Ligabue a Roma presenta il suo film Made In Italy
una dichiarazione d'amore frustrato verso l'Italia raccontata attraverso lo sguardo di Riko, il protagonista dell'ultimo concept album di Ligabue 'Made in Italy'.
di Matilde Capozio / 22.01.2018
E' stato presentato il 22 gennaio in quel di Roma il film Made In Italy di Luciano Ligabue con protagonisti Stefano Accorsi, Kasia Smutniak, Fausto Maria Sciarappa, Walter Leonardi, Filippo Dini, Tobia De Angelis. Presenti in sala Ligabue, Stefano Accorsi e altri membri del cast il tutto moderato dal coreografo Luca Tommassini.
Una produzione Fandango con distribuzione gestita da Medusa Film, Made in Italy è "una dichiarazione d'amore frustrato verso il Paese raccontata attraverso lo sguardo di Riko, il protagonista dell'ultimo concept album di Ligabue 'Made in Italy'".
Le riprese si sono svolte la scorsa estate per una durata di sette settimane tra Correggio, Reggio Emilia, Novellara, Roma e Francoforte.
Il film viene cosi' descritto:
Riko è un uomo onesto che vive di un lavoro che non ha scelto nella casa di famiglia che riesce a mantenere a stento, ma può contare su un gruppo di amici veri e su una moglie che, tra alti e bassi, ama da sempre. Suo figlio è il primo della famiglia ad andare all'università. È però anche un uomo molto arrabbiato con il suo tempo, che sembra scandito solo da colpi di coda e false partenze. Quando perde le poche certezze con cui era riuscito a tirare avanti, la bolla in cui vive si rompe e Riko capisce che deve prendere in mano il suo presente e ricominciare, in un modo o nell'altro. E non darla vinta al tempo che corre.
In conferenza stampa, Ligabue racconta con queste parole la nascita del film a partire dall'omonimo concept album Made in Italy:
"E' un oggetto'balordo', nel senso che è anacronistico fare un concept album negli anni 2000: io sono consapevolissimo di come venga ascoltata la musica, mediamente, oggi come oggi, con una certa velocità, si arriva al ritornello e poi si passa ad altro. Il fatto di fare un concept album, quindi in qualche modo di chiedere a qualcuno di ascoltare un album intero per seguire una storia, è al limite della presunzione, in tempi come questi. Però io mi sono ritrovato ad avere quello fra le mani, era quello che volevo fare a quel punto della mia carriera. Detto quello, a un certo punto ho cominciato a chiamare Procacci e gli ho detto: 'senti, va bene, per gli ultimi 19 anni ti sei negato (perché poi non rispondeva neanche alle telefonate!)' e aveva tutti questi suoi progetti. Però fortunatamente l'album gli piaceva, e a parte gli scherzi, a quel punto io ho visto cadere la scusa che ho sempre avuto per buona. Parliamoci chiaramente: fare film è un mestiere faticosissimo, almeno per me che sono abituato in qualche modo a fare i conti con le emozioni che fluiscono. Tu vai su un palco, lasci che le canzoni escano, le canti, le vedi cantare dagli altri, ed è tutto un fluire di emozioni. Fare film vuol dire invece, in qualche modo, uso un termine bruttissimo ma che credo renda l'idea, progettarle un po' le emozioni: cioè tu devi fare in modo che una serie di pezzettini di pochi secondi riescano, attraverso un processo molto mentale, a produrre qualcosa che tu vorresti fosse di cuore. Io volevo che questo film fosse così, e questo ha fatto sì che io mi si riavvicinato alla regia, per il fatto che non avevo più la scusa di non avere nessuna storia, che in tutti questi anni era la scusa migliore che avevo. Io dicevo "Faccio film se ho una storia da dire" quindi una fatica così la evito, se posso. Questa volta la storia ce l'avevo, e a quel punto, finalmente, Procacci ha risposto al telefono (ride)."
foto credit: foto di Matilde Capozio