NO I giorni dell'arcobaleno
NO I giorni dell'arcobaleno

NO I giorni dell’arcobaleno: Interviste a Pablo Larrain, Gael Garcia Bernal


Trailer e interviste fatte al regista Pablo Larrain e al protagonista Gabriel Garcia Berna di No - I giorni dell'arcobaleno, film dal 9 maggio al cinema.

Vi presentiamo il trailer di No – I giorni dell'arcobaleno, il film diretto da Pablo Larrain e interpretato da Gabriel Garcia Bernal che arriverà nelle sale italiane il 9 maggio. Vi proponiamo oggi le interviste a Pablo Larrain e Gabriel Garcia Bernal.

Nel 1988. il dittatore militare cileno Augusto Pinochet. a causa della pressione internazionale, è costretto a indire un referendum allo scopo dirimanere alla guida del paese. Il popolo dovrà decidere se far restare Pinochet al potere per altri otto anni. l leader dell'opposizione convincono un giovane e audace pubblicitario.dinome René Saavedra, a condurre la campagna per il NO. Con pochi mezzi a disposizione e sotto il controllo costante del dittatore. Saavedra e il suo team concepiranno un ambizioso progetto per vincere le elezioni e liberare il paese dall'oppressione.

Intervista Pablo Larrain

Come ha usato le macchine da presa dell'epoca per ottenere il linguaggio cinematografico del film?
Abbiamo utilizzato lo stesso formato di quasi tutti gli archivi originali che si trovano nel film. In questo modo abbiamo ottenuto un'immagine identica a quella realizzata negli anni '80, in modo che lo spettatore fruisca di questo immaginario senza capire quali siano i filmati di archivio e quale sia il girato del film. In questa maniera abbiamo evitato di rendere evidente l'uso del materiale di archivio, creando una perfetta combinazione del tempo, dello spazio e del materiale, con macchine da presa lkegami del 1983. Il formato in 4:3 e la scelta della tecnica di girare il film con delle macchine da presa analogiche, sono anch'esse un modo di resistere all'egemonia estetica dell'HD.

Che cosa significa che il modello usato per schiacciare la dittatura ha avuto origine nel Cile post-Pinochet?
Rene Saavedra è figlio del sistema neoliberale che Pinochet impose in questo paese. Per questa ragione è interessante che proprio lui sia incaricato di sconfiggere Pinochet, con gli stessi strumenti ideologici provenienti dalla dittatura. E lo fa inventando una campagna pubblicitaria piena di simboli e di obiettivi politici, che apparentemente sono solo parte di una strategia di comunicazione, mentre in realtà, nascondono il futuro di un paese. Secondo me la campagna per il NO è solo il primo passo verso il consolidamento del capitalismo come unico sistema possibile in Cile. Non è una metafora; è il capitalismo, vero e propio, prodotto della pubblicità, applicata alla politica.

Che cosa significa per lei chiudere questa trilogia, dopo Tony Manero e Post Mortem?
Significa chiudere un ciclo e aspettare che i film generino un nesso tra di loro. Post Mortem parla dell'origine della dittatura, Tony Manero del suo momento più violento, e NO racconta la sua fine. Forse la cosa che più m'interessa è esaminare e rivisitare l'immaginario della violenza, la distruzione morale e la distorsione ideologica, non allo scopo di capire, ma per mettere in luce. Forse tra qualche tempo rappresenteranno uno sguardo su un periodo pieno di labirinti bui e tristi, caratterizzato da una felicità impacciata e spesso forzata.

Intervista a Gael Garcia Bernal

Rene Saavedra è un simbolo dei suoi tempi o di ciò che stiamo vivendo oggi?
Rene è un personaggio coerente con il contesto in cui vive, ma allo stesso tempo è anche eterno; rappresenta il risveglio politico di una persona apparentemente apolitica. Lui è la conseguenza della politica così come l'hanno vissuta i suoi genitori (esilio, persecuzione, sensazione di sentirsi sempre stranieri) e durante la storia cerca inavvertitamente di redimersi con il suo essere politico, che è chiamato a cambiare l'ambiente che lo circonda. Credo che questo passaggio verso la maturità sia ricorrente negli esseri umani, e si verifica nel momento in cui capiamo che noi stessi possiamo cambiare le cose.

Qual è stata la migliore mossa della campagna del NO, considerando le sue dimensioni politiche e pubblicitarie?
La migliore mossa della campagna per il NO è stata quella di sfruttare a suo vantaggio, da una parte, il sistema neoliberale messo in moto dalla dittatura, e dall'altra, la democratizzazione dei media dallo stato rudimentale in cui si trovavano a quell'epoca. Si può dire che la campagna abbia superato la destra sia da sinistra che da destra. Hanno fatto ricorso all'ottimismo e alla felicità in un paese sommerso dal doloroso shock della sua recente politica.

Pinochet è l'unico dittatore della storia recente a essere stato mandato via attraverso un'elezione democratica. Come vede Saavedra da questo punto di vista?
Secondo me, quello che è stato raggiunto in quel momento storico è uno degli atti di fratellanza più importanti e più puri che la democrazia abbia mai vissuto nel mondo. Sebbene sapessero di partecipare ad un'elezione che sin dall'inizio era largamente considerata fraudolenta, hanno pensato che valesse la pena mostrare i loro volti una volta per tutte: per se stessi, per i loro genitori, per i loro figli. E' qui che Saavedra si trasforma in un essere eroico e plausibile, secondo me. Lunga vita a Saavedra, già sento la sua mancanza.

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