Locandina What You Gonna Do When the World’s on Fire? 2018 Roberto Minervini

Che Fare quando il Mondo e' in Fiamme? (2018)

What You Gonna Do When the World's on Fire?
Locandina Che Fare quando il Mondo e' in Fiamme?
Che Fare quando il Mondo e' in Fiamme? (What You Gonna Do When the World's on Fire?) è un film del 2018 prodotto in Italia e USA, di genere Documentario diretto da Roberto Minervini. Il film dura circa 123 minuti. Il cast include Judy Hill, Ronaldo King, Titus Turner, Kevin Goodman, Dorothy Hill, Michael Nelson, Ashlei King.

Una riflessione sul concetto di razza in America.
Estate 2017, una serie di brutali uccisioni di giovani africani americani per mano della polizia scuote gli Stati Uniti. Una comunità nera del Sud americano affronta gli effetti persistenti del passato, cercando di sopravvivere in un paese che non è dalla parte della sua gente. Intanto le Black Panthers organizzano una ferma manifestazione di protesta contro la brutalità della polizia. Una scottante riflessione sul concetto di razza in America. 

Info Tecniche e Distribuzione

Genere: Documentario
Nazione: Italia, USA, Francia - 2018
Durata: 123 minuti
Formato: Colore
Produzione: Okta Film, Pulpa Film, Rai Cinema, ARRI - International Support Program (con il supporto di), Shellac Sud (coproduzione), Fondo per l'Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia (con il supporto di), MiBAC - Direzione Generale Cinema (con il supporto di), Fondo bilaterale per lo sviluppo di coproduzioni di opere (con il supporto di), cinematografiche tra Italia e Francia (con il supporto di), Centre National du Cinéma et de l'image animée (con il supporto di), Aide aux Cinémas du Monde (con il supporto di), Centre National du Cinéma et de l'mage animée - Institut Francais (con il supporto di)
Note:
Presentato il 2 settembre 2018 alla 75a Mostra del Cinema di Venezia.

Cast e personaggi

Regia: Roberto Minervini
Fotografia: Diego Romero Suarez-Llanos
Montaggio: Marie-Hélène Dozo

Cast Artistico e Ruoli:



Produttori:
Paolo Benzi (Produttore Okta Film), Denise Ping Lee (Produttore Pulpa Film), Roberto Minervini (Produttore Pulpa Film), Dario Zonta (Produttore esecutivo), Thomas Ordonneau (Produttore associato Shellac Sud), Gianluca Guzzo (Produttore MYmovies)

Immagini

[Schermo Intero]

COMMENTO DEL REGISTA

Ho raccontato storie del Sud americano che si sono svolte in forme inaspettate sotto i miei occhi. Ho documentato aree dell'America di oggi dove i semi della rabbia reazionaria e anti-istituzionale (cui il paese deve la presidenza di Donald Trump) erano già stati piantati, anche se solo pochi si erano presi la briga di accorgersene. Questa volta ho voluto scavare ancora più a fondo nelle radici della disuguaglianza sociale nell'America odierna, concentrandomi sulla condizione degli africani americani. Nella fase di ricerca e preparazione del film siamo riusciti ad avere accesso a quartieri e comunità off-limits per i più. Mi sono presto reso conto che la maggior parte delle persone si sentiva molto coinvolta in due eventi drammatici della recente storia locale: l'uragano Katrina (2005) e l'uccisione di Alton Sterling per mano di due poliziotti (2016). Entrambi gli eventi erano stati una conseguenza diretta della negligenza istituzionale, del divario socioeconomico tra poveri e ricchi e del forte razzismo endemico. Mossa dalla collera e dalla paura, la gente cercava un'occasione per raccontare a voce alta le proprie storie. La mia speranza è che What You Gonna Do When the World's on Fire? susciti un dibattito necessario sulle attuali condizioni dei neri americani che, oggi più che mai, vedono intensificarsi i crimini motivati dall'odio e delle politiche discriminatorie.

I PROTAGONISTI DEL FILM

JUDY – Judy è una donna dalla personalità prorompente, nata in una famiglia di musicisti a Tremé, il più antico quartiere nero di New Orleans e di tutta l'America, oltre che la culla del jazz. Nonostante le difficoltà incontrate in passato, qualche anno fa si è rimessa in carreggiata, rilevando lo storico bar "Ooh Poo Pah Doo": un punto di riferimento del quartiere, dove incontrarsi per chiacchierare, bere, suonare, ma anche discutere della condizione dei neri negli Stati Uniti.
Nel 2017, però, Judy ha perso il bar a causa della spietata gentrification di Tremé, che ha fatto impennare i canoni d'affitto e il costo delle case, costringendo gli abitanti ad abbandonare l'unico quartiere e l'unica comunità che avessero mai conosciuto. Da allora è di nuovo in cerca di un modo per tirare avanti. Come dice lei stessa: "una donna forte ha bisogno di una mente forte, perché deve affrontare problemi forti".

RONALDO e TITUS – Abbiamo incontrato Ronaldo e Titus mentre filmavamo un gruppo di ragazzini del quartiere. Ronaldo è un quattordicenne dallo sguardo risoluto, una bellezza severa e una maturità da adulto nascosta dietro la sua innocenza infantile. Da principio la sua sicurezza ci intimidiva. Ma col passare del tempo Ronaldo ha abbassato la guardia e si è aperto. Ci ha accolti nel suo mondo. È stato così che abbiamo incontrato sua madre Ashley e suo fratello Titus, che ha nove anni. Abbiamo scoperto che la madre, una giovane donna single, li ha cresciuti cercando di tenerli lontani dalla strada e dai guai.
Ronaldo ha una visione precisa dello spartiacque razziale e esprime con grande chiarezza e senza esitazioni le sue opinioni sulla necessità di salvaguardare il retaggio dei neri americani. Era impressionante ascoltare un ragazzino parlare dell'importanza del movimento per i diritti civili del popolo nero. "Senza tutti quelli che hanno lottato per noi, saremmo ancora schiavi", diceva Ronaldo a Titus. Questi due ragazzini hanno la saggezza di chi ha vissuto già diverse vite.

CHIEF KEVIN E GLI INDIANI DEL MARDI GRAS – La tradizione dei gruppi indiani del Mardi Gras ebbe inizio a metà dell'Ottocento, quando gli africani americani non erano autorizzati a partecipare alle parate solenni che avevano luogo nelle città. Gli schiavi sottrattisi al traffico transatlantico dei negrieri furono adottati dai nativi americani locali, protetti e accolti nelle loro comunità. Capitava spesso che, sposando donne native americane, questi schiavi liberati si identificassero profondamente con la lotta dei nativi contro l'oppressione anglosassone e combattessero al loro fianco. Nella cultura dell'Africa Occidentale come in quella dei nativi americani l'uso delle maschere, dei copricapo, delle piume e delle perline costituiva una pratica corrente e, quando queste culture si sono mescolate, nella tradizione del Mardi Gras indiano è andata sviluppandosi una nuova cultura del travestimento. Benché gli indiani del Mardi Gras partecipino da oltre un secolo alle parate con costumi elaboratissimi, danze e canzoni, le loro sfilate sono forse le meno conosciute della tradizione del Mardi Gras. Gli indiani lavorano tutto l'anno sui loro costumi e sui loro "completi", dedicando migliaia di ore e di dollari a ogni capo, cucendo meticolosamente a mano e arricchendo di perline ogni completo per sei o sette ore al giorno durante tutto l'anno.
Ogni completo racconta una storia, è il risultato di uno sforzo straordinario, e presenta immagini stupefacenti. Ogni costume viene indossato una sola volta e poi dismesso. Le difficoltà (sia emotive sia finanziarie) legate alla preparazione del Mardi Gras sono enormi. Ma per ognuno dei partecipanti essere un indiano è un atto di militanza politica: è una battaglia per riguadagnare a persone senza diritti una libertà d'espressione persa tanto tempo fa. A New Orleans ci sono più di cinquanta tribù indiane, una delle quali è la tribù delle Frecce Ardenti, alla quale siamo stati presentati da Judy nel suo bar. Il Grande Capo delle Frecce Ardenti, Chief Kevin, è il leader di questa tribù ed è una figura di rilievo nella comunità indiana. Quando la tribù si riunisce, nella loro performance un ruolo cruciale è svolto dalla musica, che consiste in un canto di botta e risposta accompagnato da percussioni. La musica degli indiani del Mardi Gras contiene un legame diretto fra la loro tradizione e quella degli schiavi africani. Attraverso i testi dei loro canti, gli indiani rivendicano il diritto all'esistenza ("Eccoci"), e riconoscono la sovranità della natura sugli esseri umani ("L'acqua scaturisce dall'acqua"). Gli indiani escono nella notte per dare battaglia ad altre tribù, con l'obiettivo di rivendicare il proprio territorio e di far sentire la propria voce.

LE BLACK PANTHER – Le Black Panther sono un gruppo rivoluzionario che non ha certo bisogno di presentazione, e che dalla sua formazione nel 1966 ha svolto un ruolo fondamentale nel movimento per i diritti civili. Tuttavia, mezzo secolo dopo, gli africani americani continuano ad essere testimoni di un apparato statale che perpetua una cultura della paura e dell'aggressione, con frequenti e ingiustificate dimostrazioni di violenza e oppressione razziale. L'ipersegregazione degli africani americani è stata – ed è tuttora – un fattore che ha alimentato con forza la mobilitazione politica dei neri, mirata a migliorare le loro condizioni sociali. Questa mobilitazione politica è la ragione per cui i movimenti rivoluzionari neri non hanno mai cessato di esistere, nonostante la loro inattività negli anni Ottanta. Oggi il Partito (detto "Nuovo Partito delle Pantere Nere per l'Autodifesa") conta membri in tutti gli Stati Uniti, in Europa e in Africa. Le sue roccaforti sono negli Stati del Sud (Louisiana e Texas) e in Sudafrica. Per lungo tempo le Black Panther hanno rifiutato qualsiasi partecipazione a film e documentari, diffidando delle motivazioni propagandistiche e sensazionalistiche dei media. Tuttavia, dopo diversi incontri a porte chiuse con la troupe, l'attuale capo del partito, Krystal Muhammad, ha accettato di partecipare a questo film. Da allora ci è stata data la rara opportunità di assistere in diretta alle attività delle Pantere, dalla militanza politica ai servizi sociali per la comunità, all'opera di sensibilizzazione. Eravamo presenti quando le Pantere hanno condotto un'inchiesta sul linciaggio e decapitazione di due giovani neri di Jackson, Mississipi, colpevoli di stare con donne bianche. Siamo stati al loro fianco mentre marciavano per le strade di Baton Rouge, Louisiana, per protesta contro l'omicidio di Alton Sterling per mano della polizia. Abbiamo raggiunto un livello di reciproca comprensione che le Black Panther, a riprese concluse, hanno riconosciuto. Il film riflette questo legame.

NOTE DI REGIA

Nei miei film precedenti ho raccontato storie del Sud americano che si sono svolte in forme inaspettate sotto i miei occhi. Ho documentato aree dell'America di oggi dove i semi della rabbia reazionaria e anti-istituzionale (cui il paese deve la presidenza di Donald Trump) erano già stati piantati, anche se in pochi si erano presi la briga di accorgersene. Questa volta ho voluto scavare ancora più a fondo, alle radici della disuguaglianza sociale nell'America di oggi, concentrandomi sulla condizione degli afroamericani. Lavorando con diverse comunità africane americane della Louisiana meridionale, siamo riusciti ad avere accesso a quartieri e comunità di New Orleans off-limits per i più. Mi sono presto reso conto che la maggior parte delle persone era stata segnata da due pagine drammatiche della storia recente – le conseguenze dell'uragano Katrina del 2005 e l'uccisione di Alton Sterling per mano della polizia nel 2016 –, riconducibili entrambe alla negligenza istituzionale, alle disparità sociali ed economiche, al forte razzismo endemico. Mossa dalla collera e dalla paura, la gente cercava un'occasione per raccontare a voce alta le proprie storie. La mia speranza è che What You Gonna Do When the World's on Fire? (Che fare quando il mondo è in fiamme?) susciti un dibattito necessario sulle attuali condizioni dei neri americani che, oggi più che mai, assistono all'intensificarsi di politiche discriminatorie e crimini motivati dall'odio.

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