è stata dimenticata Rosamund Pike per A Private War, presentato alla Festa del Cinema di Roma, in cui interpreta la giornalista Marie Colvin, morta a Homs, in Siria, durante un reportage.

Altro grande nome femminile lasciata ferma ai box è Emily Blunt. L'attrice aveva due possibilità per concorrere: la miglior protagonista per Il ritorno di Mary Poppins, e miglior attrice non protagonista per A quiet place, per la regia del marito John Krasinski. Per il primo l'attrice ha ricevuto una nomination ai Golden Globe, mentre ai SAG – i premi conferiti dalla Gilda degli Attori che di solito guidano gli Oscar – non solo aveva la nomination per Mary Poppins Return, ma ha vinto per A quiet place. E, agli Oscar, il suo nome non c'è. Questo anche per ricondurci sempre all'errore inerente La favorita, di mettere due delle tre attrici protagoniste nella sezione sbagliata. 

Infine, un altro film che ha sorpreso non vedere candidato affatto è stato The Old Man and the Gun, anche questo passato alla festa di Roma: non tanto (o comunque non solo) per il valore dell'opera in sé, ma anche per un legame affettivo da parte degli Academy Awards. La pellicola, infatti, rappresenta l'addio alle scene di Robert Redford, uno degli attori più amati dal pubblico americano. Ma al di là del suo valore nostalgico, l'interpretazione di Redford non avrebbe comunque stonato nella cinquina protagonista.

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