La Madre: l’Amore di una Madre può diventare un pericolo
L'Aspetto del Terrore: il Design della Madre di Andy Muschietti.
di Redazione / 21.03.2013
Basato sull’acclamato corto che ha catturato la comunità cinefila nel 2008, La Madre – da oggi nelle sale italiane- è il primo lungometraggio realizzato dal regista di spot internazionali Andy Muschietti e sua sorella, la produttrice Barbara Muschietti. Girato nell’arco di un solo giorno nel 2006, il corto nasceva come semplice esercizio di stile, utile a Muschietti per dimostrare di essere in grado di creare non solo spot umoristici ma anche qualcosa di oscuro e tenebroso. In Mamà si raccontava la storia di due ragazzine, Victoria e Lilly intrappolate nella loro casa e terrorizzate da ‘qualcosa’ o ‘qualcuno’. Le abbiamo lasciate fuggire da una creatura spettrale conosciuta solo come “Mamma” che le insegue fino a quando le intrappola alla fine di un corridoio senza possibilità di nascondersi.
Andy Muschietti ha concepito l’aspetto visuale del personaggio della Madre “Come un quadro di Modigliani putrefatto”. Il regista, appassionato d’arte, si è ispirato allo stile “lowbrow”, meglio conosciuto come surrealismo pop, reso celebre dall’artista visuale americano, esperto di effetti speciali ed animazione digitale Chet Zar.
Alle stesse premesse in ogni singolo fotogramma nella scelta dei colori, dello stile e dei dettagli de La Madre si sono attenuti anche il Direttore della Fotografia Antonio Riestra, la scenografa Anastasia Masaro, ed il costumista Luis Sequeira. La produzione del film ha avuto inizio nell’autunno del 2011 presso i Pinewood Studios di Toronto e dintorni, che ha offerto ai realizzatori la possibilità di costruire i set, ed adattare i luoghi esistenti alla sceneggiatura.
L’allestimento del set de La Madre capace di infondere paura, è stato particolarmente complicato perchè gran parte dell’azione si svolge in un’ anonima casa di periferia. Anche la baracca abbandonata nel bosco è un esempio di architettura che risale agli anni 50, e non i soliti scenari del castello inquietante o del un palazzo diroccato comunemente usati per questo genere di film. I set non solo dovevano essere reali, ma dovevano riportare il pubblico in luoghi abituali dove avrebbero potuto proiettare le loro peggiori paure. La scenografa della produzione, Masaro insieme al suo team sono stati incaricati dai Muschietti di realizzare quello che Barbara definisce un aspetto “di poco effetto ma marcio“.
La Masaro quindi ha optato per tonalità scure: i marroni ed i neri per l’universo che circonda la Madre, con la muffa sulle pareti dove appare, e nel guardaroba delle bambine, e sui regali che fa alle figlie. Il mondo delle due bambine al di là della foresta, invece è ampliato da colori brillanti come giallo, blu e verde: la loro stanza in casa di Lucas ed Annabel, così come la camera da letto dell’istituto gestito dal dott. Dreyfus doveva essere invitante a misura di bambino, escludendo tuttavia le tonalità più intense che avrebbero contrastato con la scenografia del resto del film.
Per questi spazi, la Masaro ha usato colori brillanti con tonalità ‘sporche’, che il direttore della fotografia Riestra successivamente ha ulteriormente attenuato. Per il resto del film sono state usate tonalità fangose, per creare atmosfere cupe e tetre volute da Andy Muschietti, e che riportano continuamente alla mente che la Madre defunta è onnipresente.
Del Toro condivide le scelte volute da Andy Muschietti per accumulare tensione nel film, nel non mostrare totalmente, o meglio, lasciare intravedere il personaggio del titolo nelle prime apparizioni. Del Toro a tal proposito afferma: “E’ più spaventoso non vedere piuttosto che vedere totalmente, oppure immaginare ciò che è stato visto. La Madre è visibile quanto basta per essersi fatti un’idea, ma non così tanto da perdere il suo effetto intimidatorio“.
Il regista spiega le tecniche adottate insieme al direttore della fotografia Riestra per le riprese, che lo stesso Muschietti ammette di aver seguito e/o modificato in corso di produzione: “Un modo per generare tensione è nell’impedire al pubblico di vedere ciò che invece vorrebbe vedere, quindi andare contro un suo desiderio. Questo espediente, è frutto di cosiddetti movimenti ‘pigri della macchina da presa’, che strategicamente dà un’immagine soffusa dei personaggi, ed incute timore“.
Andy Muschietti è grato a Riestra per aver trovato le giuste inquadrature per il film, che hanno enfatizzato ed illuminato il personaggio in modo da attirare l’interesse visivo ed innalzare lo stato d’animo dello spettatore. La visione di Riestra per il film è cupa ma stilizzata; ha evidenziato i dettagli nei momenti salienti, come ad esempio mette in evidenza la pelle dei personaggi a dimostrazione delle loro reazioni di fronte a ciò che hanno – o non hanno- visto.
Barbara Muschietti afferma entusiasta che Riestra – che ha già collaborato con il team dei due fratelli durante le riprese di alcuni spot pubblicitari – “ha dipinto l’intero film con la giusta atmosfera: estetica e visiva“.
Per completare ulteriormente le scene, Andy Muschietti ha sottoposto Javier Botet ad una serie di prove fisiche, al fine di osservare i movimenti utili al personaggio. Insieme, hanno trovato il giusto compromesso tra effetti digitali, protesi ed i movimenti dell’attore. La paura è generata dalla fisicità della Madre, completata dagli effetti speciali e dalle protesi.
Il team del rinomato studio ‘Mr X’ che si occupa di effetti speciali, guidato da Edward Taylor si è occupato di dare un’immagine iper-realistica ai capelli della Madre, mentre il team spagnolo vincitore dell’Oscar per il trucco di Monte Ribé e David Martí della DDT Effects, hanno confezionato le protesi che allungano il collo e le dita di Botet, nonché distorto il suo volto fino a renderlo mostruoso.
Del Toro, di consolidata esperienza nell’utilizzo degli effetti speciali, ha suggerito ai fratelli Muschietti la DDT. Commenta: “Mi fido ciecamente di loro: da La Spina del Diavolo, Il Labirinto del Fauno, Hellboy, The Orphanage… li reputo una delle migliori squadre di protesi per gli effetti speciali al mondo, e credo, di sempre. Sono una coppia di geni, e sapevo che avrebbero interpretato perfettamente l’ immagine che Andy aveva della Madre“.
Il costumista Luis Sequeira ha dato corpo alle idee di Andy, ed ha cucito il vestito fluente della Madre in modo che rispecchiasse i suoi capelli fluttuanti digitali – il che non è stato facile visto che i capelli ancora non erano stati creati e l’attore girava con una cuffia in testa.
Poiché la Madre cammina, vola, cresce e muta in tutto il film, Sequeira ha dovuto creare 15 versioni dell’abito. Ogni abito è stato cucito a mano e tinto per apparire perfettamente scena dopo scena come un vestito unico, con una lungo strascico.
La produzione si è conclusa, del Toro riassume, a nome della squadra di realizzatori con cui ha condiviso l’intero processo della trasformazione del corto Mamà di sei anni fa: “La forza più potente dell’universo è l’amore materno, ma se qualcosa va storto, genera una terribile sorta di orrore“.