Martin Scorsese ancora sulla Marvel: ‘Questi film non corrono rischi’
Martin Scorsese torna a parlare di cinema e di film Marvel in un lungo intervento sul New York Times.
di Erika Pomella / 05.11.2019
Martin Scorsese, che abbiamo incontrato qualche settimana fa in occasione della presentazione del suo The Irishman alla 14a edizione della Festa del Cinema di Roma, torna a parlare dei film Marvel. Lo fa con la consapevolezza di essere un autore che ha cooperato a dare alle generazione il senso di cosa voglia dire il cinema, di cosa sia effettivamente la settima arte. Ma è anche un regista che ha sempre sottolineato l'importanza della sala cinematografica a sfavore dei servizi in streaming, per poi trovarsi a realizzare un film a budget spropositato su Netflix, il servizio per eccellenza di video on demand e che in molti reputano responsabile dei cali di presenze nelle sale cinematografiche. Una posizione, quella di Scorsese, che di certo non appare comoda, né facile da spiegare in poche righe, ma che di certo non gli ha impedito di sedersi alla scrivania e scrivere in modo lucido e razionale il suo pensiero.
La posizione del regista è stata messa sotto il microscopio sin da quando, nel corso di un'intervista, definì i film che compongono il Marvel Cinematic Universe e i cinecomic in generale qualcosa che "non è cinema". Il suo intento di spiegare che quelle pellicole non avevano nulla a che vedere con l'idea del cinema che ha sviluppato nel corso della sua carriera è stato visto come un attacco vero e proprio verso un filone di cinema mainstream che, nel corso degli ultimi undici anni, ha dato il via ad una fanbase davvero solida che non permette a nessuno, nemmeno a Martin Scorsese (o a Francis Ford Coppola che gli ha dato ragione) di dare contro ai propri film preferiti con un tale assolutismo.
Martin Scorsese, allora, è stato chiamato di nuovo a spiegare la sua posizione e a difendere le sue dichiarazioni. Stavolta lo ha fatto tramite il New York Times che gli ha dato un palcoscenico piuttosto vasto e lo spazio di una colonna per poter dire la sua.
Ecco la versione integrale e tradotta dell'intervento di Scorsese:
Lo scorso Ottobre, mentre mi trovavo in Inghilterra, ho rilasciato un'intervsita ad Empire. Mi venne fatta una domanda inerente i film Marvel. Ho risposto. Dissi che avevo provato a guardarne qualcuno e che essi non erano fatti per me, che mi sembravano più vicini a un parco divertimenti rispetto ai film che conoscevo e che ho amato nel corso della vita e che, alla fine, non pensavo che fossero cinema.
Alcuni sembrano aver ridimensionato l'ultima parte della mia risposta, trasformandola in un insulto o nella prova di un odio che nutro nei confronti della Marvel. Se qualcuno vuole dare questa lettura alle mie parole, io non posso farci niente.
Molti film di questi franchise sono fatti da persone che hanno capacità artistiche e considerevole talento. Lo si può vedere sullo schermo. Il fatto che i film stessi non mi interessano è una pura questione di carattere e gusto personale. So che se fossi più giovane, se fossi invecchiato in epoca più recente, avrei goduto di questi film e forse ne avrei voluto fare uno anche io. Ma sono cresciuto ai miei tempi e ho sviluppato una sensibilità per i film – di quello che erano e di quello che sarebbero potuti diventare – che è decisamente lontano dalla Marvel tanto quanto lo è la Terra da Alfa Centauri.
Per me, per i registi che ho imparato ad amare e rispettare e per gli amici che hanno cominciato a fare film nello stesso periodo in cui ho cominciato io, il cinema riguardava la rivelazione – estetica, emozionale e spirituale. Riguardava i personaggi – la complessità delle persone, la loro natura contraddittoria e a volte paradossale, il modo in cui potevano ferirsi l'un l'altro o amarsi per poi ritrovarsi faccia a faccia con se stessi.
Era qualcosa che aveva a che fare con il confrontarsi con l'inaspettato sullo schermo e nella vita, allargando il senso di quello che era possibile realizzare in forma artistica.
Ed ecco qual era la chiave, per tutti noi: era una forma d'arte. Ci sono stati dibattiti riguardo questo argomento, all'epoca, così ci siamo schierati perché il cinema fosse allo stesso livello della letteratura, della musica o della danza. E abbiamo capito che l'arte poteva essere trovate in molti posti differenti e in moltissime forme. […] Come nei film di Hitchcock. Immagino si possa dire che Hitchcock fosse il proprio franchise. O che lui fosse il nostro franchise. Ogni nuovo film di Hitchcock era un evento. Trovarsi tutti insieme in una vecchia sala a guardare La finestra sul Cortile era un'esperienza straordinaria: si trattava di un evento creato dalla chimica tra il pubblico e il film stesso, ed era elettrizzante.
E in un certo senso, alcuni film di Hitchcock erano parchi di divertimento. Sto pensando a L'Altro Uomo, in cui il climax si svolge su una giostra in un parco di divertimento, e Psycho, che vidi a mezzanotte del giorno d'uscita, un'esperienza che non dimenticherò mai. Le persone andavano al cinema per venire sorprese ed emozionate, e non erano mai deluse.
Sessanta o settanta anni dopo, stiamo ancora guardando quei film, meravigliandoci di essi. Ma è la paura e lo choc che ci spinge a tornare indietro da loro? Io non penso. La scenografia di Intrigo Internazionale era da togliere il fiato, ma non sarebbero stato altro che composizioni eleganti e dinamiche e tagli di montaggio se non fosse stata per le dolorose emozioni al centro della storia o l'assoluto smarrimento del personaggio di Cary Grant.
Alcuni dicono che i film di Hitchcock hanno delle somiglianze tra di loro e questo può essere vero – persino Hitchcock ci ha ragionato sopra. Ma la somiglianza dei film di franchise di oggi sono ancora un'altra cosa. Molti degli elementi che definiscono il cinema per come lo conosco ci sono nei film Marvel. Quello che non c'è è la rivelazione, il mistero o il genuino pericolo emozionale. Niente è un rischio. I film sono fatti per soddisfare uno specifico set di richieste, e sono definiti come variazioni di un numero limitato di temi.
Sono sequel nel nome, ma sono remake nello spirito, e tutto in essi viene approvato ufficialmente perché non si può fare diversamente. Questa è la natura dei film di franchise moderni: si fanno ricerche di mercato, di fanno test sul pubblico, vengono esaminati, modificati, esaminati di nuovo e rimodificati finché non sono pronti per essere consumati.
Un altro modo di mettere la questione è che essi sono tutto ciò che film di Paul Thomas Anderson, o Claire Denis o Spike Lee o Ari Aster o Kathryn Bigelow o Wes Anderson non sono. Quando guardo un film di uno di questi cineasti, so di star per vedere qualcosa di assolutamente nuovo, di essere guidato verso l'inaspettato e verso aree innominabili dell'esperienza. Il mio senso di ciò che è possibile nel raccontare storie con immagini in movimento sta per essere espanso.
Perciò sì, potreste chiedervi qual è il mio problema? Perché non lasciare semplicemente che i film sui supereroi o su qualche altro franchise esistano? La ragione è semplice. In molti luoghi in questo paese e in tutto il mondo, i film di franchise sono la vostra prima scelta se volete vedere qualcosa sul grande schermo. È un momento pericoloso per la filiera del cinema e i cinema indipendenti sono meno che mai. L'equazione si è ribaltata e ora lo streaming è diventato il primo sistema di consegna. Allo stesso tempo, però, io non conosco nessun regista che non sogni il suo film per il grande schermo, per essere proiettato davanti al pubblico in sala.
Questo include il sottoscritto e so di star parlando come qualcuno che ha appena concluso un film per Netflix. Solo in questo modo abbiamo avuto la possibilità di fare The Irishman nel modo di cui avevo bisogno e di questo sarò per sempre grato. Abbiamo una piccola finestra sui cinema, e questo è grandioso. Mi sarebbe piaciuto che il film rimanesse in più sale per un periodo più lungo? Certo! Ma non importa con chi fai il tuo film, il fatto è che le sale che sono soprattutto multiplex sono affollati di film di franchise.
E se venite a dirmi che il tutto è una semplice questione di domanda e offerta e del dare al pubblico ciò che il pubblico vuole, io non sono d'accordo. È come il gatto che si morde la coda. Se alle persone viene dato un solo tipo di qualcosa e gli viene venduto all'infinito solo quell'unica cosa, è chiaro che poi ne vorranno sempre di più.
Ma, potrete obiettare, non possono semplicemente starsene a casa a vedere quello che vogliono su Netflix o iTunes o Hulo? Certo – ovunque, tranne che sul grande schermo, dove i registi immaginano che il loro film venga visto.
Negli ultimi 20 anni, come ben sapete, l'indutria del cinema è cambiata sotto molti aspetti. Ma la maggior parte dei cambiamenti è avvenuta gradualmente, nel cuore della notte: la graduale ma ferrea eliminazione di qualsiasi rischio. Molti film oggi sono prodotti perfetti per essere consumati immediatamente. Molti di essi sono fatti da squadre di talenti individuali. Ma tutti mancano di qualcosa che dovrebbe essere essenziale per il cinema: la visione unificante di un artista. Perché, naturalmente, l'artista individuale è il fattore più rischioso di tutti.
Ora non voglio insinuare che i film debbano essere una forma d'arte sovvenzionata. Quando gli studio di Hollywood erano in perfetta saluta, la tensione tra gli artisti e le persone che si occupavano di affari era costante e intensa, ma era una tensione produttiva che ci ha dato alcuni dei più grandi film che siano mai stati realizzati – per utilizzare le parole di Bob Dylan, i migliori di questi erano "eroici e visionari".
Al giorno d'oggi quella tensione è andata e ci sono persone in affari che sono completamente indifferenti all'importante questione dell'arte, con un atteggiamento riguardo la storia del cinema che è sia sbrigativa e privata – una combinazione letale. Purtroppo la situazione è che ora abbiamo due campi separati: c'è l'intrattenimento audiovisivo internazionale e poi c'è il cinema. Di tanto in tanto si sovrappongono ancora, ma è una condizione che sta diventando sempre più rara. Ed ho paura che la dominanza economica di uno venga usata per marginare e ridurre l'esistenza dell'altro.
Per chiunque sogni di fare film o che ha appena cominciato, la situazione al momento è brutale e inospitale per l'arte. E il semplice atto di scrivere queste parole mi riempre di una terribile tristezza.