L'attrice Kasia Smutniak debutta alla regia con MUR, un documentario girato tra Polonia e Bielorussia per condividere il racconto più personale che abbia mai fatto.
Una delle attrici del cinema italiano più in voga negli ultimi anni è l’attrice e modella polacca Kasia Smutniak, che dopo aver vinto un concorso di bellezza in Polonia inizia a lavorare come modella in molti Paesi del mondo tra cui anche l’Italia che sarà il posto dove troverà l’amore e la fama nel mondo cinematografico. Diventata il volto della Tim in una serie di campagne promozionali andate in onda nel 2002, esordisce come attrice due anni prima nel 2000 prendendo parte alla pellicola Al momento giusto per poi tornare davanti la macchina da presa nel 2003 nel film di Giorgio Panariello Radio West. Proprio qui, la Smutniak, conoscerà Pietro Taricone, ex concorrente della prima edizione del Grande Fratello e successivamente attore che diventerà il suo compagno fino al 2010, anno in cui muore dopo un errore nell’atterraggio col paracadute. Successivamente, l’attrice si lega al produttore Domenico Procacci e recita in altri film italiani prendendo parte anche a fiction tv e a serie che hanno un forte impatto a livello internazionale come Diavoli e Domina, dove interpreta la protagonista della serie, Livia Drusilla, consorte dell’imperatore romano Augusto. Grazie al suo talento, Kasia Smutniak, viene candidata due volte al David di Donatello e vince un Nastro d’argento e un Golden Globe per la pellicola Nelle tue mani di Peter Del Monte.
Dopo aver intrapreso una ricca carriera da attrice, che intende proseguire, Kasia Smutniak ha annunciato con un post su Instagram il suo debutto alla regia con un progetto dal titolo MUR, prodotto da lei stessa insieme alla Fandango. Realizzato durante il 2022 tra la Polonia e la Bielorussia, il documentario mostra un viaggio attraverso il muro di 186 km che è costituito al confine tra i due Paesi. Il motivo dell’esistenza di questo muro è quello di respingere i migranti in cerca di una nuova casa in seguito alla caduta di Kabul. L’attrice è nata proprio in uno di questi due Paesi, in Polonia, nel 1979, e ha scelto di raccontare nel film storie di persone impaurite e in costante pericolo di vita, anche proprio durante le riprese fatte con degli smartphone, per condividere i traumi che barriere come il muro che il governo polacco ha costruito ai confini con la Bielorussia lasciano nelle persone.
Proprio al centro del documentario MUR della Smutniak c’è il tema del muro, di quella barriera che si eleva di 6 metri in altezza e lunga 180 chilometri fatta di metallo e con sfilo spinato con lo scopo di fermare i rifugiati. Con uno scatto fotografico condiviso sul suo profilo Instagram (@lasmutniak), l’attrice ha condiviso questo suo progetto, del quale ha parlato in maniera approfondita nell’intervista rilasciata all’EspressoMagazine. L’attrice, ora anche regista, ha detto di aver sentito l’esigenza di mettere in pausa la lettura di sceneggiature per cambiare registro e mettersi in prima linea per raccontare qualcosa di molto personale, prendendosi tutte le conseguenze che questa pausa dal ruolo di attrice avrebbe potuto avere sul suo futuro artistico. Da tempo, come lei stessa ammette, sentiva che quello che la circondava era più interessante di quello che i personaggi che interpretava raccontavano. Le storie che raccontavano le pellicole dove era presente non le davano più alcuna emozione e ha voluto concentrarsi su un’unica storia che l’eccitava, quella che viveva in quel momento e che parlava di qualcosa che per lei era urgente raccontare. Così è nato MUR, un documentario che ha come intento quello di far conoscere la storia dei rifugiati e del problema del muro tra Polonia e Bierlorussia. Per l’attrice, regista di questo progetto, si tratta di un racconto folle, istintivo e difficile, il “più personale che abbia mai fatto”.
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