La tribu’ del calcio intervista Giuseppe Giannini
Venerdì 30 marzo 2012 su Premium Calcio in seconda serata alle ore 23, visibile in chiaro anche ai non abbonati Mediaset Premium, il nuovo appuntamento con "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani. Nella puntata di domani, un'intervista a Giuseppe Giannini, per 15 stagioni (dal 1981 al 1996) capitano e colonna portante […]
di Redazione / 29.03.2012
Venerdì 30 marzo 2012 su Premium Calcio in seconda serata alle ore 23, visibile in chiaro anche ai non abbonati Mediaset Premium, il nuovo appuntamento con "La tribù del calcio", la rubrica curata da Paolo Ziliani.
Nella puntata di domani, un'intervista a Giuseppe Giannini, per 15 stagioni (dal 1981 al 1996) capitano e colonna portante della Roma, che commenta così le reazioni dei tifosi giallorossi all'avvento del nuovo allenatore Luis Enrique:
"Sono sincero: quando mi guardo in giro e vedo tutta questa esaltazione per Luis Enrique, non capisco. Per carità, è un allenatore serio, preparato, ma quello che vorrebbe fare, la Roma lo ha già fatto 20 anni fa: è un film che abbiamo già visto. Chi è stato veramente grande è Liedholm: lui e Sacchi portarono in Italia il calcio a zona che nessuno praticava. Questa sì è bravura".
L'ex centrocampista giallorosso, soprannominato "il Principe", parla anche del suo passato, a cominciare dal mancato trasferimento alla Juventus:
"Arrivò un'offerta importante e allora il presidente Viola mi chiamò e mi disse: mi raccomando, voglio che tu rimanga con noi a vita. Accettai senza pensarci un attimo, ma certo guardandomi indietro a distanza di tanti anni avrei potuto giocarmi quella carta in modo migliore, soprattutto in un secondo momento".
E, sempre sulla Juventus e i presunti aiuti arbitrali che la squadra bianconera avrebbe ricevuto, Giannini dichiara:
"Quando giochi non pensi che ci sia qualcosa di strano. Ma adesso, visto quel che è emerso negli ultimi anni, se ripenso al gol di Turone o al fallo laterale di Aldair a Torino, qualche dubbio mi viene".
Infine Giannini parla poi del suo rapporto con la partita più difficile da giocare: il derby:
"E' sempre stato la mia ossessione. Una volta, nel derby del novembre '92 finito 1-1, segnai il gol del vantaggio e partii in corsa verso la Curva Nord: volevo imitare Chinaglia facendo il gesto del dito alzato ai tifosi laziali, ma per fortuna arrivò Tempestilli e mi fermò. Un giocatore della Lazio che avrei portato alla Roma? Giordano. E' il calciatore più forte prodotto da quella società: straordinario".