L'ultima ruota del carro: intervista ad Elio Germano
L'ultima ruota del carro: intervista ad Elio Germano

L’ultima ruota del carro: intervista a Ricky Memphis


Intervista a Ricky Memphis, tra i protagonisti del film L'ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi.

Vi proponiamo l'intervista fatta ad Ricky Memphis, uno dei protagonisti del film L'ultima ruota del carro, diretto da Giovanni Veronesi, in uscita il 14 novembre al cinema.

Che cosa le è piaciuto di più in questo progetto?
Sono rimasto subito affascinato dalla storia e dai personaggi, sia da quello del protagonista (interpretato da un Elio Germano strepitoso), sia dal mio, il suo amico Giacinto, tipico rappresentante di una certa epoca. Anche Giacinto non si arrende all'idea di essere un'ultima ruota del carro, vuole emergere e svoltare – come si dice a Roma – e per farlo non si ferma di fronte a niente, nemmeno di fronte all'illegalità. Rappresenta tanta gente che si agita, briga, annaspa e cerca di restare in piedi con ogni mezzo, ma in fondo rimane un disperato che cerca di restare a galla in ogni modo: per questo ho cercato di trovare in lui anche un lato poetico.

Non è un uomo senza scrupoli morali, un personaggio completamente negativo?
A me fa simpatia, anzi quasi pena: è un tipico italiano del suo tempo che briga e arraffa senza arrivare mai da nessuna parte; viene usato un po' da tutti, pensa di aver risolto la sua vita quando si ritrova ad andare al lavoro in ufficio vestito con giacca e cravatta, è portato a minimizzare sempre e comunque le conseguenze dei propri comportamenti truffaldini e coinvolge più di una volta Ernesto in avventure e affari improbabili. Ma in fondo è molto legato a lui e alla sua famiglia, gli vuole bene davvero. Giacinto crede di essere scaltro, e spesso lo è, ma quelli che gli girano intorno sono molto più furbi di lui, veri e propri squali. È un tipo invadente, irruento, di scarsa sensibilità e di pochi scrupoli; non si ferma di fronte a niente, è sarcastico, porta con sé insomma tutta una serie di difetti che al cinema hanno sempre fatto ridere… i nostri grandi attori brillanti del passato con questi cattive qualità hanno dato vita a film meravigliosi. L'idea di base di Veronesi credo sia stata – in linea con le nostre migliori commedie di costume – quella di mettere in evidenza come i difetti e la drittaggine, oltre che divertire, possano sconfinare nella delinquenza vera e propria.

Che rapporto si è creato con Giovanni Veronesi, c'è stata la possibilità di arricchire le scene sul set andando al di là del copione?
Giovanni mi ha raccontato la sua storia e il modo in cui intendeva portarla in scena, poi me l'ha fatta leggere e in seguito ha incontrato varie volte sia me che Elio Germano per spiegarci come avrebbe voluto che ci accostassimo ai nostri caratteri. Ha rappresentato per me una bellissima sorpresa, mi si è rivelato non solo come un grande regista ma anche come una bella persona a livello umano: è molto simpatico, con lui ho riso tantissimo. Sul suo set è completamente padrone della situazione, sa sempre bene quello che vuole o non vuole, e comunica a tutti questa sicurezza. E poi è ironico e cinico, ha il dono naturale di una grande carica istrionica. Lo diverte molto recitare l'atteggiamento caustico, la cattiveria sferzante da toscanaccio. È capace di raccontare numerosi aneddoti con dei tempi comici perfetti: potrebbe fare benissimo l'attore comico insomma.

Come si è trovato con Elio Germano ed Alessandra Mastronardi?
Molto bene, non li conoscevo personalmente, ma tra noi è nato presto un ottimo rapporto fatto di rispetto reciproco e di grandi risate. Su questo set ho avuto la fortuna di incontrare compagni di lavoro che erano non solo dei grandi professionisti, ma anche persone piacevoli e semplici, nel senso migliore della parola. Questa è stata una bellissima sorpresa perché in genere gli attori non sono affatto semplici. Elio è un tipo aperto, ma in modo riservato. Inoltre è un attore completo, un talento assoluto: lo avevo visto e apprezzato al cinema, e quando lo vedevo così bravo nei suoi film pensavo che fosse uno di quelli interpreti concentrati al massimo tipo Robert De Niro… invece ho scoperto che ride e scherza volentieri con tutti sino ad un attimo prima del ciak: appena il regista chiede di girare lui si trasforma e si immedesima pienamente nel suo personaggio. È un attore in grado di fare il suo mestiere alla grande senza troppi intellettualismi, e porta sempre a casa un gran risultato. Alessandra Mastronardi, poi, si è rivelata una persona deliziosa e una grande attrice, sembrava che ci conoscessimo da sempre: tra noi ci siamo subito sentiti a casa, perfettamente a nostro agio.

Si tratta secondo lei si una commedia insolita nel panorama italiano?
È il racconto di quaranta anni del nostro Paese visti dagli occhi di uno degli ultimi, è una storia descritta con l'ironia propria delle persone semplici messe di fronte ad eventi più grandi di loro, e rappresenta secondo me un raro esempio di cinema di qualità in grado di far ridere, pensare, commuovere ed appassionare. Abbiamo avuto la fortuna di poter contare sulla grande professionalità di un cast e di una troupe di grande livello che hanno dato il massimo per realizzare nel migliore dei modi un film obiettivamente faticoso e non semplice. Elio ed Alessandra, ad esempio, si sono rivelati due mostri di professionalità, sottoponendosi sempre con grande pazienza e grande serenità a certe sedute di trucco lunghe e complicate: non so come abbiano fatto a sopportarle quasi ogni giorno, io ho dovuto subire 4 ore di trucco una volta sola ed è stato terribile…

L’ultima ruota del carro
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