La tribù del calcio
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La tribù del calcio, intervista a Claudio Garella – 25 gennaio 2013


Venerdì 25 gennaio 2013 su Premium Calcio a La tribù del calcio intervista esclusiva a Claudio Garella, l'ex portiere di Verona e Napoli, famoso per le parate con i piedi.

Domani, venerdì 25 gennaio 2013, in chiaro su Premium Calcio alle ore 23 ritorna La tribù del calcio, la rubrica curata da Paolo Ziliani per i veri appassionati di pallone. Nella puntata di domani un’intervista esclusiva a Claudio Garella.

L’ex portiere di Verona e Napoli, famoso per le parate con i piedi, dichiara:

Sono stato un portiere unico. L’Avvocato Agnelli una volta mi disse: “Tu sei il più forte del mondo, senza le mani». Mi criticavano tutti. Dicevano che ero sgraziato, brutto da vedere. Un giornalista mi disse che al massimo avrei potuto fare il cameriere o il pasticciere. Un giorno, quando giocavo nella Lazio, l’allora diesse Janich mi disse che me ne dovevo andare: gli risposi che sarei tornato in Serie A e ci sarei rimasto parecchio“.

Nell’estate del 1982, dopo 4 stagioni in B, il portiere torna in Serie A, con la maglia del Verona:

Ricordo che mister Bagnoli – dichiara Garella -, prima dell’esordio nella stagione dello Scudetto, ci riunì tutti e ci disse che aveva paura di retrocedere. Invece, mai vista una squadra così unita: dopo le partite uscivamo tutti insieme. È stato un campionato come non ne vedremo mai più: con Platini e Zico, Maradona e altri campioni. Nessuno può rendersi conto di cosa significhi per un portiere giocare contro giocatori di quel calibro: ogni punizione, ogni calcio d’angolo era uno spavento. In quei tempi io diventai ‘Garellik’ grazie ad un giornalista di Verona che mi paragonò a Diabolik. E quel che fece il Verona nel 1985 non l’hai mai fatto nessuno. Sento parlare di miracoli Fiorentina, Udinese, Lazio. Ma anche se vincessero lo Scudetto sarebbero imparagonabili. Solo se lo vincesse il Siena, o il Catania, allora potrebbero dire di aver fatto come noi“.

Invece, a proposito degli anni al Napoli, Garella dichiara:

Io volevo giocare col più forte giocatore del mondo. Voi vedevate Maradona solo la domenica, noi invece tutta la settimana. Era un genio, uno così non esisterà mai più. Se lo sfidavi era capace di star lì delle ore. Una volta a Genova lo provocai durante la rifinitura e me la vidi brutta. Non mi mandava più via: erano tutti sul pullman e lui continuava a calciare punizioni per farmi gol. Quando vincemmo lo Scudetto, che a Napoli aspettavano da sempre, mi ricordo la gente che piangeva: il nostro pullman era seppellito da quella felicità, avevamo paura di non uscirne vivi“.

Nella stagione ’87-’88, quando il Milan all’ultimo sorpassa e soffia al Napoli il secondo Scudetto, nell’ambiente calcistico si parla di scommesse, di Camorra e di doping:

Io non ho mai visto fare iniezioni – conclude Garella -, non ho mai visto una flebo nel mio spogliatoio e non so cosa sia la Camorra. Non dico che non siano esistite, ma io non ho mai visto niente di tutto ciò. Noi del nord avevamo famiglia e se avessimo anche solo avvertito certe cose avremmo preso la macchina e ce ne saremmo tornati a casa. Il Milan meritò quello scudetto, mi ricordo la freschezza che avevano. Mentre noi, semplicemente, non ne avevamo più“.

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