Iris: il mito Bruce Lee a Storie di Cinema
Il mito di Bruce Lee è riletto da Tatti Sanguineti assieme a Roger Garcia, direttore dell'Hong Kong Film Festival e più importante critico cinematografico asiatico. Su Iris, martedì 28 maggio 2013.
di Redazione / 27.05.2013
Nel nuovo appuntamento con "Storie di Cinema" in onda su Iris, martedì 28 maggio 2013, in seconda serata, il mito di Bruce Lee è riletto da Sanguineti assieme a Roger Garcia, direttore dell'Hong Kong Film Festival e più importante critico cinematografico asiatico.
"Bruce Lee era amato e famoso perché i personaggi dei suoi film erano anticolonialisti e antimperialisti. Lee picchiava i boss e difendeva i lavoratori, e il suo modo di combattere e di pensare convinse la gente a ribellarsi contro il potere dell'epoca".
L'attore Law Kar-ying (frequentatore del Centro Sperimentale di Roma negli Anni '60 e '70 e cameriere nel ristorante dove Lee ha girato scene de "L'urlo di Chen terrorizza anche l'Occidente") è uno dei testimoni 'chiave' chiamati da Tatti Sanguineti a dare conto dell'importanza sulla scena mediatica internazionale dell'attore, artista marziale, filosofo, regista, sceneggiatore e produttore statunitense di origini cinesi Bruce Lee.
"Bruce Lee si guadagnò il rispetto di attori come Steve McQueen e James Coburn: gli riconobbero lo status di 'star', esattamente come lo erano loro. Per tutti i connazionali che erano in America, invece, l'attore divenne un "Chinese Leading Man". Lee è stata la prima vera star internazionale cinese", spiega il critico cinese Garcia.
Secondo Sanguineti "pur facendo la spola fra Hong Kong e Hollywood, Bruce Lee era essenzialmente un personaggio americano: un ribelle come James Dean, un ex pugile come Sylvester Stallone, un gladiatore del Colosseo come Russel Crowe".
Nei film di Lee, inconfondibile su tutto è la pratica del "'Jeet Kune DO', ovvero la lotta 'stile Bruce Lee', uno stile senza stile, una tecnica senza tecnica, un misto di boxe occidentale, karate e judo" chiosa Sanguineti. Lotta che, chiarisce Garcia, "era orizzontale, mentre quella di King Hu e di Zang Ymou o di Tarantino, con i trampoli o con i cavi d'acciaio, è oggi diventata verticale".
"Nessuna star ebbe una vita postuma ricca come quella di Bruce Lee: film incompleti e di montaggio, film bufale fatte di qua e di là dall'Oceano. Un vero e proprio trionfo di sosia più o meno somiglianti, con immagini che virano in negativo, controluce, fantocci, maschere, totali, duelli con pelli di leone, cripte, elicotteri che rubano bare e storie di questo tipo", prosegue Sanguineti.
E la leggenda su Lee si completa proprio con la morte del protagonista: "Per cercare di alleviare una forte emicrania, Lee assume un analgesico. Ma l'uomo si addormenta senza più svegliarsi: le cause sono ancora oggi oggetto di discussione". "L'opinione preliminare del neurochirurgo Peter Wu – conclude Sanguineti – fu che la causa del decesso dovesse essere attribuita ad una reazione alla cannabis o all'analgesico ingerito, ma in seguito ritrattò".
Di certo c'è solo l'età in cui Bruce Lee è morto: 32 anni.