Conclusa la 21esima edizione del MedFilm Festival, che ha portato dal 6 al 13 novembre 2015 al Cinema Savoy di Roma 78 film, di cui 51 anteprime italiane.
Si è conclusa la 21esima edizione del MedFilm Festival, che ha portato dal 6 al 13 novembre 2015 al Cinema Savoy di Roma film, eventi speciali ed incontri di approfondimento – un programma da 78 film, di cui 51 anteprime italiane, europee ed internazionali. La Serata di Chiusura vede il conferimento del Premio alla Carriera al maestro Ugo Gregoretti, uno dei più importanti registi italiani del dopoguerra, e la presentazione di The Lesson di Kristina Grozeva e Petar Valchanov, film finalista del LUX Prize in occasione dei LUX Film Days a Roma – IV Edizione.
Gli ospiti negli otto giorni di programma: Jonas Carpignano, Koudous Seihon, Hagai Levi, Fadi Yeni Turk, Amir Azizi, Paul Hamy, Lamia Joreige, Jilani Saadi, Derya Durmaz, Darine Hotait, Ugo Gregoretti, Josella Porto, Piergiorgio Mangiarotti, Michele Fumeo, Fulvio Risuleo, Eleonora Danco, Aurelio Grimaldi, Andrea Fornasiero, Riccardo Cannella, Valerio Burli, Edoardo Dell'Acqua, Matteo Parisini, Michele Cadei, Giona A. Nazzaro, Anita Lamanna, Erwan Kerzanet, Igiaba Scego, Flavia Barca, Katia Ippaso, Stefano Polli, Crispian Balmer e Roberto Silvestri.
Le Giurie del MedFilm hanno così decretato i vincitori della 21esima edizione.
CONCORSO LUNGOMETRAGGI
La Giuria, composta da Tilde Corsi, Gianluca Arcopinto, Pietrangelo Buttafuoco, Toni D'Angelo e Paola Saluzzi, ha assegnato i seguenti premi:
Premio AMORE E PSICHE al Miglior Lungometraggio a: AND THE LIVING IS EASY di Lamia Joreige (Libano / Francia)
Per la capacità di raccontare la complessità di un Paese erede di una cultura millenaria che sotto l'apparente normalità del quotidiano cela l'inquietudine del conflitto che lo assedia e che corre inarrestabile dai confini verso il suo cuore. Per aver dato voce all'intelligenza e alla grazia degli stati d'animo dei giovani della città di Beirut che, nell'estenuante tensione tra il partire e il restare, cercano conforto e ispirazione nella bellezza dell'Arte, nella propria Storia, come nel turbamento del presente, in una vitale proiezione e apertura verso l'altro da sé, verso il mondo.
Premio ESPRESSIONE ARTISTICA a: UNTIL I LOSE MY BREATH di Emine Emel Balci (Turchia / Germania)
Per l'efficace sobrietà del racconto di una ricerca d'identità e di rivendicazione, affidata ad una interprete intensa e semplicemente perfetta, diretta con maturità dalla regista alla sua opera prima.
PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA a: IMPERMANENT di Amir Azizi (Iran)
Per la sua capacità di svelare il lato potente e non pubblico della speciale natura iranica: il matriarcato puro. Tutto nella dinamica tra madre e figlie. E tutto, poi, affidato all'inciampo di un proiettile. Assente così come il maschio. Occultato secondo lo schema della narrazione immaginale.
CONCORSO DOCUMENTARI
La Giuria, composta da Crispian Balmer, Enrica Colusso, Aurelio Grimaldi, Marzia Mete e Igiaba Scego, ha deciso di assegnare i seguenti premi:
Premio OPEN EYES al Miglior Documentario a: ROSHMIA di Salim Abu Jabal (Palestina / Siria / Emirati Arabi Uniti / Qatar)
Un film coraggiosamente semplice, che racconta con profonda umanità la disgregazione dei rapporti di un'anziana coppia di coniugi sullo sfondo del conflitto israelo-palestinese.
MENZIONE SPECIALE a: MOTHER OF THE UNBORN di Nadine Salib (Egitto)
Attraverso il ritratto di una donna vitale che insegue – tra pressioni esteriori e angosce personali – una maternità negata, il film affronta un tema delicato e universale con poesia e originalità.
CONCORSO CORTOMETRAGGI
La Giuria, composta dagli studenti delle Scuole Nazionali di Cinema : Jean-Claude Chincheré, Vera Daidone, Francesco Fanuele, Toni Geitani, Constantinos Giannakopoulos, Dídac Gimeno, Emir Can Göksu e Cynthia Sawma, ha deciso di assegnare i seguenti premi:
Premio METHEXIS al Miglior Cortometraggio a: THE SPRINGTIME SLEEP di Dominik Mencej (Slovenia)
Il regista è riuscito, attraverso un linguaggio innovativo a farci entrare profondamente nella narrazione, assumendosi il rischio di proporre un una ricerca artistica in continuo sviluppo, che meglio di ogni altro è riuscito a farsi immagine del senso di Methexis come progetto di ricerca ed incontro attraverso il supporto audiovisivo.
Premio CERVANTES al Cortometraggio più creativo a: THE PARK di Randa Maroufi (Marocco / Francia)
per aver proposto un prodotto del tutto originale ed innovativo, in cui tecnica e narrazione lavorano l'uno al servizio dell'altra. Un corto in cui le inquadrature diventano quadri ed i dialoghi un sottofondo, facendoci riflettere sulla tensione tra animato ed inanimato come nuova forma di comunicazione e narrazione.
La Giuria ha assegnato anche una Menzione Speciale ex aequo a: A FEW SECONDS di Nora El Hourch (Francia) e TEN BUILDINGS AWAY di Miki Polonski (Israele).
PREMI COLLATERALI DEL 21a MEDFILM FESTIVAL
Premio PIUCULTURE, organizzato con il giornale online PiuCulture e assegnato da Sekou Bamba, Petra Barteková, Ruth Gebresus, Morteza Khaleghi, Francisco León, Louie Ann Malazan, Marjan Shalchian (sette cittadini che vivono a Roma ma provengono da Costa d'Avorio, Slovacchia, Eritrea, Afghanistan, Perù, Filippine e Iran), è andato a MOUNTAIN di Yaelle Kayan (Israele).
Per la intensa quotidianità della storia e per la sua capacità di accompagnarci sommessamente nella tragedia ordinaria di un dilemma irrisolvibile. L'ambientazione, compressa tra la luminosità dello spazio dei morti e l'interno claustrofobico dello spazio dei vivi, è fotografata esaltandone i contrasti e dialoga con la straordinaria abilità della protagonista nell'interpretare, con apparente semplicità, una profonda lacerazione interiore tra una sensualità vitale e la impenetrabile rigidità di regole che si considerano giuste. Il dubbio sulla scelta finale con cui il film si conclude rivela che qualunque decisione non è una soluzione e che qualunque affermazione di sé non può che rappresentare nello stesso tempo anche una negazione di sé. Gerusalemme, sullo sfondo, ci rinvia poi ad una dimensione generale della realtà e della storia altrettanto colma di contraddizioni e di paradossi.
Premi delle Giurie STUDENTI
Gli studenti delle Università La Sapienza, Roma Tre e John Cabot University, hanno deciso di assegnare i seguenti premi:
MIGLIOR LUNGOMETRAGGIO: MOUNTAIN di Yaelle Kayan (Israele)
Perché è un film che descrive benissimo la crescita (in questo caso, la decrescita) della protagonista, una solitaria che vorrebbe sentirsi una vera donna in una famiglia che non la rispetta. Il film scorre velocemente, ha contenuti mai banali e il suo finale aperto è decisamente una gran trovata.
MIGLIOR DOCUMENTARIO: PIRATES OF SALÈ di Rosa Rogers e Merieme Addou (Marocco / UK)
Perché documenta speranze e fragilità dei ragazzi di strada oltre ad intrattenere con il tema dell'arte circense: solo chi crede in sè stesso riesce a trovare la forza per cambiare la propria condizione. Ci fa intraprendere, con estrema naturalezza, un viaggio nel mondo del circo che è doppiamente rivelatorio. In primo luogo perché l'arte del circo, tra le arti performative, è quella che più di ogni altra si muove secondo regole e modalità proprie e uniche. In secondo luogo, il Cirque Shems'y, deve interagire in una società dove i tabù religiosi rendono più limitata la libertà di movimento dei suoi artisti. Ciò che emerge da questo bellissimo documentario è la magia che riesce bene all'arte: riuscire a liberare tutti da qualsiasi impedimento.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO: THE SPRINGTIME SLEEP di Dominik Mencej (Slovenia)
Per l'originalità stilistica che ha saputo riflettere surrealisticamente il mondo interiore della protagonista. La creatività del film traspare sia dal punto di vista sonoro (ben riuscito l'utilizzo del sound design per comunicare l'incomunicabilità quasi totale del personaggio) che visivo (l'impossibilità di condividere la propria identità rappresentata molto bene nella scena dello specchio che, distruggendosi, riflette più che mai l'intraducibilità – e quindi incondivisibilità – della propria immagine interiore).
Menzione speciale al Cortometraggio più creativo: I SAY DUST di Darine Hotait (Libano / USA)
Per la delicatezza e l'intimità con il quale questo corto è riuscito ad esprimere un problema come quello della diaspora, e risultare molto intenso ed emozionante. Il mondo interiore può (e deve) strutturare quello esteriore. Nel caso di I Say Dust, "la vita scrive la poesia e la poesia scrive la vita": in questo senso, il film è riuscito a realizzare l'umano desiderio di condividerla, raccontandola.
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