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Iris: Paolo Mieli introduce Intrigo a Berlino per la rassegna Se questo è un uomo

Paolo Mieli introduce Intrigo a Berlino del premio Oscar Steven Soderbergh per la rassegna Se questo è un uomo, su Iris mercoledì 17 aprile 2013.

Proseguono gli appuntamenti con Paolo Mieli e la retrospettiva di Iris dedicata al racconto delle atrocità della guerra “Se questo è un uomo”. Domani, mercoledì 17 aprile, in prima serata su Iris, è la volta del film diretto dal premio Oscar Steven Soderbergh, Intrigo a Berlino. Nel cast, George Clooney, Cate Blanchett, Tobey Maguire e Beau Bridges.

“La seconda metà del Novecento, nel mondo, è stata un passaggio tra un ‘Guerra calda’ combattuta e una ‘Guerra fredda’ che ha provocato un minor numero di morti, ma che ha avuto le dimensioni di una lunga e quasi interminabile guerra. Si può dire che sia finita solo nel 1989, con il crollo del muro di Berlino.”.

“La posta in gioco di questo passaggio è quella descritta in ‘Intrigo a Berlino'”, spiega Paolo Mieli. “La Germania, battuta, aveva delle tecniche di armamento, di ricerca scientifica, di chimica, da paese molto moderno – forse il più moderno del mondo – e sia i russi che gli americani volevano mettere le mani su questo patrimonio. Questo significava ingraziarsi ex rappresentanti della Germania, nazisti, o fare fuori quelli che si erano ingraziati i nemici.”.

“Il Tribunale di Norimberga doveva condannare tutti coloro che, con posizioni di responsabilità, avevano avuto a che fare col Nazismo. Dall’altra parte, i servizi segreti del campo comunista e del campo occidentale – prosegue Mieli – dovevano cercare di comprarsi, di salvare la vita, di trovare un nuovo destino, a molte personalità della Germania nazista.”.

“Questa situazione implicava problemi morali di grande entità: da una parte si celebrava una sorta di giustizia al cospetto dell’umanità e dall’altra si violava quella giustizia senza guardare a chi era compromesso o no con i delitti, badando solo all’efficacia.”.

“In quella stagione – conclude Mieli – questi problemi si posero in maniera particolarmente sensibile. Erano gli anni delle grandi comunicazioni di massa, la gente sentiva la radio, vedeva i cinegiornali, la stampa era più libera di scrivere di questi temi e le complicate vicende, come quelle raccontate in ‘Intrigo a Berlino’, si vivevano quasi al cospetto di tutto il mondo.”.

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