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A Giffoni 49 Lucia Ocone, Stefano Accorsi, Ludovica Nasti, Elisa Del Genio, Daniele Silvestri, Stefano Fresi, Edoardo Leo

Dal Blue Carpet per Il Re Leone all'incontro con le protagoniste di L'Amica Geniale passando per il ritorno a Giffoni di Stefano Accorsi dopo vent'anni.

Tra gli ospiti della 49a edizione del Giffoni Film Festival, nella giornata di mercoledi 24 luglio: Lucia Ocone,  Stefano Accorsi, Ludovica Nasti, Elisa Del Genio, Daniele Silvestri, Stefano Fresi ed Edoardo Leo.

LUCIA OCONE A #GIFFONI49

"Far ridere è un dono, ma in questo mestiere serve tanta 'tigna' e tanto studio. Io me le ricordo le porte in faccia e i pianti che mi sono fatta tornando a casa, ma bisogna perseverare e studiare" dice l'attrice, cui viene chiesto se è il pubblico a essere cambiato o il modo di far divertire. "Fare comicità oggi non è più difficile, è diverso. Col web è cambiato il linguaggio della comicità, ora fatto di clip, di contenuti brevi: tra le ventenni, ad esempio, non vedo 'eredi' della tradizione delle imitazioni e delle parodie, propria del mio modo di far divertire, così come di Paola Cortellesi o Virginia Raffaele. Probabilmente per la comicità di oggi è un linguaggio superato".

Sul mondo del web, la Ocone dice: "Il web mi piace per alcuni versi, per altri lo trovo molto pericoloso: c'è tanta cattiveria e per molti è uno solo uno sfogatoio".

A ottobre Lucia Ocone sarà in sala in Se mi vuoi bene, nuovo film di Fausto Brizzi, trasposto da un suo romanzo, che vede Claudio Bisio protagonista: "Interpreto Loredana, una violoncellista single molto in stile 'Bridget Jones' e migliore amica di Bisio". Un ruolo scelto come tutti "d'istinto, in base a quel che mi diverte", dice la Ocone. Divertire è anche un ottimo modo per 'insegnare': "L'ironia è la chiave giusta per far arrivare i messaggi, anche i più seri, anzi soprattutto i più seri".

Ai jurors di #Giffoni49, dice: "Fate delle domande così intelligenti, surreali e divertenti che non ci credo che siete giovanissimi. Dite la verità: avete almeno 35 anni a testa, eh?".

STEFANO ACCORSI A #GIFFONI49

Nel 1999 era già stato a Giffoni, oggi Stefano Accorsi è tornato con un bagaglio di lavori raccolti in 20 anni. "Di questo Festival conservo sempre un ricordo bellissimo, qui trovai la semplicità del contatto e l'immediatezza", ha raccontato l'attore, premiato con l'Experience Awards. "È meravigliosa la contaminazione, trovarsi la sera a cena tutti insieme e raccontarsi senza limiti. Questo Festival ci dice a chiare lettere che la passione è fondamentale e diventa importante ogni giorno di più". 

Nel 1991 la sua prima volta al cinema, con Pupi Avati in Fratelli e sorelle. Poi ha preso parte a diversi film tra cui  Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni, L'ultimo bacio di Gabriele Muccino,  Le fate ignoranti Saturno Contro di Ferzan Özpetek. Riguardo il lavorare con quest'ultimo, Accorsi ha detto: "Ferzan è un fuoriclasse, artista e artigiano insieme: ha un approccio artistico alla materia mantenendo ben saldo quel contatto con il pubblicoTi propone un film solo se è veramente convinto che fa per te, è un mio caro amico anche se nel corso di tutti questi anni ci siamo spesso persi di vista ma quel filo che ci tiene legati rimane sempre saldo".

Accorsi con Ozpetek ha lavorato anche in La dea fortuna,  nelle sale dal prossimo 28 novembre, che torna a vestire i panni di uno scrittore gay: "Dopo aver letto il copione mi ha detto che non ci sarebbe stato il tempo di darsi delle risposte perché quello era il tempo delle domandeAveva ragione, non bisogna stare attenti a cercare le soluzioni perché a volte può essere utile avere un problema, rappresenta il cuore della creatività. La cosa più bella di questo film è che non ha tesi, non parte da teorie e preconcetti. È un sogno fatto da Ferzan Özpetek, messo in scena poi con una storia inedita e sorprendente".  E aggiunge sul tema del film: "La famiglia è il posto dove c'è l'amore.. La storia che un bambino deve stare dove ci sono una mamma e un papà non mi piace affatto, anche perché intorno a noi vedo ancora bambini che non sono felici e maltrattati. Conosco tanti figli di coppie omosessuali e sono bambini come tutti gli altri: dove c'è amore c'è la felicità e la famiglia è il luogo dell'amore. Il resto sono convenzioni". 

Accorsi ha parlato anche della serie 1992 di Sky Italia, cui seguirà prossimamente la serie 1993: "Con la serie 1992 ho dovuto avere tanta costanza, cinque anni di pazienza e lavoro costanteÈ stata una lavorazione lunga e complessa, ero partito con l'idea di fare una biografia televisiva su Berlusconi. Poi ho capito e mi hanno fatto capire che Mediaset e Rai non mi avrebbero mai permesso di farlo. Qualche produttore mi ha detto di no fino all'incontro con Sky. La prima serie ha appassionato molto, è stato un successo quasi inaspettato e adesso vi aspetta la terza serie che sarà quella più matura e convinta". 

Non si vedrà Stefano Accorsi nel sequel di The Young Pope, ma sul lavorare al fianco di Paolo Sorrentino ha detto: "È stato un privilegio, scrive in maniera sublime. Tutto è perfetto, ha il controllo totale del set cinematografico. Crea delle regole ferree, ma tutto questo favorisce la serenità. Si inventa cose che sono più vere della verità è riesce a raccontare l'essenza dei suoi personaggi: è tra quei registi di cui ti basta vedere quattro inquadrature per capire che si tratta di un suo film". 

Stefano Accorsi passerà dietro la macchina da persa? Non per il momento: "Mi chiedo spesso se c'è davvero questo bisogno di un altro regista che non si sa quanto bravo possa essere quando invece siamo circondati da professionisti di altissimo livello. Fare il regista è un mestiere specifico, sono pochi quegli attori che sono diventati davvero grandi in quelle vesti, mi viene da pensare a De Sica, Moretti, Allen, Eastwood. Certo, se si tratta di esigenze è giusto provare a farlo". 

Infine, Accorsi ha rivelato che sta lavorando a due serie che mostreranno un nuovo lato di sè: "Fate delle vostre passioni il vostro lavoro, soprattutto oggi che viviamo e vivete un momento profondamente difficile contraddistinto da una crisi globale che ha generato scontento e infelicità dove non è semplice immaginare quello che sarà. Respirate questa aria che fa bene al cuore, qui a Giffoni in mezzo a voi la speranza non smette di battere forte". 

LUDOVICA NASTI ED ELISA DEL GENIO A #GIFFONI49

Ludovica Nasti ed Elisa Del Genio hanno incontrato i jurors Generator +13, +16 e +18 del Giffoni 2019. Entrambe sono le protagoniste della prima stagione de L'Amica Geniale, serie Hbo-Rai Fiction e TimVision tratta dal caso editoriale firmato da Elena Ferrante.

Il progetto traspositivo è nato ancor prima che venissero pubblicati l'intera quadrilogia. "Abbiamo iniziato a immaginare il progetto già nel 2013 e il successo letterario ci ha aiutato a trovare un partner come HBO. Una prima volta per la Rai, ma una prima volta anche per la HBO, che mai prima de L'Amica Geniale aveva realizzato un prodotto non in lingua inglese e per di più in dialetto", ha precisato Eleonora Andreatta, Direttore Rai Fiction sul palco con le attrici per un saluto e protagonista di una Masterclass.

"Non è stato difficile interpretare Elena e Lila" concordano le due protagoniste. "Per prepararmi al ruolo ho chiesto a mia nonna, che quegli anni li ha vissuti" dice Ludovica, che sull'infanzia nel dopoguerra si è fatta una idea chiara: "Era più facile capire la vera amicizia: senza tv e senza telefoni si era più a contatto con le persone".

Chi tra Elena e Lila è la vera amica geniale? "Lo sono tutte e due. Lila sembra più decisa, ma poi è Elena quella davvero determinata. Insomma si danno il cambio. Poi ognuno leggendo il libro e vedendo la serie si è fatto un'opinione diversa, no?" dice la Nasti.

Meglio leggere il libro o vedere il film? "Bisogna fare tutti e due: il libro ti emoziona perché ti immagini i personaggi, mentre il film ti fa vivere le cose in maniera diversa" suggerisce Elisa.

Sophia Lorenha ispirato Ludovica,  e anche Millie Bobby Brown, la giovane 'Undici' di Stranger Things. Elisa si è ispirata a Josephine Petterson, protagonista della versione norvegese di Skam.

DANIELE SILVESTRI A #GIFFONI49

Il giornalista musicale Gino Castaldo e Daniele Silvestri hanno incontrato i Masterclassers Music&Radio di Giffoni 2019: "Abbiamo anche una cosa molto personale in comune: quando abbiamo iniziato, entrambi i nostri papà facevano gli autori per la tv. In comune abbiamo anche la fortuna, perché fare il lavoro per cui si ha passione è una delle fortune più grandi che ti possono capitare".

Daniele ha la passione per la musica da quando era bambino: "Nell'infanzia era un gioco individuale e continuo, poi nell'adolescenza è diventato socializzante. Ma ora ancora è tornato a divertirsi come da bambino, perché nella musica c'è qualcosa di istintivo, che va oltre il ragionamento, i contratti e le scadenze discografiche…"

Daniele è sempre innamorato delle persone e del mondo, e il suo ultimo album, La terra sotto i piedi, ne è la testimonianza: se in Acrobati denunciava la sua età mettendosi a distanza e guardando, nei 3 anni da quell'uscita discografica il mondo – non solo quello musicale – è andato avanti e lui è risceso per terra per raccontare quello che vede. Anche attraverso i suoi due figli di 16 e 17 anni, con gli occhi del padre. "Perché il mondo, nel suo cambiare tantissimo, ci ha regalato tante cose affascinanti: le piattaforme su internet, il mondo chiuso nel palmo di una mano, quella roba lì ci dà delle possibilità che nessun altro ha avuto prima. Questi cambiamenti hanno modificato i nostri giorni e forse anche il nostro fisico (le mani si adeguano al pollicione spolliciante); cambia il modo di essere adulti, di essere insegnanti. Cambiamenti affascinanti ma arrivati tutti senza istruzioni per l'uso. E siamo noi che dobbiamo metterci dentro rispetto, dignità, gli ideali più vecchi e più forti di sempre per riuscire a scrivere quel libretto delle istruzioni".

Non solo tematicamente, anche musicalmente Daniele non si riconosce né è riconducibile a uno stile preciso, a una scuola precisa. E questo che è il suo grande pregio ma anche il suo difetto, gli ha consentito negli anni di continuare a sperimentare, mettersi in discussione, anche fare errori… "Da ragazzino avevo questa grandissima passion  e avevo l'ambizione di andare avanti nonostante non fossi bravissimo, quindi nell'ostinazione ho trovato un mio modo e forse anche delle innovazioni per tutti: non sono un grande interprete, così ho dovuto scrivere in una maniera diversa, per poterci cantare sopra. Il modo di far salire uno sul palco a ballare a Sanremo… Se siamo veri in ciò che facciamo, se ci mettiamo dentro le cose che davvero amiamo, che ci fanno alzare dal letto la mattina, troviamo un nostro percorso sincero e magari anche innovativo".

E rispondendo a una domanda dei masterclassers sul come e dove nascano le sue canzoni, Silvestri regala anche un piccolo, importante ricordo personale ("Questa non l'ho mai detta neanche a te", dice ridendo rivolto a Castaldo): "Quando ho iniziato c'era un luogo che mi piaceva tanto, un albero sul lungotevere delle Vittorie, dove andavo a scrivere. Uscivo di casa con la chitarra, prendevo l'auto e andavo lì. Dieci anni dopo ho scoperto che mio padre andava sotto lo stesso albero a scrivere".

STEFANO FRESI ED EDOARDO LEO A #GIFFONI49

Dopo 25 anni dal cartoon originale, torna al cinema Il Re Leone in una nuova versione 'live action' il 21 agosto. Stefano Fresi e  Edoardo Leo hanno portato al Giffoni 2019 i retroscena e gli aneddoti legati al doppiaggio del duo di migliori amici di Simba (a cui presta la voce Marco Mengoni).

Fresi e Leo hanno percorso il blue carpet di #Giffoni49 sotto una pioggia di palloncini e coriandoli con il sottofondo della colonna sonora del film firmata da Hans Zimmer. Abbracciati alla versione peluche dei rispettivi alter ego animati, hanno incontrata poco prima la stampa, poi la premiere del film con i piccoli giurati.

"Quando io ero piccolo Giffoni era ancora in bianco e nero" scherza Edoardo Leo, raccontando di aver sentito parlare da anni del festival ma di aver davvero vissuto la magia dell'evento quando vi ha partecipato per la prima volta. Ricollegandosi al tema ambientale del Festival, ha fatto un appello: "Quello che ci tengo a dire è che la realtà del film esiste veramente, in Africa. E non sappiamo ancora per quanto il mondo immortalato in questi film, 'congelato' al 2019, continuerà a esistere. È compito nostro, vostro far rimanere quella natura immacolata, e sta a noi difenderla, altrimenti non la vedremo mai più". E sul Festival: "Quando ti dicono che Giffoni è pazzesco pensi che sia figo e basta, insomma un festival come gli altri. E invece no, appena ci metti piede ti rendi conto che è qualcosa di totalmente diverso dal resto e assolutamente cruciale al giorno d'oggi in cui cinema e cultura sembrano argomenti noiosi. Qui i ragazzi sono davvero appassionati ed entusiasti di incontrare gli artisti, il che mette decisamente in una condizione di responsabilità. Ricordo quando da bambino incontravo un artista e mi sembrava un faro. Ecco, non dico di esserlo, ma da persona molto attiva sui social cerco di stare attento al messaggio che propongo".

Per  Stefano Fresi  il tema 'Aria' di Giffoni 2019: "Parlare di aria con Pumbaa è pericoloso e per far rispondere lui non saprei bene dove posizionargli il microfono. Battute a parte, Giffoni mi è mancato molto in questi anni di assenza perché non ho mai ricevuto domande così intelligenti, i giurati sanno cose di me e del mio lavoro che neppure mia madre conosce, sono preparatissimi".

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