Ophelia di Alice Pagani, il romanzo dell’attrice di Baby
'Ophelia' è il titolo del primo romanzo scritto da Alice Pagani, attrice che si è resa nota al grande pubblico grazie alla serie 'Baby'
di Erika Pomella / 25.05.2021
Ophelia è il titolo del romanzo con cui la giovane attrice Alice Pagani si affaccia nel mondo della letteratura. Conosciuta soprattutto grazie al ruolo di Ludovica in Baby e, più recentemente, di quello di Mirta in Non mi uccidere, Alice Pagani pubblica con Mondadori Electa un romanzo a metà strada tra la storia di formazione e la favola cupa di una principessa imprigionata nel suo corpo ma anche all'interno di una società che sembra non lasciare scampo.
Ophelia nasce e sin da subito cerca l'amore della madre: un amore fragile, discontinuo, caratterizzato da una tristezza atavica che rende difficile la comunicazione, ma anche quella vicinanza necessaria che la ragazza cerca e che, più tardi, inseguirà tra le braccia di sconosciuti, amici, colleghi, in un mondo dell'arte che le ruota intorno e che cerca di plasmarla, di renderla simile a un certo preconcetto prestabilito.
Ophelia è la storia di una fuga, ma anche di una scoperta: è la messa in atto di un tuffo nell'ignoto, nel disperato tentativo di trovare una propria concretezza, un'identità che superi i confini di un paesino arroccato su vecchie credenze. Alice Pagani scrive di una ragazza che non è mai perfetta, non è mai troppo sicura di sé, e che si lancia a capofitto nella vita con la tenacia di chi non si sente immortale. Molto evocativa nella scrittura, Alice Pagani regala al lettore un romanzo il cui primo aspetto è quello di essere visivo e, di conseguenza, cinematografico. Il lettore si trova così diviso in una strada a metà, tra la sceneggiatura e il romanzo, tra l'invito a immaginare e l'offerta di immagini già costruite. E questo, senza ombra di dubbio, rappresenta il pregio principale dell'opera. Come encomiabile è il discorso sulla liberalizzazione del corpo e del mondo femminile: Alice Pagani non si nasconde dietro luoghi comuni o facili edulcorazioni. Un esempio, in questo senso, è il modo in cui decide di raccontare il parto: svestendo i panni dell'atto eroico e quasi angelico, fatto solo di cose belle e condivisibili. L'autrice lo rende quasi un atto gotico, un momento di sangue e dolore: e così facendo regala al lettore un sentore di verosimiglianza che non è mai così scontato.
Il libro si perde un po' nella seconda parte, durante il viaggio di Ophelia: sebbene lo stile di Alice Pagani rimanga pressoché immutato, c'è un cambiamento di ritmo improvviso, in cui le situazioni si susseguono troppo velocemente, "tradendo" quello stile lento ed evocativo che tanto aveva colpito nella prima metà della storia.