Durante l'anteprima a Los Angeles dell'ultimo capitolo di 'Indiana Jones', Harrison Ford ha parlato dell'addio al personaggio iconico
Più di quarant’anni fa – nel 1981 per la precisione – al cinema arrivava il film I predatori dell’arca perduta, primo capitolo della fortunata saga dedicata a Indiana Jones, l’avventuroso professore archeologo spesso impelagato coi nazisti per salvare reliquie e oggetti di valore inestimabile e nato dalla mente di George Lucas e Steven Spielberg. Lo scorso maggio, al Festival di Cannes, è stato presentato in anteprima mondiale Indiana Jones e Il quadrante del destino (Indiana Jones and the Dial of Destiny, in lingua originale), quinto capitolo della saga che ha un po’ il sapore di un addio.
Indiana Jones e il quadrante del destino – che in Italia uscirà il 28 giugno – trova il protagonista negli anni dell’allunaggio. Indy è invecchiato, ma soprattutto è invecchiato il suo spirito: mentre l’uomo è in grado di arrivare anche sulla Luna, Indiana Jones si rende conto che qualcosa è andato irrimediabilmente storto se uno scienziato nazista come Voller (Mads Mikkelsen) può lavorare per la NASA. Il tempo delle avventure, per l’archeologo, sembra essere giunto al termine, ma proprio quando è a un passo dal mettere via la sua frusta iconica, l’uomo viene “assunto” dalla figlioccia (la Phoebe Waller-Bridge di Fleabag), che lo coinvolge nella ricerca di un misterioso quadrante che avrebbe il potere di cambiare la storia e che, soprattutto, è di nuovo nel mirino dei nazisti, compreso Voller.
Durante l’anteprima di Indiana Jones e Il quadrante del destino che ha avuto luogo nell’assolata città di Los Angeles, Harrison Ford ha potuto parlare del personaggio iconico che ha reso indimenticabile la sua carriera e di cosa significhi dirgli addio. L’attore ha commentato la sua uscita dai panni di Indiana Jones durante un’intervista fatta sul red carpet di L.A. con il The Hollywood Reporter. Nelle sue parole c’è più riconoscenza che malinconia per la fine di questo capitolo della sua carriera. L’attore, con una riflessione molto razionale, ha spiegato:
“Non penso che sentirò la mancanza di qualcosa. Apprezzo tutte le opportunità che questo personaggio mi ha dato. Sono davvero molto grato e mi sono divertito per ben quarantadue anni mentre facevamo questi film. Il successo di questa saga mi ha dato davvero non solo la possibilità di soddisfare un pubblico vasto, ma mi ha dato soprattutto la libertà. Proprio a causa del loro successo, questi film mi hanno dato la libertà di muovermi nella professione che avevo scelto. E sono davvero riconoscente per questo. Sono riconoscente per tutto quello che mi è successo. Sono un ragazzo fortunato.”
Nel corso della stessa intervista anche Mad Mikkelsen ha ricordato gli ultimi giorni di Harrison Ford sul set, dicendo:
“Eravamo lì quando ha girato la sua ultima scena e siamo rimasti a guardarlo lassù, mentre veniva applaudito… Lui voleva andarsene e uscire da lì, ma allo stesso tempo avrebbe voluto rimanere per sempre. È stato alquanto meraviglioso da vedere.”
Anche il regista del film, James Mangold, ha parlato dell’importanza di avere Harrison Ford in questo ultimo film su Indiana Jones, spiegando che per lui era importante che il film fosse “qualcosa che avrebbe potuto rappresentare il tipo di integrità che l’eredità del suo lavoro rappresenta”.
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