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Intervista a Thomas Sadoski, il Don Keefer di The Newsroom

Abbiamo incontrato Thomas Sadoski al Roma Fiction Fest 2013, e l'attore di The Newsroom, affiancato dalla moglie Kimberly Hope, ha risposto alle nostre domande.

Quando entra nella minuscola saletta stampa dell'Auditorium Parco della Musica, Thomas Sadoski sembra essere un tutt'uno con il personaggio che interpreta in The Newsroom, l'ultima "creatura" seriale di Aaron Sorkin. Con la sua camicia a quadri e l'aria un po' beffarda, l'interprete americano sfoggia continui sorrisi e ha l'aria di divertirsi un mondo, godendosi il sole romano di una giornata di inizio Ottobre.

Nella stanza con noi c'è anche sua moglie Kimberly Hope, una famosa casting director americana. Quando gli viene chiesto se abbia mai aiutato in qualche modo la sua consorte durante i casting, Thomas ride e spiega:

"Mia moglie è più brava nel suo lavoro di quanto io lo sia nel mioQuindi non penso che le sia mai servito il mio aiuto. Anzi; molto spesso è lei che mi aiuta, che mi ascolta e mi da consigli per evitare di cadere in qualche trappola. Diciamo che lei è la mia personale rilevatrice di stupidaggini. A parte questo, Kimberly è davvero brava nel suo lavoro e non ha bisogno di certo del mio aiuto. E vi assicuro che avrei dato la stessa risposta anche se lei non fosse qui presente".

Vedendolo così a suo agio, la prima domanda che salta fuori è se il Fiction Fest 2013 rappresentasse la sua prima volta in Italia. 

"No, è la seconda. La mia prima volta fu qualche anno fa. Andai in Toscana e ci rimasi per due settimane. Piovve tutto il tempo e faceva freddo. Ero in vacanza… Ero impegnato in 'The Bridge Project' quando ci dissero che avevamo due settimane di vacanza. Così chiesi dove potessimo andare e mi dissero la Toscana. Solo che piovve davvero tutto il tempo. Forse sarebbe stato meglio andare in Jamaica. Comunque è la prima volta che vengo a Roma, e sono contentissimo. Amo l'Italia, è un paese davvero bellissimo".

Dopo i primi convenevoli, chiediamo a Thomas del suo rapporto con il teatro. L'attore, infatti, che si è laureato a New York, ha alle spalle una pluriennale esperienza teatrale, che l'ha portato a calcare le scene di numerose produzioni di Broadway e sul come questo bagaglio culturale l'abbia aiutato nella costruzione del personaggio di Don. "Il mio cuore apparterrà sempre al teatro," spiega, con voce quasi sognante.

"Il teatro è il mio primo amore e lo rimarrà. Però ho sempre voluto provare nuovi media – la televisione e ora anche il cinema – e sono curioso di vedere come andrà a finire. Il fatto è che teatro e televisione (o cinema) sono cose diverse. Parte della gioia di recitare in teatro è che c'è sempre qualcosa di magico … la gente in sala, l'immediatezza della comunicazione … il fatto che tu sia lì a raccontare una storia. Il teatro, per me, ha qualcosa di più primitivo. Insomma, immagino gli uomini preistorici una volta usciti dalle loro caverne che, dopo aver dato sfogo ai loro istinti primordiali, si siedono intorno al fuoco e raccontano storie. Ecco perchè uno show come The Newsroom mi ha interessato sin da subito. Perchè è come se simulasse tutto questo. Perciò la mia transizione tra il teatro e la televisione è stato molto gentile. Questo anche grazie ad Aaron Sorkin che ha scritto una sceneggiatura molto teatrale". 

Il vero punto centrale di The Newsroom però è il giornalismo, l'arte di dare notizie al mondo e Thomas Sadoski si mostra felice di come la seria sia andata in patria, e del forte riscontro degli addetti ai lavori.

 "Sono stato contattato da persone che lavorano in questo campo. Giornalisti, produttori, anchorman. I riscontri che ho avuto sono sempre stati positivi e … be' è stata una gioia avere tutti questi feedback dagli addetti ai lavori. Ci sono persone che ci hanno anche fatto i complimenti per le questioni spinose legate al giornalismo che abbiamo messo in scena. Ci hanno detto – Ci sono questi problemi e avete fatto bene a mostrarli -. E' stata una cosa fantastica. E per me è stato bello prendere parte ad un dibattito tanto importante come quello legato al giornalismo". 

Quando poi però gli viene chiesto un'opinione sul quale sarà il futuro della professione, Thomas risponde:

"Innanzitutto io non sono un vero giornalista. Il fatto che io lo interpreti in tv non vuol dire che poi posso andare in giro ad aprire la bocca su qualcosa che non conosco benissimo. E' come chiedere a George Clooney di fare un intervento solo perchè ha preso parte a E.R. Però devo ammettere che amo l'idea stessa del giornalismo".

Il giornalismo – o l'idea del giornalismo – che sta al centro dello show si basa soprattutto su eventi realmente accaduti nel mondo, come l'attacco dell'11 Settembre, la cattura di Osama Bin Laden oppure la rivolta in Egitto. Sono fatti che hanno cambiato per sempre il volto del mondo e che The Newsroom tratta a posteriori; qualcosa che viene preso dal passato più prossimo e ricostruito per dare anche un senso di credibilità alla serie. Ma cosa succede quando elementi che si credevano di fantasia, per così dire, poi si avverano nel mondo reale? Nella seconda stagione di The Newsroom si parla dell'utilizzo del gas sarin contro i civili. Un'azione infame che rispecchia quanto accaduto poco tempo fa in Siria. Thomas Sadoski allora parla di come si è sentito a riguardo:

"E' una di quelle cose che pensi non succederà mai. Di tutto quello che abbiamo raccontato in The Newsroom, questa è quella che speravo non succedesse mai. Invece purtroppo abbiamo visto che in Siria il gas è stato usato anche su donne e bambini. Ovviamente per noi non era importante dire che in qualche modo l'avevamo preventivato. Non ci importava di aver trattato un tema orribile come questo per primi. Noi vogliamo solo intrattenere, ma quando succedono queste cose … E' orribile. Veramente orribile". 

L'aria nella stanza si fa di colpo più cupa, ma quando viene detto a Thomas che la domanda successiva sarà più leggera lui tira un lungo sospiro di sollievo e ridendo ammette: "Okay, il mio colore preferito è il blu". Tra risate e applausi a Thomas invece viene chiesto se ha un qualche modello – anche cinematografico – inerente il mondo del giornalismo e della televisione. E l'interprete, senza un attimo di tentennamento risponde: "La ragazza del Venerdì, con Katharine Hepburn. Io sono un romantico senza speranze. Mi piace da morire il vecchio stile".

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