Filmmaker Festival 2020: Vincitori e Programma della 40 edizione
L'edizione numero 40 di Filmmaker Festival premia Ziyara di Simone Bitton, An Unusual Summer di Kamal Aljafari, Purple Sea di Amel Alzakout e Khaled Abdulwahed, Il secondo principio di Hans Liebschner di Stefano Testa, Io mi fermo qui di Emanuele Cantò, Lieder von zuhause di Laura Bianco.
di Redazione / 07.12.2020
Filmmaker compie quest'anno 40 anni. Il festival dedicato al cinema documentario e di ricerca, luogo di scoperta e osservatorio privilegiato di nuovi autori e nuovi linguaggi, è tornato dal 27 novembre al 6 dicembre con un'edizione speciale, interamente disponibile in streaming, con la premiazione dei vincitori domenica 6 dicembre trasmessa in diretta sui canali Facebook e YouTube di Filmmaker Festival. Se da un lato si augura di poter tornare presto dal vivo, incontrando il pubblico in sala, all'Arcobaleno e al Beltrade che lo hanno ospitato in questi anni, dall'altro Filmmaker è sicuro che l'edizione di quest'anno ha offerto l'occasione di incontrare – seppure da remoto – un pubblico nuovo, in tutta Italia.
Sette le sezioni in programma (Concorso Internazionale, Concorso Prospettive, Fuori Concorso, Fuori Formato, Moderns, Teatro sconfinato, Corrispondenze) per un totale di oltre 60 film provenienti da 20 paesi. A seguire il programma completo e i vincitori di Filmmaker Festival 40, visibile in streaming al costo di euro 9,90 euro.
I VINCITORI
La Giurie dei Concorsi Internazionale e Prospettive e la Giuria Giovani hanno assegnato i seguenti Premi.
CONCORSO INTERNAZIONALE FILMMAKER 2020
La Giuria composta da Luigi De Angelis (regista teatrale), Alessandro Rossetto (regista), Federica Villa (Università di Pavia) ha assegnato:
Premio FILMMAKER 2020 di 3000 euro
a Ziyara di Simone Bitton "per aver saputo ricostruire, tramite la dinamica emozionale di un viaggio antropologico, punteggiato di epifanie e incontri genuini, la memoria di una cartografia antica e di un tempo dove l'abbraccio attorno a un culto condiviso, nonostante le divisioni etniche e linguistiche, era non solo possibile, ma naturale e socialmente prezioso. Un film 'valigia', dallo sguardo nostalgico, amaro, che custodisce le sopravvivenze di un mondo destinato a essere perduto, irrimediabilmente separato e lontano."
Premio della Giuria 2020 di 1500€
a An Unusual Summer di Kamal Aljafari per: "Un perimetro ristretto di spazio osservato a lungo da una telecamera di sorveglianza diventa intenso ricordo di un passato recente ma ormai perduto, come l'albero di fico che non c'è più, e al contempo luogo di elezione dove tutto può accadere, dove l'attesa trova conforto nel conoscere e riconoscere via via fantasmi che diventano persone. Il materiale girato trova così un'altra via per tornare alla luce. Il supporto si trasforma, avvicinandosi all'umano. L'immagine, in principio orfana di un occhio che l'ha voluta, diventa sguardo che si affeziona a oggetti e a corpi. "
la Giuria composta dagli studenti Giulia Bona (IULM), Boris Cassanmagnago (Accademia di belle arti G. Carrara, Bergamo), Bianca Colleoni (Scuola Civica di Cinema L. Visconti), Christian Nirvana Damato (NABA), Rebecca D'Anastasio (Accademia di belle arti di Bergamo), Agnese Garabello (Civica L. Visconti), Margherita Montali (IULM), Emma Onesti (IULM), Letizia Salerno Pizzalis (Civica L. Visconti), Daniele Sacchi (Università Cattolica di Milano), Alberto Savi (Università di Bologna) ha assegnato:
Premio Giuria Giovani 2020 di 1500€
a Purple Sea di Amel Alzakout e Khaled Abdulwahed per "l'uso originale del dispositivo, fatto di immagini alla deriva, capaci di decostruire l'immaginario collettivo sul tema dei migranti in mare, offrendo una visione diversa da quella mediatica. Un punto di vista necessario, realizzato mediante riprese subacquee non intenzionali, rielaborate in un flusso di pensieri. Per la capacità di catapultare lo spettatore in prima persona nella tragicità dell'evento, sia attraverso l'immagine, sia attraverso la sua trascrizione sonora."
CONCORSO PROSPETTIVE 2020, RISERVATO AD AUTRICI E AUTORI ITALIANI UNDER 35
La Giuria composta da Valentina Andreoli (montatrice), Micol Roubini (regista), Nicola Curzio (critico) ha assegnato:
Premio Prospettive 2020 di 1500€
a Il secondo principio di Hans Liebschner di Stefano Testa per "Per aver saputo raccontare, con coerenza e rigore, attraverso un'ostinata ricerca in un archivio ritrovato, l'evolversi delle relazioni all'interno di un nucleo familiare che progressivamente perde la sua dimensione specifica e privata per abbracciarne una aperta a tutti, universale."
Premio della giuria di 1000€
a Io mi fermo qui di Emanuele Cantò per "l'abilità nell'aver costruito un dispositivo filmico capace di restituire con ironia, in maniera concisa ed efficace, la visione allucinata, distopica e pur drammaticamente vera del nostro presente."
Premio Movie People, di 5000€ in servizi tecnici
a Lieder von zuhause di Laura Bianco per "la sua capacità di avvicinarsi ai soggetti filmati con pudore, onestà e in maniera partecipata, senza compiacimento, riuscendo a restituire un ritratto sincero e intimo di due fratelli che si affacciano ad un mondo nuovo, complesso, tanto affascinante quanto pericoloso."
EVENTO SPECIALE – APERTURA
Apertura affidata a Guerra e pace, il film – già applaudito nel concorso Orizzonti alla Mostra di Venezia e prossimamente nelle sale con Istituto Luce Cinecittà – che ha segnato il ritorno al festival di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti: dal cinema delle origini agli smartphone di oggi, una riflessione sulle immagini che, come in un grande romanzo scandito in quattro capitoli (passato remoto, passato prossimo, presente e futuro), prova a ricomporre i frammenti della memoria visiva dai primi del Novecento a oggi.
CONCORSO INTERNAZIONALE
El año del descubrimiento di Luis López Carrasco e IMPA – La città di Diego Scarponi portano avanti un discorso puntuale sulla democrazia e sulla riappropriazione degli spazi (e) della memoria. Nel primo, un bar di Cartagena diventa una nuova agorà in cui punti di vista lontani e contraddittori riflettono sulle glorie olimpiche e i disordini sociali del 1992 spagnolo. Il secondo entra nella vita quotidiana della più antica fabbrica occupata argentina, una città dentro la città che è diventata scuola, compagnia teatrale, ambulatorio medico, laboratorio culturale e democratico. C'est Paris aussi di Lech Kowalski, rielaborazione documentaria di Un americano a Parigi, è invece un confronto fra marginalità apolidi tra un nativo americano e gli immigrati che vivono in povertà nei sobborghi della capitale francese. E poi Purple Sea di Amel Alzakout e Khaled Abdulwahed, film composto da immagini filmate dalla co-regista mentre il barcone su cui era in fuga dalla Siria si inabissava nel Mediterraneo. Unusual Summer di Kamal Aljafari è invece un mosaico di frammenti da una camera di sorveglianza che catturano le contraddizioni di un quartiere arabo in territorio israeliano. What Remains / Revisited è un viaggio nella memoria dei luoghi, testimoni silenziosi degli orrori della guerra in Bosnia, firmato da Clarissa Thieme.
Infine, l'identità come terreno ultimo di tutte le battaglie: come diritto all'autodeterminazione, allo sviluppo personale, alla memoria. In Petite fille, Sébastien Lifshitz affronta con delicatezza le questioni di genere attraverso la storia di Sasha, 7 anni, che ha sempre saputo di essere una bambina anche se nata in un corpo maschile. Makongo di Elvis Sabin Ngaïbino porta fra i pigmei Aka in Repubblica Centrafricana dove due ragazzi non rinunciano a lottare per il loro diritto all'educazione (proiezione in collaborazione con COE e FESCAAL). In Ziyara, Simone Bitton ritorna in Marocco, terra di origine della sua famiglia, sulle tracce di una cultura ebraica solo parzialmente sommersa dalle migrazioni e dalla Storia. È dunque sempre un confronto faccia a faccia con il mondo e con noi stessi, come quello fra una madre e il figlio eroinomane in Petit samedi della belgaPaloma Sermon Daï: fare breccia attraverso la crisi alla ricerca di un'umanità che resiste.
FUORI CONCORSO
Sette le proposte Fuori concorso di questa edizione.
Frederick Wiseman, già vincitore del Leone d'oro e dell'Oscar alla carriera, con il suo ultimo City Hall entra nel municipio di Boston per raccontare l'importanza delle istituzioni democratiche americane messe in pericola dalla presidenza Trump, contrapposta al discorso politico del sindaco democratico Martin Walsh. Jia Zhangke (Still Life; Il tocco del peccato), altro Leone d'oro, in Swimming Out Till the Sea Turns Blue ripercorre in diciotto capitoli la storia della Cina, intrecciando letteratura (con le opere di Jia Pingwa, Yu Hua, Liang Hong, Ma Feng) e cinema, e affermando la forza della parola come strumento per tramandare la memoria del Paese alle generazioni future.
Dopo la "carta bianca" di due anni fa, torna a Filmmaker Luca Guadagnino: il suo Fiori, Fiori, Fiori! è il diario intimo del suo viaggio in Sicilia nei mesi del lockdown, per ritrovare amici, luoghi, ricordi di quand'era bambino.
In collaborazione con Casa Testori e Micamera, il nuovo lavoro di Fatima Bianchi, L'Ouvert, personalissima riflessione sull'evento ancestrale del parto.
Luca Ferri di ritorno a Filmmaker con due nuovi lavori: La casa dell'amore, capitolo conclusivo (dopo Dulcinea e Pierino) della sua "trilogia dell'appartamento", segue l'incontro con Bianca Dolcemiele, prostituta trans milanese (poi al centro di un fatto di cronaca: ma questa è un'altra storia). E Sì, titolo di apertura di un nuovo ciclo di cinque film, dove sul nero dello schermo materiali d'archivio passano dalla retorica pubblicitaria casalinga a scene di caccia e scuoiamento di orsi polari (come in un sogno da cui è impossibile svegliarsi, un'apnea notturna postprandiale che pare uscita dal Safari di Ulrich Seidl), mentre in split screen le parole compongo una lettera di placido suicidio imminente.
Infine Zona/ di Andrea Caccia, che insieme agli studenti del corso audiovisivo dell'istituto Rosa Luxemburg, nel quartiere Olmi a Baggio di Milano, si interroga sul significato della vita in periferia. Lo fa attraverso le immagini filmate con i loro smartphone dai ragazzi, ma il progetto fatica a prendere forma, ogni testimonianza porta il racconto verso una direzione inedita, che rifugge le strutture narrative lineari, per condurci verso una sorta di arcipelago. Dove desideri di emancipazione, di normalità e famiglia, lasciano spazio a giornate vuote e nottate spese a ballare, tra assurde letture di Brecht, palestre di pugilato e polpette della nonna. Pesca e McDonald, karaoke e noia. Ognuno sulla propria isola, in attesa di scorgere all'orizzonte l'isola che non c'è.
CONCORSO PROSPETTIVE
La sezione Prospettive ha voluto essere un laboratorio di idee, un momento d'incontro e di scontro tra visioni e punti di vista desiderosi di mettersi in gioco, uno spazio che immaginiamo capace di stimolare riflessioni e provocazioni.
Il Covid ha messo tutti di fronte ad una nuova realtà che chiede di fare i conti con solitudini, paure, difficoltà a relazionarsi, e la memoria. Una realtà che ha portato a ripensare non solo il presente, ma le stesse abitudini e priorità che fino a oggi si sono considerate acquisite. Una realtà che per alcuni ha addirittura messo in dubbio la capacità della scienza di trovare una soluzione – proprio come non hanno fiducia nella scienza i pastori protagonisti de Il rito di Silvia Perra, che invece di rivolgersi ai medici per far guarire le loro pecore si affidano a misteriosi riti magici.
Nella realizzazione dei loro film in questo periodo, i giovani registi del concorso Prospettive hanno dovuto compiere un percorso quasi obbligato. Chiusi in casa, per smettere di guardarsi in uno specchio che trasmette immagini distorte, la sola possibilità era rivolgere lo sguardo verso l'esterno, verso le nostre finestre.
Hanno lavorato così Sofia Di Fina in Restate a casa, le strade e i palazzi di una Palermo desertificata; o Filippo Romanengo, studente della Civica di Cinema di Milano che insieme ai compagni in Quadri dalla quarantena mostra il quotidiano di quattro ragazzi in un tempo in attesa trasformato in set, e ritmato dalle dirette Skype o dai cartoni delle pizze che si accumulano.
Chiusi in casa anche i fratelli siriani raccontati da Laura Bianco in Lieder von zuhause mentre aspettano l'arrivo dei genitori dalla Siria; o la nonna di Astrid Ardenti, rinchiusa in una casa di riposo, con la memoria che la sta abbandonando, in Il tempo si distingue tra le tue mani.
E proprio il recupero della memoria è un altro dei temi affrontati dalla selezione. È da qui che cominciano i film di Stefano P. Testa e di Perla Sardella, Il secondo principio di Hans Liebschnere Le grand viveur, il primo alle prese con i filmini familiari, trovati per caso in un mercatino, di Hans Liebschner (soldato tedesco catturato in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, che nel campo di prigionia si innamora di un'italiana – Iole – e rimane in Italia insieme a lei) commentati da due dei suoi figli che non si parlano da anni; il secondo che lavora coi Super 8 del cineasta montanaro Mario Lorenzini, girati tra gli anni Sessanta e Settanta, in cui si narrano "uomini forti", e "eroi solitari". Ma come succede anche a Ilaria Pezone, che in Incedere + Retrocedere = Ascendere (Testamento) ragiona su se stessa, sul suo passato e sul suo presente, indagando sui grovigli del proprio "io".
La pandemia ha cambiato l'agire quotidiano, ma non i presupposti sui quali si basa la società: lo sfruttamento, per esempio, raccontato in Alo di Francesco Catanese e Chiara Valenzano, con i prospectors africani che scavano la terra per trovare pietre preziose che gli europei venderanno poi nelle loro gioiellerie; o i sinti di Piazzale Europa, a Pavia, raccontati da Andrea Sanarelli, Marta Innocenti, Eleonora Ferri e Mariano Beck, che non credono alla possibilità di avere strade con cui deviare dalla tradizione.
E poi la domanda che si fa il protagonista senza volto di dafne di Giulio Melani: "Chi siamo noi, noi umani nascosti?"
Tre, inoltre, i titoli fuori concorso: Blocconove di Léa Delbès, Federico Frefel e Michele Silva, l'amore tra Miriam e Kevin sullo sfondo delle Case Rosse di Niguarda; En ce moment di Serena Vittorini, storia d'amore tra due giovani donne (la regista e la sua compagna), in Belgio, durante il lockdown imposto dalla pandemia; e Covid Movie, il film coordinato da Yuri Ancarani con gli studenti del triennio di Arti Visive della NABA: un lavoro collettivo di reintrepretazione e racconto dell'esperienza del lockdown, che raccoglie sguardi diversi su un mondo diventato all'improvviso estraneo, mettendo alla prova alla prova stili, invenzioni, tempi degli immaginari.
FUORI FORMATO
Due i programmi di quest'anno, entrambi a cura di Tommaso Isabella: il primo dedicato a Johannes Gierlinger, il secondo a Antoinette Zwirchmayr, con cui, dopo gli omaggi a Peter Tscherkassky e Eve Heller, Johann Lurf, Siegfried Fruhauf, Kurt Kren, Friedl vom Gröller, Gerhard Friedl e grazie alla collaborazione del Forum austriaco di cultura a Milano prosegue la ricerca sulla sperimentazione cinematografica austriaca del passato e del presente. L'intento questa volta è quello di mettere in dialogo le opere di due giovani filmmaker tanto diversi nei loro rispettivi approcci quanto affini nella ricerca di forme riflessive ed enigmatiche che intreccino memoria e storia, autobiografia e saggio, allegoria del presente e immaginazione utopica. Sei i titoli di Antoinette Zwirchmayr che comprendono la sua Trilogie: Woran ich mich erinnere (Der Zuhälter und seine Trophäen; Josef – Täterprofil meines Vaters Josef – My Fathers Criminal Record; Im Schatten Der Utopie The Shadow Of Utopia). E poi: Haus und All; Jean Luc Nancy; Die seismische Form.
Cinque invece quelli di Johannes Gierlinger: A subsequent fulfilment of a pre-historic wish; Die Ordnung der Träume; In Platons Höhle?; Remapping the origins; Chawani, bashi?.
FILMMAKER MODERNS
Quattro i "moderns" a cui quest'anno Filmmaker ha rivolto la propria attenzione: in My Big-Assed Mother Tekla Taidelli per far "incontrare" Abel Ferrara e Charles Bukowski, nel centenario della nascita dello scrittore. Di più: Ferrara "diventa" Bukowski e fa un reading del suo racconto per una folla di avventori, mentre i personaggi prendono vita nelle immagini del film: un groviglio di corpi in una notte dentro una stanza squallida, fra vino e tentativi di irruzione della polizia – la messa in scena di una corrispondenza a distanza fra il lavoro del regista newyorkese e quello di Bukowski: contro i dogmi, anarchici, insofferenti al tentativo di imporre alle loro immagini una finalità prestabilita, alla ricerca dell'umano nei luoghi più inaspettati.
Prosegue l'esplorazione dell'universo di Francesco Ballo, con sei film brevi che spaziano dal 1969 di Milano dal Duomo ai giorni nostri. E ancora, un nuovo capitolo – il quarto, Un giro in giostra – delle Passeggiate di Mauro Santini, e Il silenzio del mondo di Riccardo Palladino, sperimentazione giocosa sul mezzo e la visione realizzata in 16mm.
TEATRO SCONFINATO
Nuova sezione, Teatro sconfinato per mettere in rilievo una linea di ricerca che Filmmaker segue con coerenza e curiosità da sempre, tra cinema, scena, performance e danza.
In Er, Marco Martinelli si concentra sul volto, la voce e il corpo di Ermanna Montanari: negli spettacoli e nelle avventure cinematografiche che passano sullo schermo va a comporsi una specie di storia soggettiva e sentimentale del Teatro delle Albee del sodalizio di Marco ed Ermanna.
Raffaele Rezzonico in A Time to Mend confronta il proprio sguardo con la performance di Flora Vannini, proponendo un'esperienza audiovisiva originale e potente.
Con il progetto Transfert per Kamera – realizzato e prodotto da Filmmaker con Santarcangelo Teatro e Riccione Teatro – cinque giovani documentaristi si sono misurati con altrettanti spettacoli messi in scena nell'estate 2020 a Santarcangelo. Il film che presentiamo è il risultato dell'incontro di Chiara Caterina con Benjamin Kahn, di Maria Giovanna Cicciari con Virgilio Sieni, di Riccardo Giacconi con El Conde de Torrefiel, di Enrico Maisto con Fanny&Alexander, di Leandro Picarella con ZimmerFrei, altrettante tessere del ritratto collettivo di una città che per una settimana si trasforma in un teatro, aperto, accogliente, politico.
WORKSHOP
Filmmaker con MFN – Milano Film Network e la collaborazione della Scuola civica di Cinema Luchino Visconti di Milano ha organizzato anche quest'anno alcune lezioni aperte all'interno del progetto In Progress Lab. Giovedì 26 novembre, Carlo Hintermann ha tenuto una lezione sulla progettazione del film, mentre da mercoledì 2 dicembre Massimo D'Anolfi e Martina Parenti sono stati al centro di tre conversazioni sul loro lavoro: dal tema della messa in forma del reale, alla peculiare organizzazione produttiva fino al rapporto con Massimo Mariani nella composizione della colonna sonora dei film.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 27 Novembre
L'edizione numero 40 di Filmmaker Festival ha preso il via venerdì 27 novembre alle 14:00 con l'evento speciale di apertura Guerra e pace di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, Covid Movie (Prospettive Fuori Concorso), il film coordinato da Yuri Ancarani con gli studenti del corso di video arte del Triennio in Pittura e Arti Visive di NABA, e Fiori, Fiori, Fiori! (Fuori Concorso) di Luca Guadagnino.
Guerra e pace – già applaudito nel concorso Orizzonti alla Mostra di Venezia e prossimamente nelle sale con Istituto Luce Cinecittà – ha segnato il ritorno al festival di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti: dal cinema delle origini agli smartphone di oggi, una riflessione sulle immagini che, come in un grande romanzo scandito in quattro capitoli (passato remoto, passato prossimo, presente e futuro), prova a ricomporre i frammenti della memoria visiva dai primi del Novecento a oggi.
Dalla sezione Prospettive – Fuori Concorso arriva Covid Movie, il film coordinato dall'artista e docente Yuri Ancarani con gli studenti del corso di video arte del Triennio in Pittura e Arti Visive di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti: un lavoro collettivo di reinterpretazione e racconto dell'esperienza del lockdown che raccoglie sguardi diversi su un mondo diventato all'improvviso estraneo in cui la solitudine in compagnia di una telecamera si trasforma in spunto creativo per la realizzazione di 31 covid movies.
Infine, dopo la "carta bianca" di due anni fa, a Filmmaker Luca Guadagnino: il suo film breve, Fiori, Fiori, Fiori! (Fuori Concorso), è un diario intimo, un viaggio in Sicilia, nei mesi del lockdown, per ritrovare amici, luoghi, ricordi di quand'era bambino.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 28 Novembre
Al via le proiezioni dei due Concorsi, Internazionale e Prospettive, e di Corrispondenze, la sezione che raccoglie i contributi inviati dai tanti autori amici del festival in occasione dei suoi quarant'anni. Prende il via anche il Fuori Concorso con Swimming Out Till the Sea Turns Blue di Jia Zhangke.
La missione di Albert e André, pigmei Aka della Repubblica Centrafricana, è terminare i propri studi e fare in modo che il maggior numero di bambini possa farlo. Il Makongo dà il titolo al primo film del Concorso Internazionale, diretto da Elvis Sabin Ngaïbino: è il bruco che i pigmei raccolgono nelle foreste, l'oggetto di scambio con il quale pagare un'istruzione per sé e per i più giovani della comunità. Mossa dal bene collettivo, quella di Albert e André però è quasi una lotta contro i mulini a vento in una realtà ormai globalizzata dove tutto ha un prezzo, e dove il loro popolo è vittima di pregiudizi e discriminazioni.
In Concorso Internazionale, sempre in Prima italiana, anche Purple Sea di Amel Alzakout e Khaled Abdulwahed. Artista e filmmaker siriana, Amel Alzakout aveva provato più volte a chiedere un visto per raggiungere in Germania il suo compagno, Khaled Abdulwahed. Ogni richiesta però era stata respinta, e lei si era convinta di non avere altra scelta, se non quella di affidarsi a un viaggio clandestino. Ma una volta a bordo gli scafisti si dileguano, la barca cede, gli occupanti dell'imbarcazione finiscono tra le onde gelide. Amel continua a tenere accesa la telecamera e le sue immagini diventeranno questo film.
Il recupero della memoria è al centro del film di Stefano P. Testa Il secondo principio di Hans Liebschner (Concorso Prospettive). Chi è Hans Liebschner? E perché i suoi "home movies" si trovano in un mercatino dove li scova il regista? Soldato tedesco catturato in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, nel campo di prigionia Liebschner si innamora di un'italiana – Iole – e rimane in Italia insieme a lei. Una vita quella di Hans documentata dalla sua passione per la cinepresa, dalla pellicola dei primi anni Sessanta fino alla telecamera digitale. A ricostruire il corso dei decenni partecipano due dei quattro figli, Claudio e Peter, che, pur non parlandosi da anni, ripercorrono a distanza e con diversi punti di vista le immagini imprigionate nei tantissimi filmati.
Jia Zhangke, Leone d'Oro, autore di Still Life e Il tocco del peccato, ha inaugurato la sezione Fuori Concorso con Swimming Out Till the Sea Turns Blue. Fenyang, la città dove è nato e dove ha ambientato molti dei suoi film, diviene qui il punto di partenza per ripercorrere la storia della Cina nel 21esimo secolo, intrecciando letteratura (con le opere di Jia Pingwa, Yu Hua, Liang Hong, Ma Feng) e cinema. In diciotto capitoli intervallati dal paesaggio lungo il Fiume Giallo e dai frammenti dei suoi stessi film, il regista restituisce una narrazione composita, che abbraccia gli intellettuali e i contadini, la vita urbana e quella rurale, e in cui si afferma la forza della parola come strumento per tramandare la memoria del Paese alle generazioni future.
Infine il primo ciclo di filmati della sezione Corrispondenze: P99 di Michelangelo Frammartino, frammento girato durante la preparazione del suo prossimo film, How Did My Eyes Go Blind? di Micol Roubini e A fuoco di Riccardo Giacconi.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 29 Novembre
Nel secondo giorno del festival, in programma El año del descubrimiento di Luis López Carrasco per il Concorso Internazionale, Il rito di Silvia Perra e Alo di Francesco Catanese & Chiara Valenzano per il Concorso Prospettive; Apocastasi di Daniele Maggioni e My Big-Assed Mother di Tekla Taidelli per la sezione Filmmaker Moderns; e due film brevi per Corrispondenze.
El año del descubrimiento di Luis López Carrasco (Concorso Internazionale – Prima italiana). Spagna, 1992. In un bar di Cartagena, centro industriale del sud, le persone discutono di quanto accade nella regione. Sono i giorni delle proteste contro la chiusura delle fabbriche e dei cantieri navali, un disagio fortissimo che culmina, il 3 febbraio, nell'incendio del Parlamento regionale, un atto molto forte e in netto contrasto con l'immagine di modernità e allegria che il Paese ha cercato di darsi dalla fine della dittatura franchista. A partire da questo evento simbolico, Carrasco costruisce un lavoro sulla memoria che diviene la chiave d'accesso per ragionare sul contemporaneo.
Il rito di Silvia Perra (Concorso Prospettive – prima mondiale). Un piccolo paese, in una zona non precisata della Sardegna. Nel silenzio della campagna si sentono quasi solo il belare delle pecore e il canto degli uccelli in lontananza; un uomo, Antonio, lavora nei vigneti e rivolge alle piante gli stessi gesti delicati e solenni che dedica a un bambino e agli animali malati. Una formula rituale viene pronunciata senza fare rumore, anch'essa in silenzio, per propiziare la salute: è la medicina dell'occhio, il rito magico che dà il titolo al film. Ma il "rito" è anche quello silenzioso della vita, il perpetuarsi di un mondo che esiste dietro l'apparenza visibile delle cose.
Alo di Francesco Catanese e Chiara Valenzano (Concorso Prospettive – prima mondiale). In un paesaggio sconfinato, quasi in mezzo al nulla, sorge Ilakaka, la città del Madagascar nata dopo la scoperta di uno dei giacimenti di zaffiri più grandi al mondo. Per le strade girano compratori e venditori di tutte le nazionalità mentre a cercare le gemme nella profondità della terra arrivano prospectors da tutta l'Africa subsahariana. Ma le pietre preziose sono solo una delle tante ricchezze per le quali l'Africa viene depredata e sfregiata, e chi lavora nelle miniere è escluso dall'immenso guadagno che i monili genereranno in altri paesi.
Due le proposte di Filmmaker Moderns.
In My Big-Assed Mother Tekla Taidelli fa incontrare Abel Ferrara e Charles Bukowski, nel centenario della nascita dello scrittore. Di più: Ferrara si cala nei panni di Bukowski e fa un reading del suo racconto per una folla di avventori, mentre i personaggi prendono vita nelle immagini del film. Un groviglio di corpi in una notte dentro una stanza squallida, fra vino e tentativi di irruzione della polizia, la messa in scena di una corrispondenza a distanza tra due autori anarchici, insofferenti al tentativo di imporre alle loro immagini una finalità prestabilita, entrambi alla ricerca dell'umano nei luoghi più inaspettati.
In Apocastasi Daniele Maggioni parte dai propri materiali d'archivio per raccontare una storia d'amore che diventa anche una riflessione sul conflitto tra ciò che si è diventati e ciò che si voleva essere.
A chiudere il programma le Corrispondenze di Ben Rivers (The House Was Quiet), Gaia Giani e Lee Anne Schmitt (132 Moons/Cry Love), Monica Stambrini (Il problema), Francesco Fei (Ora d'aria).
Filmmaker Festival 40 | Programma del 30 Novembre
Il rapporto tra una madre e il figlio eroinomane è al centro di Petit samedi della regista belga Paloma Sermon-Daï (Concorso Internazionale – Prima italiana). Damien e sua mamma Ysma vivono in una bolla fuori dal tempo, come se tutto si fosse fermato agli anni della giovinezza, quando la dipendenza di Damien è cominciata: curriculum scritti a mano, il mangianastri su cui l'uomo ascolta le registrazioni della sua infanzia, la tv a tubo catodico dalla quale Leonard Cohen recita i versi di una sua canzone: "I'm held in the chains of my secret life" – sono prigioniero delle catene della mia vita segreta.
Hadi ha 12 anni e il suo incontro con Laura Bianco nasce dalla messa in scena che lui le chiede di filmare – un dialogo immaginario in forma di musical con la madre lontana – e che apre Lieder von zuhause (Concorso Prospettive – Prima mondiale). Insieme al fratello diciottenne, che si prende cura di lui, Hadi vive a Friburgo: rifugiati siriani, sono in attesa che i loro genitori possano raggiungerli in Germania. Dopo questo primo incontro, è la regista a imbracciare la telecamera tentando di filmare la loro vita ma qualcosa sfugge alle immagini, le eccede e proprio nello spazio lasciato vuoto si colloca il senso della costruzione del loro rapporto.
La casa dell'amore di Luca Ferri – presentato Fuori Concorso – è il capitolo conclusivo (dopo Dulcinea e Pierino) della sua "trilogia dell'appartamento". Segue l'incontro con Bianca Dolcemiele, prostituta trans milanese.
Sì, titolo di apertura di un nuovo ciclo di cinque film, mostra sul nero dello schermo materiali d'archivio che passano dalla retorica pubblicitaria casalinga a scene di caccia e scuoiamento di orsi polari (come in un sogno da cui è impossibile svegliarsi, un'apnea notturna che ricorda Safari di Ulrich Seidl), mentre in split screen le parole compongo una lettera di placido suicidio imminente.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 1 Dicembre
"A quel tempo mi chiedevo se il vuoto potesse essere visto", scrive la regista Clarissa Thieme a proposito del suo progetto del 2009 nei luoghi della Bosnia Erzegovina in cui erano stati commessi i crimini di guerra degli anni Novanta. Da quella ricerca era nato il cortometraggio What Remains (2010); dieci anni dopo, con What Remains / Re-visited (Concorso Internazionale – Prima italiana) la filmmaker è tornata negli stessi posti, insieme a una piccola troupe di collaboratori e con i manifesti ottenuti dalle foto del suo primo viaggio, per rispondere a un'altra domanda: "Come si può vivere con quelle lacerazioni?".
Un piccolo paese al confine tra Italia e Svizzera è immortalato dalle immagini di Mario Lorenzini nel corso degli anni Sessanta e Settanta; dalle scampagnate di famiglia alle battute di caccia ai riti in chiesa, piccoli e grandi eventi che l'uomo filma come se fosse invisibile perché era ritenuto un tipo strano cui nessuno prestava attenzione. Ma in che modo quelle immagini possono restituirci il suo controcampo? Le grand viveur di Perla Sardella (Concorso Prospettive – Prima italiana) va alla ricerca proprio di questo: del mistero di un uomo nascosto dietro il mondo che gli appariva davanti e che amava catturare sulla pellicola.
La pittura sulle fotografie, che cambia grazie alla stop motion, mette in movimento un'immagine statica, come i frame della pellicola cinematografica. Sono foto private, del figlio della regista o di lei stessa quando aveva la sua età. Ma c'è anche ciò che accade fuori: la telecamera spia un vicino, tenta di catturare l'eclissi di luna del 2018, le strade della città. Associazioni libere, organizzate solo da un respiro musicale, con cui Ilaria Pezone, in Incedere + Retrocedere = Ascendere (Testamento) (Concorso Prospettive – Prima mondiale), ragiona su se stessa, indagando il groviglio del proprio io.
Una piccola viaggiatrice siede sulla riva di un fiume e legge il racconto della fine del mondo. Ciò che rimane del passaggio dell'uomo sono solo macerie, inghiottite dall'avanzata di un paesaggio di cui, più che l'aspetto predatorio, è mostrato il mistero, insondabile, della natura. Per trasmetterci tutto questo Temperance di Alberto Baroni (Concorso Prospettive – Prima mondiale) cerca di farci vivere l'incanto della visione ricorrendo a una narrazione liquida, incurante dei diversi piani di realtà, in cui è difficile stabilire se si sia in presenza di ricordi, di allucinazioni o di sogni.
Infine, per Filmmaker Moderns Il silenzio del mondo di Riccardo Palladino, sperimentazione giocosa sul mezzo e la visione realizzata in 16mm e Ballo Files/20 di Francesco Ballo, sei film brevi che spaziano dal 1969 di Milano dal Duomo ai giorni nostri.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 2 Dicembre
Ad aprire il programma di mercoledì 2 dicembre IMPA – La città di Diego Scarponi (Concorso Internazionale). Due i film del Concorso Prospettive: Piazzale Europa di Andrea Sanarelli, Marta Innocenti, Eleonora Ferri, Mariano Beck e Restate a casa di Sofia Di Fina. Al via la sezione Fuori Formato, a cura di Tommaso Isabella, con un ciclo dedicato al filmmaker austriaco Johannes Gierlinger. Infine le Corrispondenze Archivio: frammenti di vita e di cinema con Alberto Grifi di Danilo Monte, From The Beach, Notes di Antonio Di Biase e Davide Perego, The Virus Is Capitalism: Extract di Lech Kowalski, Espèce d'espace di Francesco Clerici e Hana Tintor.
Nata negli anni Cinquanta per la produzione di rotoli di alluminio e, dal 1998, occupata e gestita direttamente dai lavoratori, Impa è la più antica fabbrica riconvertita di Buenos Aires. Un'utopia realizzata dove si costruisce un modello produttivo e sociale fondato sulla giustizia politica e la lotta alle diseguaglianze economiche. Diego Scarponi con IMPA – La città (Concorso Internazionale – Prima mondiale) entra nella vita quotidiana di questo grande sogno collettivo, una città dentro la città che è diventata scuola, compagnia teatrale, ambulatorio medico, laboratorio democratico e che, dopo anni di lotte, è stata finalmente riconosciuta dallo stato argentino.
A Pavia, nel piazzale dove ogni estate arriva il luna park, c'è il campo sinti in cui vive la famiglia Casagrande: Alex, Ketty e i loro figli. Da giovani, dice la coppia, hanno fatto la "fuitina, come nel Sud Italia": è una tradizione sinti, dopo pochi giorni si torna al campo, si fa il giro delle famiglie e si chiede perdono. Alex e Ketty si raccontano davanti alla telecamera dei quattro registi di Piazzale Europa (Concorso Prospettive – Prima mondiale) all'ombra delle giostre che nei giorni estivi sono sempre in movimento, tra il sogno di un futuro diverso per i figli e la rassegnazione a una vita che sembra non poter deviare dalla tradizione.
Dall'interno invalicabile della casa durante il lockdown, lo sguardo della telecamera si rivolge all'esterno, verso i balconi e le finestre delle persone che osservano uno spettacolo inedito. Girato dalla propria abitazione a Palermo, Restate a casa di Sofia Di Fina (Concorso Prospettive – Prima mondiale) osserva, attraverso il passare dei giorni, quel che accade fuori, senza mai restituire il controcampo di ciò che c'è dentro casa. Nel silenzio che pervade il quartiere, ogni suono – come quello di un elicottero in volo – è amplificato, e nel buio della notte un semplice temporale assume i contorni di un evento mai visto prima.
A Fuori Formato, quest'anno, due cicli di proiezioni – il primo dedicato a Johannes Gierlinger, il secondo (giovedì 3 dicembre) ad Antoinette Zwirchmayr – con cui, dopo gli omaggi a Peter Tscherkassky e Eve Heller, Johann Lurf, Siegfried Fruhauf, Kurt Kren, Friedl vom Gröller, Gerhard Friedl e grazie alla collaborazione del Forum austriaco di cultura a Milano, è proseguita la ricerca sulla sperimentazione cinematografica austriaca del passato e del presente. L'intento questa volta è stato quello di mettere in dialogo le opere di due giovani filmmaker tanto diversi nei loro rispettivi approcci quanto affini nella ricerca di forme riflessive ed enigmatiche che intreccino memoria e storia, autobiografia e saggio, allegoria del presente e immaginazione utopica. Cinque i titoli di Johannes Gierlinger proposti: A subsequent fulfilment of a pre-historic wish; Die Ordnung der Träume; In Platons Höhle?; Remapping the origins; Chawani, bashi?.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 3 Dicembre
An Unusual Summer di Kamal Aljafari (Concorso Internazionale) e Quadri dalla quarantena di Filippo Romanengo (Concorso Prospettive) i due film d'apertura del programma di giovedì 3 dicembre. E poi il secondo ciclo di Fuori Formato, dopo il focus su Johannes Gierlinger, dedicato alla filmmaker austriaca Antoinette Zwirchmayr. Infine le Corrispondenze Conversation sur le cinéma #2 di Nicolas Klotz, Elisabeth Perceval e Tre donne di Sylvia Plath: un frammento di Bruno Bigoni, Francesca Lolli.
Alla sua morte, nel 2015, Kamal ha scoperto i video della telecamera di sorveglianza che il padre aveva installato davanti a casa, a Ramla, nell'unico quartiere palestinese rimasto dopo l'invasione di Israele del 1948. I frammenti di vita quotidiana, sottratti casualmente all'oblio, assumono una nuova forma nel montaggio che ne fa Aljafari in An Unusual Summer (Concorso Internazionale – Prima italiana): schegge di una narrazione privata si intrecciano all'esperienza collettiva – le macchine della polizia a sirene spiegate, qualcuno che scappa, dei colpi di pistola – e nelle immagini si disvela la realtà di un Paese sottratto con violenza ai suoi abitanti.
Marzo 2020: l'intera Italia viene chiusa, la vita sospesa dentro le case da Nord a Sud. Quattro giovani studenti della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano si ritrovano improvvisamente bloccati nel loro percorso e, con i pochi materiali a disposizione, provano a raccontare ciò che sta accadendo. Gli appartamenti, dai quali non possono muoversi, si trasformano in set e così nasce Quadri dalla quarantena (Concorso Prospettive – Prima mondiale) film collettivo diretto da Filippo Romanengo, da una idea di Nicolò Bassani, Alicia Bergamelli, Andrea Dotto, Elisa Fioritto, Alessandro Lattante, Lorenzo Nicolino, Cecilia Ravera, Andrea Serventi, Carolina Stichter, Alessandro Tempestini, Elia Truffelli e dello stesso Romanengo.
Dopo il programma dedicato a Johannes Gierlinger, Fuori Formato h aproposto una selezione di lavori realizzati dalla filmmaker austriaca Antoinette Zwirchmayr. Sei i titoli: Haus und All, Jean Luc Nancy, Die seismische Form e la Trilogie Woran ich mich erinnere (Der Zuhälter und seine Trophäen; Josef – Täterprofil meines Vaters Josef — My Fathers Criminal Record; Im Schatten Der Utopie The Shadow Of Utopia).
Filmmaker Festival 40 | Programma del 4 Dicembre
Il giorno di Frederick Wiseman, maestro del cinema documentario, Leone d'Oro e Oscar alla carriera, con City Hall (Fuori Concorso). Per il Concorso Internazionale, Petit fille di Sébastien Lifshitz mentre quattro i film del Concorso Prospettive: dafne di Giulio Melani, Il tempo si distingue tra le tue mani di Astrid Ardenti, Io mi fermo qui di Emanuele Cantò e Permanent Exile di Camilla Salvatore.
Frederick Wiseman ama la sua città, Boston, si capisce da come ne filma le strade, i grattacieli, la luce dell'oceano, le case antiche di mattoni rossi. Ma non è per comporre un'elegia turistica che il regista ha girato per la prima volta nei luoghi dove è nato (con l'eccezione di Near Death, 1989, che però si concentra unicamente sul reparto di terapia intensiva del Beth Israel Hospital). Ciò che racconta City Hall è l'importanza delle istituzioni americane messe in pericolo dalla presidenza Trump cui si contrappone il discorso politico, fondato sul rispetto e l'inclusione dei cittadini, del sindaco democratico Martin Walsh.
Sasha ha otto anni, lo sguardo pensieroso e intelligente, il volto che si apre spesso in un sorriso. Dentro casa può essere se stessa: una bambina che gioca con le bambole ma anche a calcio con i fratelli, che indossa gli abiti colorati, le gonne e i pronomi femminili che le appartengono. Fuori è ancora intrappolata in un'identità maschile, quella del corpo in cui è nata e che ha rifiutato sin dalla più tenera età, da quando alle cose comincia a essere associata la parola. In Petite Fille (Concorso Internazionale – prima italiana) Sebastien Lifshitz accompagna Sasha nei momenti più intimi, dolorosi o felici, e nel processo di scoperta e costruzione della propria identità.
Una stanza in penombra che emerge dall'oscurità, un letto nudo, una figura nel buio alle prese con il tempo che non passa, "non scorre", come dice la voce fuori campo del protagonista di dafne di Giulio Melani (Concorso Prospettive – prima mondiale). Un protagonista senza volto, ridotto a un corpo e alle sue parti: i piedi immersi nell'acqua, una silhouette sdraiata sul materasso, le mani che si torcono nella luce di una finestra solo immaginata. Un diario di eventi minimi e invisibili che compone un racconto in soggettiva della solitudine.
Vigevano, 26 aprile 2020. È in forma di lettera che la regista Astrid Ardenti in Il tempo si distingue tra le tue mani (Concorso Prospettive – prima mondiale) si rivolge alla nonna Angela, 97 candeline spente nel pieno del lockdown: "Sono cinquanta giorni che per sicurezza non possiamo venire a trovarti" le dice. La macchina da presa è però lì con lei, come un ricordo o il sogno di un futuro prossimo. La pellicola in 16mm si sofferma sul volto dell'anziana signora, in particolare sulle sue mani che tutto racchiudono e nelle quali la regista vede se stessa, la propria madre, la storia delle donne della sua famiglia.
Le immagini del centro storico di Roma durante i giorni del lockdown: il vuoto di persone e di attività rende lo spazio immobile, avvolto in un tempo sospeso. La sola figura in movimento è quella di un rider che con un enorme zaino rosso sulle spalle attraversa le strade deserte. Ma quel paesaggio, divenuto nei giorni quasi familiare, assume in Io mi fermo qui (Concorso Prospettive – prima mondiale) di Emanuele Cantò – studente del Biennio Specialistico in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA, Nuova Accademia di Belle Arti – una dimensione nuova: se da una parte infatti il regista si affida alla webcam, dall'altra trova nel rider la sua guida, e questo incontro produce nelle immagini nuove direzioni.
"Vorrei essere una cosa infallibile", dice la voce fuori campo della protagonista di Permanent Exile di Camilla Salvatore (Concorso Prospettive – prima mondiale). Le immagini rimandano un interno elegante, i giochi di quando era piccola, la luce tra i rami dei fiori, i dettagli del corpo. Nipote di testimoni di giustizia, sotto protezione a sua volta, di lei non vedremo mai il volto né conosceremo il nome che ha dovuto cambiare come la città, il luogo di nascita, le case. La regista si mette accanto al personaggio e, nello scarto tra il peso del passato e la possibilità di un'altra vita, le parole dolorose della giovane donna si fanno controcampo intimo delle immagini.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 5 Dicembre
Ziyara di Simone Bitton e C'est Paris aussi di Lech Kowalski (Concorso Internazionale), Pace non cerco, guerra non sopporto di Carlo Galbiati (Concorso Prospettive), Quarta passeggiata – un giro di giostra di Mauro Santini (Filmmaker Moderns), L'Ouvert di Fatima Bianchi (Fuori programma in collaborazione con Casa Testori e Micamera). Questo il programma di sabato 5 dicembre con l'aggiunte della prima mondiale di Er, il film di Marco Martinelli scelto per inaugurare Teatro sconfinato, nuova sezione del festival tra cinema, scena, performance e danza.
Ziyara è la visita ai santi, una tradizione popolare che sfugge ai dogmi, comune sia agli ebrei che ai musulmani marocchini. I santi sono saggi, eruditi, mistici sufi, guaritori, appaiono nei versi della Torah e in quelli del Corano, le visite alle loro tombe portano lontano dagli obblighi quotidiani. I giorni di preghiera diventano così anche una festa di incontri, immersione nella natura, felicità. E una Ziyara è il nuovo film di Simone Bitton (Concorso Internazionale – prima italiana), on the road in forma di saggio attraverso il Marocco dove è nata e ha vissuto prima che, quando era bambina, la sua famiglia lo abbandonasse come molti altri ebrei della regione.
Lech Kowalski – vincitore di Filmmaker 2017 con I Pay for Your Story, secondo premio 2019 con On va tout péter e protagonista della retrospettiva Camera Gun. Il cinema ribelle di Lech Kowalski (2014) – di nuovo al festival con C'est Paris aussi (Concorso Internazionale – prima italiana). Rielaborazione di Un americano a Parigi, il film segue i passi di Ken Metoxen, nativo americano in visita nella capitale francese, la città dei sogni, il desiderio di tutta la vita. Ma le sue traiettorie corrono lontane dai paesaggi più noti e lo portano nella realtà invisibile dei tanti migranti che in Europa non hanno trovato il riscatto che cercavano ma la stessa miseria da cui erano fuggiti.
La visione di un paesaggio è improvvisamente interrotta dal passaggio di un treno che entra nell'inquadratura oscurando la vista e coprendo il suono della natura. Allo stesso modo Ramiro, giovane musicista al debutto, è sopraffatto dalla macchina produttiva che lo seduce e allo stesso tempo lo spaventa. Realizzato secondo le modalità tipiche dell'arte concettuale, Pace non cerco, guerra non sopporto (Concorso Prospettive – prima mondiale) di Carlo Galbiati è basato, sin dal dispositivo che mette in gioco, sul conflitto tra necessità e libertà, tra imposizione e arbitrio, tra la struttura del progetto cinematografico e la sua lavorazione.
Per il terzo anno consecutivo, Mauro Santini di nuovo a Filmmaker con le sue passeggiate, film brevi sull'atto del passeggiare, senza una meta precisa, per il puro piacere di osservare, restare in attesa e in ascolto, lasciandosi trasportare da piccoli eventi; un vagare trasognato fatto di percorsi terrestri, ma anche aerei e marinari, in situazioni domestiche o in luoghi sconosciuti. Quarta passeggiata – Un giro di giostra (Filmmaker Moderns) segue il corso di un fiume per poi risalire verso un borgo, immoto e solitario, fino a un soffio di vento.
Cos'è l'Aperto – l'Ouvert che dà il titolo al film della regista e videoartista Fatima Bianchi? Una donna apre lentamente tutti i mobili di una casa, e poi le porte, le finestre: un rito propiziatorio, l'accesso a uno spazio invisibile, lo spazio magico in cui si consuma l'evento ancestrale del parto. Le immagini scavano nei particolari di un universo interno al corpo umano che assume l'aspetto di una costellazione. O al contrario si aprono sull'acqua, la superficie lunare, mondi remoti eppure vicini alla stanza di ospedale dove una nuova vita si affaccia al mondo.
L'evento, fuori programma, è realizzato in collaborazione con Casa Testori e Micamera in occasione della Sedicesima Edizione della Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI-Associazione dei musei d'arte contemporanea italiani e sarà visibile gratuitamente previa registrazione alla piattaforma MYmovies.
"La virtù non ha padrone, e ognuno ne avrà in misura maggiore o minore a seconda che la onori o la disprezzi. La responsabilità è di chi ha fatto la scelta; la divinità è incolpevole". Cosa vuole dire realmente Platone con il Mito di Er? Er (Teatro sconfinato) è il viaggio che Marco Martinelli compie nell'avventura artistica del Teatro delle Albe, da Siamo asini o pedanti? a Ippolito, da Sterminio a Ubu buur, da L'avaro a Pantani, fino a Lus. Al centro il volto, la voce e il corpo di Ermanna Montanari, a incarnare, negli spettacoli e nelle incursioni cinematografiche che passano sullo schermo, la storia soggettiva e sentimentale di un sodalizio lungo quarant'anni.
Filmmaker Festival 40 | Programma del 6 Dicembre
Ultimo giorno di Filmmaker Festival. In programma Zona/ di Andrea Caccia (Fuori Concorso), Blocconove di Léa Delbès, Federico Frefel, Michele Silva e En ce moment di Serena Vittorini (Prospettive Fuori Concorso). Infine i film della sezione Teatro sconfinato: Transfert per Kamera di Chiara Caterina, Maria Giovanna Cicciari, Riccardo Giacconi, Enrico Maisto, Matteo Marelli, Luca Mosso, Leandro Picarella e A Time to Mend di Raffaele Rezzonico.
Milano. Periferia ovest. Zona 7. Gli studenti dell'Istituto professionale Rosa Luxemburg, nel quartiere Olmi a Baggio, si interrogano sul significato della vita in periferia. E lo fanno utilizzando gli smartphone con cui filmano le proprie giornate, tra desideri di emancipazione e voglia di normalità, tra pomeriggi vuoti e nottate spese a ballare. "Periferia, un tema, una parola, un'idea, ma soprattutto un pregiudizio" dice Andrea Caccia parlando di Zona/ (Fuori Concorso – prima mondiale) "questo è il comune sentire di chi è nato e cresciuto in un quartiere periferico e che, con questo progetto, abbiamo cercato di decostruire".
Miriam e Kevin vivono alle Case Rosse di Niguarda, periferia di Milano. Lei ha vent'anni, lui diciassette e si allena per diventare calciatore. I pomeriggi con gli amici sulle panchine del parco o davanti al supermercato aperto 24 ore, le storie di Instagram che Miriam pubblica tra le mura di casa: giornate che scorrono tutte uguali e che Léa Delbès, Federico Frefel e Michele Silva provano a catturare in Blocconove (Prospettive Fuori Concorso). Ma alla fine dell'estate Kevin è costretto a lasciare il quartiere e con l'autunno si apre un nuovo capitolo verso l'età adulta.
Il film è stato sviluppato nell'ambito di In Progress Mfn, il workshop di sviluppo produttivo del Milano Film Network.
Protagoniste di En ce moment (Prospettive Fuori Concorso) sono la regista, Serena Vittorini, e la sua compagna, Ophélie Masson: una coppia di giovani donne durante il lockdown, nell'isolamento imposto dalla pandemia. Serena e Ophélie s'incontrano, s'innamorano, vivono in un tempo concentrato e in uno spazio limitato la loro esperienza amorosa, chiuse in una casa dalla quale non possono uscire. La fotocamera, unica testimone della loro relazione, diventa memoria di un'intensa battaglia, strumento per comunicare emozioni e bisogni in un'alternanza di intensità, sofferenza e passione.
Infine Teatro sconfinato, la nuova sezione creata per mettere in rilievo una linea di ricerca che Filmmaker segue tra cinema, teatro e danza.
In A Time to Mend Raffaele Rezzonico confronta il proprio sguardo con la performance di Flora Vannini, proponendo un'esperienza audiovisiva originale e potente.
Con il progetto Transfert per Kamera – realizzato e prodotto da Filmmaker con Santarcangelo Teatro e Riccione Teatro – cinque giovani documentaristi si misurano con altrettanti spettacoli messi in scena nell'estate 2020 al festival di Santarcangelo. Il film è il risultato dell'incontro di Chiara Caterina con Benjamin Kahn, di Maria Giovanna Cicciari con Virgilio Sieni, di Riccardo Giacconi con El Conde de Torrefiel, di Enrico Maisto con Fanny&Alexander, di Leandro Picarella con ZimmerFrei, altrettante tessere del ritratto collettivo di una città che per una settimana si trasforma in un teatro, aperto, accogliente, politico.