Benvenuti a Marwen (2018)
Welcome to MarwenBasato su una storia miracolosa, Benvenuti a Marwen racconta la storia di un uomo che lotta per guarire e per ritrovare il proprio spirito, grazie al potere della sua immaginazione artistica. Quando un gruppo di uomini una sera picchia selvaggiamente Mark Hogancamp (Carell) riducendolo in fin di vita e cancellando tutti i suoi ricordi, nessuno si aspetta che l'uomo si riprenda. Ma Mark, mettendo insieme pezzi della sua vecchia e nuova vita, costruisce meticolosamente in miniatura una mitica città belga, Marwen, nella quale può assumere l'identità del capitano Hogie, un pilota di arei da combattimento della seconda guerra mondiale. Qui, a Marwen, Mark può essere un eroe, combattere i suoi nemici e contare sui suoi amici. Mentre costruisce un'installazione artistica strabiliante, popolata da personaggi in miniatura incredibilmente realistici – un omaggio alle donne più forti che conosce – trae dal suo mondo fantastico la forza di cui ha bisogno per trionfare nel mondo reale. Un film audace, meraviglioso e puntuale diretto da un rivoluzionario pioniere del cinema contemporaneo, Benvenuti a Marwen dimostra che quando l'unica arma di cui disponi è la tua immaginazione … puoi ritrovare il coraggio in un luogo assolutamente improbabile.
Info Tecniche e Distribuzione
Uscita al Cinema in Italia: giovedì 10 Gennaio 2019Uscita in Italia: 10/01/2019
Data di Uscita USA: mercoledì 21 Novembre 2018
Prima Uscita: 21/11/2018 (USA)
Genere: Animazione, Biografia, Commedia
Nazione: USA - 2018
Durata: 116 minuti
Formato: Colore
Produzione: DreamWorks, ImageMovers, Universal Pictures
Budget: 39.000.000 dollari (stimato)
Box Office: USA: 7.765.090 dollari | Italia: 396.895 euro
In HomeVideo: in Digitale da giovedì 25 Aprile 2019 e in DVD da mercoledì 8 Maggio 2019 [scopri DVD e Blu-ray]
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LA STORIA VERA SU CUI SI BASA IL FILM
Tragedia e Trionfo
La storia di Mark Hogancamp
Nato nel 1962, Mark Hogancamp è cresciuto in un sobborgo borghese di New York. Manifestando attitudini artistiche sin da piccolissimo, primogenito di tre figli, ha anche mostrato subito una curiosità insolita nei confronti del mondo circostante. Un primo esempio è il fascino che esercitava su di lui il nonno materno, che aveva perso una gamba durante la seconda guerra mondiale, dove aveva combattuto nella Luftwaffe come artigliere di contraerea nell'esercito di Hitler. Crescendo, sebbene Hogancamp non eccellesse negli studi, le sue capacità creative aumentarono. Nei primi anni '80 si arruolò nella Marina statunitense e i suoi disegni realizzati in quel periodo raccontavano la vita di tutti i giorni a bordo delle navi e in Europa, dove si era recato nel corso della sua missione.
Durante il servizio, sposò una giovane donna russo-polacca che aveva incontrato al college. La relazione di non durò molto. Hogancamp precipitò in un periodo di forti bevute, lavori irregolari e frequenti permanenze in istituti di riabilitazione. In seguito venne assunto come aiuto in un ristorante ma, pur rimanendo sobrio mentre era al lavoro, nel tempo libero si rintanava in casa per bere e per suonare la chitarra. Per tutto il tempo progettava e realizzava miniature militari che poi regalava agli amici oppure vendeva.
Poi, all'età di 38 anni, la sua vita cambiò per sempre.
La sera dell'8 aprile del 2000, Hogancamp si recò in un bar di un piccolo centro a nord dello stato di New York per incontrare degli amici, ma quando arrivò loro se ne erano già andati. Decise di rimanere e conversò con un giovane che si trovava nel bar.
Ad un certo punto di quella conversazione, Hogancamp rivelò qualcosa di sé che teneva generalmente nascosto: che amava indossare scarpe da donna. Molto dopo la mezzanotte, Hogancamp era ubriaco e decise di tornare a casa. Fuori dal bar, venne fermato dall'uomo col quale aveva conversato che era adesso in compagnia di quattro amici. Gli uomini lo picchiarono brutalmente, colpendolo ripetutamente alla testa e al petto con gli scarponi. Credendolo morto lo lasciarono poi in mezzo alla strada, dove venne trovato da un residente locale. L'uomo parcheggiò la sua macchina di fronte ad Hogancamp per proteggerlo dal traffico mentre correva a chiedere aiuto.
Le ferite e i traumi riposrtati da Hogancamp erano così gravi da non poter venir trattarle del pronto soccorso dell'ospedale locale, quindi venne trasferito al Westchester Medical dove gli venne indotto un coma farmacologico per poterlo sottoporre ad un lungo e complicato intervento chirurgico al volto.
• Solo quando Hogancamp riprese conoscenza nove giorni dopo, i medici furono in grado di valutare la gravità del danno cerebrale che aveva riportato. Hogancamp non ricordava il pestaggio. Ricordava la sua famiglia, ma aveva perso quasi tutti i ricordi della vita da adulto. Doveva anche imparare nuovamente molte cose fondamentali per sopravvivere, come mangiare, camminare e leggere. Rimase in ospedale per 43 giorni.
Quando i finanziamenti da parte dello stato per le sue terapie riabilitative terminarono, Hogancamp era ancora lontano dalla guarigione. Per i successivi due anni condivise un appartamento con un amico e poi si trasferì in una roulotte alla periferia di una piccola città della Hudson Valley, ancora in preda ad un'ansia paralizzante.
Fu durante questo periodo che riscoprì il suo interesse per la seconda guerra mondiale e per i soldatini. A causa delle sue mani tremanti e della perdita di destrezza non era più in grado di disegnare o dipingere modellini molto piccoli, così decise di optare per delle riproduzioni in scala 1: 6 da 12 pollici: miniature, soldatini e action heroes. Ne trovò uno che pensava gli somigliasse e lo chiamò Capitan Hogancamp, "Hogie" per gli amici. Poi ne acquistò altri che gli ricordavano le persone a lui care, la famiglia, i anche i suoi aggressori e anche un cattivo per eccellenza. Con scrupolosa attenzione ai dettagli, Hogancamp li vestì con abiti appropriati e realizzò delle scenografie, sempre in scala, adatte ai loro ruoli e alle loro personalità.
Col passare del tempo, sembrava che il ritorno ad una vita normale per Hogancamp fosse proprio impossibile. Invece, lui si rifugiò nel mondo da lui stesso creato. Necessitando di un posto dove far vivere, lavorare e giocare le sue miniature, iniziò a costruire nel suo cortile una immaginaria città belga dei tempi della seconda guerra mondiale in scala 1: 6, usando solo la sua fantasia e materiali poco costosi e rimediati. Il primo piccolo edificio costruito da Hogancamp fu un bar chiamato Hogancamp's "The Ruined Stocking Catfight Club".
"Volevo recuperarla – la mia immaginazione – perché mi rendevo conto che la mia mente era un motore a otto cilindri che in quel momento funziona solo con uno", ha raccontato Hogancamp nel libro Welcome to Marwencol. "Così ho pensato che per riaverla com'era, avrei costruito un mio bar. Perché ho sempre desiderato averne uno. E allora l'ho costruito … e poi sembrava strano lì da solo, quindi ho costruito altri edifici per tenergli compagnia".
Chiamò due degli edifici che realizzò in seguito Wendy e Colleen – come le due donne di cui si era invaghito nella sua "seconda vita" – e un terzo col suo nome. Quando fu completato, Hogancamp provò più combinazioni dei loro nomi, decidendo in fine per Marwencol (Mar-Wen-Col) per il nome della sua cittadina immaginaria.
L'artista ha continuato ad inventare relazioni e storie significative per le sue miniature e, con una meticolosa messa in scena, le ha fotografate con una vecchia macchina in 35 mm. Catturava i rapporti amichevoli tra i personaggi in miniatura, i loro amori, le loro paure e le straordinarie avventure che immaginava per loro con un tale realismo che alcune persone, guardando le foto, credevano che i suoi soggetti fossero umani. Anche i cinque uomini che lo avevano picchiato brutalmente nella vita reale avevano trovato un loro posto a Marwencol – erano i nazisti che terrorizzavano gli abitanti della città.
Nel 2005, un suo vicino curioso, il fotografo David Naugle, che aveva visto periodicamente Hogancamp camminare lungo la Route 213 a nord dello stato di New York trainandosi dietro una jeep militare in miniatura, lo avvicinò per scoprire cosa stesse facendo. Hogancamp gli mostrò alcune delle fotografie della vita a Marwencol che aveva scattato.
Naugle rimase colpito dai dettagli e dell'autenticità del lavoro e, con il permesso di Hogancamp, li mostrò al caporedattore del giornale d'arte Esopus, cosa che portò alla successiva pubblicazione di un articolo su Marwencol nel numero autunnale della rivista del 2005. All'articolo seguì un invito ad esporre le sue fotografie in una galleria di New York. Questo costrinse Hogancamp ad uscire dalla bolla protettiva di Marwencol – lasciandosi alle spalle una vita che poteva controllare – e ad entrare nel mondo reale che ancora faticava ad accettare.
La mostra fotografica del lavoro di Hogancamp fu accolta con entusiasmo e lo portò all'attenzione di Jeff Malmberg, un documentarista, con il quale stabilì un rapporto di fiducia. Il documentario realizzato da Malmberg, Marwencol, è stato distribuito nelle sale da Cinema Guild nel 2010 ed è andato in onda sulla PBS.
Ha vinto 25 premi, tra cui due Indipendent Spirit Awards, il premio per il miglior documentario dell'anno dalla Boston Society of Film Critics e quello di Rotten Tomatoes, ed il Grand Jury Award per il miglior documentario al South by Southwest Film Festival. Il Los Angeles Times ha definito Marwencol "un'esperienza esaltante e assolutamente unica", mentre il Village Voice ha dichiarato che il documentario è "esattamente il tipo di esperienza misteriosa e quasi sacra che si spera di avere guardando i documentari e che raramente si ottiene".
Welcome to Marwencol, un libro illustrato con copertina rigida di 278 pagine fu il passo successivo. Anch'esso ricevette ampi consensi e nel 2015 è stato dichiarato uno dei migliori libri dell'anno da Amazon.
Oggi, all'età di 56 anni, Hogancamp continua la terapia e a fotografare Marwencol.
Un regista, una star e una visione.
Robert Zemeckis è venuto a conoscenza della storia di Mark Hogancamp nel 2010, quando ha visto in TV il documentario Marwencol sulla PBS. Zemeckis ne è rimasto immediatamente affascinato. Prima della fine della trasmissione il regista aveva già intuito la possibilità di farne un lungometraggio in grado di espandere il racconto dell'esperienza di Hogancamp ben oltre i ristretti confini del documentario. Il giorno seguente ha chiamato il presidente della Universal Pictures, Donna Langley, per chiederle di procurargli i diritti del film sulla storia di Hogancamp. Sin dall'inizio, il desiderio di Zemeckis era quello di portare il pubblico all'interno del mondo di Hogancamp, per dare vita ai personaggi di Marwen e per permettergli così di vedere attraverso gli occhi di Hogancamp la città con tutte le sue storie interconnesse. "La cosa interessante della storia di Mark è che ha usato action figures e miniature tipo Barbie per creare un intero mondo che ha poi fotografato", spiega Zemeckis. "Guardando il documentario, mi sono reso conto che Mark raccontava delle elaborate storie che legavano una foto all'altra. Ed è stata questa la cosa che mi ha ispirato a farne un lungometraggio. In un film, quelle storie potevano essere cucite insieme in modo che non dovessero essere raccontate dall'artista. Avremmo potuto assistere alle varie vicende mentre si svolgevano, proprio come accadeva nella mente di Mark. Ho capito che sarebbe stata una cosa di grande impatto e e che avremmo potuto realizzare il tutto in un modo asssolutamente innovativo ed originale". Così tanti film di Zemeckis hanno come tema centrale la forza dello spirito umano, e il suo interesse per la storia di Hogancamp è dovuto al fatto che racconta la sua volontà di sopravvivere. "Questa volontà è inerente in noi tutti; è un tema universale ", racconta Zemeckis. "E sebbene potremmo non dover lottare così duramente come ha fatto Mark, tutti comprendiamo il bisogno di guarire emotivamente. Lui aveva bisogno di esprimere ciò che lo stava consumando, di porre fine a quel periodo della sua vita e di andare oltre. "Questo è proprio uno degli scopi dell'arte", continua Zemeckis. "Lui ha utilizzato le fotografie, e io riesco a relazionarmi molto facilmente con questo tipo di processo catartico. Tutti comprendono il potere curativo dell'arte e della possibilità di servirsene per esprimere i propri sentimenti. Sia che si canti in un coro in chiesa, si scarabocchi su un foglio o che si curi un giardino, si tratta sempre di un processo creativo. Ci dedichiamo a questo tipo di attività per poter elaborare alcune cose della vita che sono estremamente complicate e che non rusciamo a comprendere". Zemeckis non era l'unico a credere che questa incredibile storia di un recupero considerato impossibile e di uno straordinario talento artistico si sarebbe tradotta bene in un lungometraggio. Anche Steve Carell aveva visto il documentario Marwencol e ne era rimasto molto colpito. "Ho cominciato ad indagare per scoprire chi ne avesse acquisito i diritti perché pensavo che si trattasse di storia straordinaria e molto adatta a farne un film", dice Carell. "Ho scoperto che li aveva opzionati Bob Zemeckis e che stava già lavorando ad una sceneggiatura. Quindi l'ho contattato. Questa è la prima volta che mi sono gettato così velocemente nella mischia. C'era qualcosa di così speciale in questa storia, e volevo assolutamente essere coinvolto nel progetto in qualche modo. Non mi interessava se in veste di interprete, di produttore, o di co-sceneggiatore. Volevo solo farne parte". Le conversazioni di Carell e Zemeckis hanno portato alla scelta di Carell per il doppio ruolo di Mark Hogancamp e del suo alter ego, Captain Hogie. "Steve non è solo un grande attore comico, ma è anche un magnifico attore drammatico, assolutamente perfetto per la parte", spiega Zemeckis. "L'altra cosa che Steve può fare, come pochissimi altri attori, è interpretare contemporaneamente due ruoli in un film. Captain Hogie è un eroe alla Steve McQueen, il suo è un ruolo d'azione, mentre Mark è un essere umano in pessime condizioni sia fisiche che psicologiche. Sapevo che Steve sarebbe stato in grado interpretare lo spavaldo eroe, ma che avrebbe anche potuto interpretare con grande pathos il personaggio di Mark, così psicologicamente distrutto ed emotivamente danneggiato". Per l'attore la preoccupazione principale era quella di riuscire ad interpretare Hogancamp in modo onesto e garbato, facendo onore alla sua storia. "E' sempre una grossa responsabilità interpretare una persona reale", spiega Carell. "Spetta a te fare veramente del tuo meglio per rendere giustizia a quella persona. Ovviamente non sarai esattamente uguale. Non sarà esattamente la sua vita. Sarà un'interpretazione, ma allo stesso tempo, ci sono alcune qualità fondamentali di Mark Hogancamp che non volevo assolutamente che andassero perse. Quello che mi ha colpito del documentario e mi ha portato a prendere parte a questo progetto è stato il suo grandissimo coraggio. Ha, contro ogni probabilità, trovato da solo il proprio metodo di guarigione. È sorprendente quello che è stato in grado di fare, e l'integrità che possiede. Volevo che quelle qualità risultassero ben evidenti nella mia interpretazione". Zemeckis e Carell sono andati a New York per incontrare Hogancamp un mese prima dell'inizio delle riprese, e tale visita ha lasciato un segno profondo in entrambi. "Innanzitutto, Mark è un artista e questo è molto evidente", afferma Carell. "La parte più importante dell'incontro è stata provare a convincerlo che le nostre intenzioni fossero assolutamente pure, dal nostro punto di vista". "Volevo solo sedermi lì con lui e parlare ed entrare per poche ore a far parte del suo mondo e mostrare il massimo rispetto per tutto", dice Carell. "C'è così tanto in questa sua guarigione e nel mondo che ha creato per guarire. Possiede un'autentica consapevolezza di come gli altri lo percepiscono ed accetta la cosa con grande tranquillità, un particolare che ho trovato molto umano. Ed è anche veramente un bravo ragazzo. "
La storia di due Mark
Creare un mondo interiore
Quando si è trattato di raccontare la storia, i registi hanno fatto attenzione a distinguere tra Mark Hogancamp, l'uomo, e Mark il personaggio del film. Il documentario raccontava la storia in maniera molto elegante e Zemeckis e i suoi colleghi produttori erano interessati ad esplorare i temi ispirati dal percorso di Hogancamp.
Ma portare questo personaggio e la sua storia al cinema non era un'impresa priva di rischi. "Una storia come questa presenta un rischio enorme", afferma il produttore Steve Starkey. "Un percorso emozionale come quello di Mark Hogancamp è qualcosa che, sì, si può raccontare in un film. Ma entrare nel personaggio e provare ciò che lui prova e percorrere insieme a lui il suo lungo cammino – dal dolore e dalla sofferenza fino al riscatto e al ritorno alla vita – attraverso gli occhi delle miniature non sarebbe stato semplice. Era necessario appassionarsi ai vari personaggi e lasciarsi trasportare nel mondo di Mark per riuscire a provare quello che lui sta provando".
Carell si è rivelato il partner ideale per rendere omaggio a questa straordinaria storia. "Steve ha dato prova di tutte le sue straordinarie qualità di attore, incarnando alla perfezione la fragilità e la profondità di un personaggio così ferito", afferma Starkey. "È in grado di far arrivare al pubblico quel personaggio e, allo stesso tempo, interpretare questa miniatura di eroe, Capitan Hogie, con la quale Mark gioca mentalmente. Può capitare di vedere un attore interpretare questo o quel ruolo, ma in quanti sono in grado di recitarli entrambi con la stessa bravura? Steve era uno dei pochi in grado di farlo".
Sono proprio questi vari livelli di complessità, spiega Carell, a fare di Hogancamp un personaggio così irresistibile. "Mark è un ragazzo che ha subito un trauma enorme e ne è uscito danneggiato, ma non completamente distrutto", dice Carell. "È uno che, contro ogni previsione, si sta ricostruendo una vita e migliora giorno dopo giorno. Come il vero Mark, vedo questo personaggio come una persona che possiede una grande integrità, è affettuoso e gentile, ma deve ancora risolvere alcuni problemi".
E l'alter ego di Mark, il Capitano Hogie, è un prodotto dell'immaginazione con il quale quasi quasi tutti possono relazionarsi. "Tutti noi abbiamo un piccolo supereroe dentro di noi, e Hogie è l'espressione di quello di Mark ", spiega Carell. "Hogie è un capitano della Aviazione Americana ed è un tipo molto spavaldo, un macho, un tipo assurdo – tutte cose che, immagino, Mark vorrebbe essere".
Ma ricreare il mondo di Marwen, con le miniature viventi modellate su persone reali, ha dato ai realizzatori un bel po' di filo da torcere. Il film richiedeva un lungo periodo di preparazione ma i cineasti erano vincolati da un rigido calendario di produzione, che ha fissato per il 14 agosto 2017 la data dell'inizio delle riprese principali. "Dovevamo subito trovare gli interpreti principali del film, perché dovevamo realizzare le miniature ed era necessario che fossero perfette prima di iniziare le riprese", spiega Starkey. "La complessità implicita in tutto ciò, in apparenza, potrebbe non sembrare così complessa, ma nella scelta di un attore dovevamo proiettarci in avanti di otto mesi e programmare esattamente quando avrebbelavorato, perché dovevamo assicurarcelo per il film".
Le miniature, non gli attori reali, hanno determinato il programma di riprese veloci e invertite. "Inizi il processo di scrittura degli interpreti con un calendario stabilito dal produttore di miniature, dal costumista e dall'idea dei personaggi stessi come miniature", dichiara Starkey. "Tutto questo deve essere fatto entro quella data in cui tutte e 17 le miniature saranno pronte per le riprese. Gli attori stessi sarebbero stati pronti, ma dovevamo concentrarci sulle loro riproduzioni in miniatura".
Ogni film di Zemeckis è impegnativo, dice Starkey, ma tentare di allargare i confini del cinema è sempre un processo elettrizzante, anche quando è complicato. "Se consideri la storia di Bob Zemeckis, non troverai mai dei film facili", dice Starkey. "La gente mi dice, 'Beh, ma Contact non è stato altrettanto difficile? E che dire di Castaway o di quando hai realizzato Chi ha incastrato Roger Rabbit, Ritorno al futuro o Forrest Gump? "È lo stile cinematografico di Bob Zemeckis. Crea un portale in cui è in grado di arrivare al centro di una storia emozionante tramite la rappresentazione che ha scelto per quel particolare film".
"Sto costruendo un esercito di donne. Le donne governano il mondo. Siamo qui solo per tener loro compagnia". — Mark Hogancamp
Soldati e Salvatrici – La scelta dei Residenti di Marwen.
Uno degli elementi principali della strategia per il recupero di Hogancamp era la trasposizione delle personalità e delle emozioni chiave – la compassione solidale e protettiva delle donne nella sua vita, la crudeltà dei suoi aggressori e l'impavidità del suo alter ego – nelle miniature che popolano Marwen. "Mi sento come se gli uomini mi avessero scacciato da questo mondo, così ho fatto delle donne il catalizzatore per la mia vendetta", ha dichiarato Hogancamp al New York Times nel 2015. Per il film, Zemeckis aveva bisogno di trovare un insieme di attori di altissimo livello in grado di interpretare sia le persone reali della vita di Mark sia l'incarnazione nelle miniature viventi di ciò che quelle persone significano per lui. "Per un regista e uno sceneggiatore, si trattava di un terreno creativo molto fertile: quello in cui un personaggio trasporta le persone della vita reale in un mondo immaginario, abbellendole come solo un artista sa fare", dice Zemeckis. "È come se tutti quelli che Mark incontrava nella vita diventassero le sue muse. Tanto è stato scritto su pittori ispirati da una musa speciale che loro dipingono tutto il tempo. La stessa cosa accade a Mark. Le persone che incontra diventano le sue muse e quelli che lo hanno ferito vengono trasformati nella nemesi del suo alter ego". Quando il pubblico incontra Mark per la prima volta nel film, Marwen esiste già, ma l'arrivo di una nuova vicina gentile e premurosa, Nicol (Leslie Mann), lo spinge a introdurre una sua versione di lei in miniatura nel suo mondo immaginario. "È come osservare la tua vita interiore e la tua vita esteriore", spiega Mann, che aveva già lavorato al fianco di Carell nel suo primo film da protagonista, 40 anni vergine, che Carell ha scritto insieme al marito della Mann, il regista Judd Apatow. "Questa storia rende lo spostamento tra i due mondi così trascinante ed interessante, per via di quello che è successo a Mark, ma il vivere in due mondi – il mondo reale e un nostro mondo immaginario – è una cosa che tutti noi facciamo, davvero, ciascuno a modo nostro". Il ruolo di Nicol è fondamentale sia a livello emotivo che narrativo, e richiedeva un interprete dalla grande vitalità, sensibilità e compassione. "Nicol rappresenta l'irraggiungibile donna dei sogni che ha un ruolo centrale nella storia in quanto interesse amoroso della miniatura alter ego di Mark, il Capitano Hogie", afferma il produttore Jack Rapke. "E' il sottile filo del rasoio sul quale si muovono le tante emozioni contrastanti che Leslie deve portare in questo personaggio. A Marwen, lei è la ragazza. Ma in realtà è solo una vicina compassionevole, che si rende conto che Mark è ferito e che ha una cotta per lei". Mark fantastica su un futuro con Nicol, ma Roberta, interpretata da Merritt Wever, è colei che condivide la sua passione per la creatività. Lavora dietro il bancone nel negozio di hobbistica preferito di Mark e lo spinge a confrontarsi con i suoi aggressori in tribunale, in modo da poter finalmente ottenere giustizia e lasciarsi tutto alle spalle. Mark considera Roberta una vera amica, e così anche lei si guadagna un posto a Marwen. "Roberta è interessata a ciò che Mark è, e rispetta il mondo che lui ha creato", spiega Wever, il cui poliedrico lavoro in Nurse Jackie della Showtime e in Godless di Netflix ha ottenuto il plauso della critica. "È anche la persona che dice a suo cugino – proprietario di una galleria d'arte a New York – che conosce questo tizio che ha costruito questa strana città in miniatura e gli mostra le foto di Mark. Ciò condurrà in seguito all'allestimento della mostra delle sue foto in quella galleria d'arte che si vede alla fine della storia". L'attrice e cantante messicana Eiza Gonzalez, nota per la sua straordinaria interpretazione in Baby Driver, interpreta Carlala, una cuoca del locale Avalanche Roadhouse dove Mark lavora e che lo incoraggia sia nella vita reale che a Marwen. "È una donna indipendente e autodidatta", dice del suo personaggio la Gonzalez. "Divertente, leale, amorevole e premurosa". Per l'attrice, la possibilità di interpretare un avatar le ha permesso di esplorare ed additare anche quelle che sono le rappresentazioni delle donne latine stereotipate dalla cultura pop. "Come Carlala in Marwen, volevo usare la miniatura per rappresentare gli stereotipi", dice la Gonzalez. "È stato divertente riportarla in vita con un accento assurdo e molto marcato, ma renderla invece più vera quando è invece nella sua forma umana. È stata una grande opportunità per me di utilizzare l'etnia, con tutti i pro e i contro degli stereotipi, in modo positivo". Gwendoline Christie, nota per il suo avvincente ritratto della guerriera Brienne of Tarth nella serie cult della HBO Il trono di spade, interpreta Anna, l'operatrice sanitaria che si occupa di Mark. La ragazza di origini russe fa visita a Mark una volta al mese per assicurarsi che prenda le medicine e che non si lasci andare. "Anna è molto seria e stoica", spiega Christie. "Non ha un gran senso dell'umorismo; prende le cose molto sul serio. Allo stesso modo, la sua versione in miniatura, è molto precisa quando si tratta di proteggere la città". La cantante / cantautrice Janelle Monáe ha ottenuto recensioni entusiastiche per le sue performance nei film Moonlight e Il diritto di contare. Qui interpreta il ruolo di Julie – il suo alias è GI Julie a Marwen – una veterana disabile che ora lavora come fisioterapista in un centro di riabilitazione e aiuta Mark a recuperare le capacità motorie per poter camminare di nuovo. Mark apprezza il suo solido sostegno e il suo rifiuto di abbandonarsi, o di lasciare che lui si abbandoni, all'autocommiserazione. "Sono stata felice quando ho scoperto che Steve avrebbe interpretato Mark", racconta la Monáe. "È un ruolo perfetto per lui. Incarna alla perfezione il personaggio in quel momento difficile della sua vita. C'è un certo livello di pesantezza psicologica in Mark, e Steve lo mostra bene, ma aggiunge al personaggio anche un leggero umorismo tutto suo, che viene fuori specialmente quando si immedesima nel Capitano Hogie. È difficile non provare tutti quei diversi tipi di emozione assistendo alla performance di Steve; è un attore magistrale e sono così onorata di aver potuto lavorare con lui". Un'altra donna di Marwen, seducente ma dura come l'acciaio, è Suzette, interpretata da Leslie Zemeckis. A differenza della maggior parte delle altre donne di Marwen, Mark non l'ha mai incontrata. Ma è la sua attrice preferita di film per adulti, quindi Suzette si guadagna un posto a Marwen come partigiana sexy della Resistenza francese. Leslie Zemeckis è sposata con Robert Zemeckis dal 2001 ed è apparsa in tre dei suoi film precedenti: Polar Express, La leggenda di Beowulf e A Christmas Carol. "Con Bob, non si tratta semplicemente di stupire il pubblico con la tecnologia", afferma Leslie Zemeckis. "Le sue sono sempre storie umane toccanti. Questo film è sul il viaggio personale di Mark, ma la sua storia viene raccontata in modo interessante e unico". A completare la serie dei principali personaggi in miniatura è l'enigmatica e dirompente Deja Thoris, la strega belga di Marwen. Non è ispirata a nessun essere vivente conosciuto da Mark, e Deja è misteriosa, imprevedibile e una causa di cambiamento, di caos e di pericolo. Nella sua interpretazione, Diane Kruger, che ha incantato il pubblico con la sua poliedrica performance in Bastardi senza gloria e nel franchise National Treasure, simboleggia le forze che ostacolano la guarigione e la felicità di Mark. "Deja Thoris è un personaggio complesso che appare solo nel mondo fantastico", spiega la Rapke. "Rappresenta tutto ciò che blocca Mark nel mondo. Deja Thoris fa tutto il possibile per abbattere il Capitano Hogie … e quindi abbattere Mark nel mondo reale. Lui è costretto a lottare con questa incredibile tentatrice, che è lì per impedirgli di realizzare il suo grande potenziale e ritrovare se stesso". A differenza delle altre attrici, la Kruger ha interpretato un personaggio in miniatura senza riferimenti reali, e ha lavorato solo durante la parte delle riprese ambientate a Marwen. "La maggior parte delle mie performance sono avvenute davanti al green screen utilizzando la motion-capture, senza nulla intorno, e per me è stata la prima volta", dice la Kruger. "È stato interessante capire come funzionava; la logistica è decisamente straordinaria. Ho i capelli turchesi e mi piaceva l'idea, ma mi dispiace non aver mai indossato nessuno dei miei costumi, poiché sono stati aggiunti in seguito tramite la grafica computerizzata. Comunque, ho avuto modo di inventarmi un accento strano e mi sono divertita a svolazzare qua e là grazie ad un'imbracatura sospesa". Neil Jackson, che ha fatto rabbrividire il pubblico nei panni del cavaliere senza testa nella serie della Fox Sleepy Hollow, interpreta il doppio ruolo di Kurt, l'ex ragazzo di Nicol, un tipo molto aggressivo che non accetta il rifiuto della ragazza, e anche il ruolo di un colonnello della SS tedesca a Marwen, deciso a distruggere Hogie. "Vediamo il Kurt attraente che è stato in grado di affascinare Nicol, ma c'è un sottile lato oscuro in lui", spiega Jackson. "Quando nessuno lo vede, lui da libero sfogo al suo dolore e alla sua rabbia. E poi c'è l'avatar che Mark crea di lui dopo il loro scontro – un colonnello nelle SS freddo, calcolatore e malvagio". Per tutti gli interpreti, l'esperienza della realizzazione del film e della divulgazione delle idee alla base della storia ha rappresentato una rara ed audace rottura dei soliti limiti imposti alla narrativa moderna sullo schermo. "È importante considerare questa storia nell'ambito di un contesto mainstream, e la scelta del leggendario regista Bob Zemeckis di portarla sul grande schermo", dice Gwendoline Christie. "Questo film è una festa per gli occhi, i personaggi sono elettrici e siamo stati tutti veramente felici di lavorare con Robert Zemeckis".
GLI EFFETTI VISIVI
Miniature viventi – Dietro ai rivoluzionari effetti speciali.
Mark Hogancamp fa dei personaggi femminili in miniatura di Marwen non solo delle leali compagne del Capitano Hogie, ma anche dele donne che sono lì per proteggerlo, poiché tutti sono sotto la costante minaccia dei soldati nazisti invasori. Anche se le donne e gli uomini in miniatura uccidono i loro assalitori, i nazisti tornano in vita per attaccarli di nuovo. Quindi le miniature sono armate fino ai denti e pronte a correre subito in difesa di Hogie. Sia dal punto di vista narrativo che da quello della produzione, i personaggi in miniatura di Marwen erano, per molti versi, molto reali e sono stati trattati come tali dalla troupe del film, compresi i dialoghi e i costumi, gli edifici da essi abitati e le varie armi utilizzate. La creazione delle miniature è iniziata mesi prima dell'inizio delle riprese principali. Seguendo il progetto dal supervisore degli effetti speciali delle miniature DAVE ASLING (X-Men: conflitto finale), le miniature sono state modellate seguendo i tratti somatici degli stessi attori, utilizzando le scansioni dei loro visi e dei loro corpi. Il design del viso migliorato è stato ottenuto grazie al truccatore premio Oscar BILL CORSO (Lemony Snicket – Una serie di sfortunati eventi, Foxcatcher), che ha utilizzato una nuova tecnica all'avanguardia chiamata trucco digitale nella progettazione e realizzazione del trucco. Il supervisore degli effetti visivi Kevin Baillie e la sua squadra hanno poi costruito questi elementi in tre dimensioni, stampandoli e dipingendoli in 3D come parte del processo di creazione dei modellini. Le miniature sono state poi scansionate con acconciature digitali che sono state o stampate e poi attaccate sulle miniature, o create appositamente dalla hair designer ANNE MORGAN (serie Tv della HBO All the Way, Sweet Home Alabama). È stata prestata molta attenzione a mantenere la forma di base delle miniature, compresi i colli più lunghi e le caratteristiche tipiche delle bambole tipo Barbie. Le teste erano posizionate su corpi che avevano arti limitati nei movimenti, in modo che le loro articolazioni risultassero intenzionalmente rigide. Questo ha reso i movimenti congiunti delle miniature di Marwen simili a quelli in scala 1: 6, e i loro movimenti riflettono quelli possibili delle miniature del 2006, periodo in cui Mark Hogancamp ha popolato il suo Marwencol con esse. (L'articolazione delle miniature è molto migliorata nei 12 anni successivi). Per Zemeckis, il trucco per ogni personaggio in miniatura era quello di riuscire a catturare l'essenza dell'attore, senza che si perdessero le sue caratteristiche di bambola ne quelle della sua controparte umana. Trovare l'equilibrio giusto non è stato sempre facile e ha richiesto un'attenzione maniacale ai dettagli. "Si trattava di studiare costantemente ciò che rende una bambola tipo Barbie avvincente, qualcosa da cui non puoi distogliere gli occhi, e poi cercare di assicurarsi di inserire tale qualità nei nostri personaggi e creare le nostre miniature", racconta Zemeckis. "Se le vedessi su uno scaffale in un negozio di giocattoli, diresti che sono belle, ma non diresti, 'Quella bambola sembra esattamente Steve Carell!' Ma se la guardassi a lungo e abbastanza attentamente diresti "Quella bambola sembra proprio Steve Carell". Era quello il risultato ideale che volevamo ottenere". Carell invece è rispettosamente in disaccordo. "La mia miniatura è molto più bella di me", dice ridendo. "Ma apprezzo che in questo mondo di alter ego ho avuto la possibilità di essere un tale stallone. Chi non vorrebbe essere in quel film? È un sogno che diventa realtà!"
Precisione millimetrica – L'apice nel catturare la performance.
A differenza di molti film, in cui il dipartimento degli effetti speciali visivi inizia il suo lavoro nella fase di post-produzione, questo dramma epico ha richiesto di prendere una grande quantità di decisioni fondamentali sui personaggi chiave, già molti mesi prima che venisse girata una singola scena. Quindi, gran parte del processo è avvenuto al contrario, con la squadra che ruotava attorno agli sforzi di tutti i reparti creativi coi quali si coordinava in maniera molto complessa. Inizialmente il problema più grande che si sono posti i collaboratori di Zemeckis era: come fare per catturare per il grande schermo le due realtà di Mark Hogancamp: il mondo reale e quello delle miniature di Marwen? "Quando Bob me lo ha proposto per la prima volta, non avevamo idea di come lo avremmo realizzato", racconta Baillie. "Inizialmente, pensavamo di costruire una città dalle dimensioni reali in un grande teatro di posa e fare indossare i costumi gli attori; in seguito li avremmo modificati in fase di post produzione per farli sembrare dei pupazzi in miniatura, aggiungendo giunture rigide e assottigliandoli per fargli assumere le proporzioni di G.I. Joe o di Barbie". I primi test hanno dimostrato che non avrebbe assolutamente funzionato; non solo sarebbe stato eccessivamente costoso, ma sarebbe stato anche estremamente difficile da filmare. Più la squadra di Baillie cercava di trovare una soluzione, più appariva chiaro che avrebbero dovuto girare le scene con gli attori su un set adibito al motion-capture. Ciò avrebbe permesso ai realizzatori di perfezionare le performance, e gli artisti avrebbero potuto disegnare i corpi delle minature esattamente come volevano. Zemeckis era consapevole che trasporre l'emozione nelle espressioni facciali delle miniature e nei loro occhi, oltre che nei dialoghi era fondamentale per poter raccontare le loro storie. Utilizzando i volti degli attori e fondendoli poi alla perfezione con le loro controparti digitali, i realizzatori speravano di creare una rappresentazione credibile dei personaggi umani all'interno dei loro avatar in miniatura. Durante la fase di motion capture, la squadra di Zemeckis ha filmato gli attori per poter determinare come sarebbero state le miniature. "Poi le macchine da presa digitali avrebbero fotografato persino i pori dei volti degli attori per adattare poi quelle immagini digitali sul volto delle miniature tridimensionali", dice Zemeckis. "Questo ci ha permesso di far muovere le facce delle miniature esattamente come quelle degli attori". Un dispositivo moving-image, una macchina da presa 6k, si è dimostrato una delle migliori risorse della produzione. "Abbiamo acceso le luci sul set del motion-capture, cosa che nessuno fa mai, e poi abbiamo sfruttato i movimenti del corpo di tutti gli attori, compresi occhi e bocche", dice Baillie. "Questa combinazione, alla fine, ha effettivamente funzionato come speravamo. Abbiamo delle miniature meravigliosamente stilizzate, con ogni dettaglio delle performance che gli attori hanno riversato nei personaggi in miniatura perfettamente visibile sullo schermo". Il lavoro del direttore della fotografia C. Kim Miles ha fatto da controparte agli sforzi monumentali della squadra di Baillie. "La metà del film è in live-action, abbiamo girato in esterno con delle macchine da presa magnifiche", spiega Baillie. "Il sensore della Alexa 65 ha le stesse dimensioni di quello utilizzato per girare Lawrence d'Arabia, e ci ha permesso di ottenere questa bellissima profondità di campo, che Kim e i suoi collaboratori hanno sfruttato al massimo per ottenere l'effetto desiderato. L'altra metà del film, dove siamo nel mondo immaginario, l'abbiamo girata su un set per il motion-capture, dove non c'era molto da vedere. È un vuoto grigio circondato da blue screen e dove ci sono circa 60 macchine da presa". Ecco dove avviene la magia. "Le macchine da presa ad infrarossi percepiscono i puntini creati dai sensori che gli attori indossano sulle tute", dice Baillie. "I puntini indicano al nostro sistema dove si trovano gli attori in quello spazio, così possiamo registrare tutti i movimenti dei loro corpi – con precisione millimetrica. Così abbiamo registrato la performance completa degli attori da tutte le varie angolazioni. Ciò che è anche insolito per un film in motion-capture è che abbiamo utilizzato le stesse macchine Alexa 65 sia per le riprese in live-action che per quelle sul set del motion-capture. "
I COSTUMI
Guardaroba e Armi – Vestire (e armare) le miniature di Marwen.
La costumista candidata all'Oscar Joanna Johnston, che disegna i costumi per i film di Zemeckis da più di 30 anni, è rimasta toccata dalla storia di Mark quando ha visto il documentario della PBS, proprio come Zemeckis e Carell. "Più approfondivamo, più mi rendevo conto della straordinarietà di quest'uomo", racconta. "La sua era una storia incredibile. Non avresti mai potuto inventarla". La prima delle molte sfide per la Johnston è stata quella di dover creare i costumi al contrario, realizzando prima il guardaroba delle miniature, affinché fossero pronti per le riprese dei tecnici CGI. Sebbene le miniature fossero solo in scala 1: 6, la Johnston era profondamente consapevole dell'importanza di ogni dettaglio, sapendo che l'abbigliamento avrebbe contribuito a conferire realismo ai personaggi di Marwen e che sul grande schermo sarebbero apparsi molto ingranditi. Senza avere a disposizione le vere miniature, che erano ancora in costruzione, ha iniziato ad ideare i costumi in un piccolo laboratorio a Londra, coadiuvata dall'esperta di trucco prostetico JANET BURNS (Il Trono di Spade, Harry Potter e l'Ordine della Fenice) per progettare e realizzare i piccoli e delicatissimo oggetti di cui le miniature avrebbero avuto bisogno. La Johnston ha scoperto un intero mondo di oggetti per bambole in miniatura che non avrebbe mai immaginato. "Da bambina non mi piacevano le bambole. Le buttavo sempre via", racconta ridendo. "Ora ci sono mini-accessori per bambole, mini scarpe, mini chiusure in velcro. Imparavamo un po' alla volta mentre procedevamo. Abbiamo fatto un sacco di errori, li abbiamo cestinati e abbiamo ricominciato. E' da notare le nostre miniature sono davvero di bell'aspetto. Hanno dei gran bei fisici, bei busti, vita minuta, bei fianchi, gambe lunghe e piedi piccoli. Indossano molto bene gli abiti, quindi se fai un buon lavoro, i vestiti sembrano decisamente buoni". Nel testare e scegliere i vari tessuti, la Johnston ha spesso utilizzato abiti già confezionati che ha poi tagliato, oltre che a tanti piccoli campioni di tessuto. "La cosa fantastica è che non mi serviva molta stoffa", dice. "Sono riuscita a creare abiti interi utilizzando solo dei campioni di tessuto di circa 10 centimetri". Nella Marwen della seconda guerra mondiale, tutti i personaggi sono armati pesantemente per difendere la loro città, e proteggersi l'un l'altro, dai nazisti. Per completare gli elementi militarizzati di ogni miniatura, il dipartimento dei trovarobe ha fatto delle ricerche sulle armi specifiche del periodo e sulle altre decorazioni particolari per le divise dei soldati dell'Asse e degli Alleati. Hanno poi tentato di acquistare o di ricreare quegli elementi nelle dimensioni delle miniature. Vestite con gli abiti e dotate delle armi specifiche dei vari personaggi, le miniature sono state nuovamente fotografate, scansionate e replicate alla perfezione in digitale. "A differenza della maggior parte dei film, dove si possono fare un sacco di cose in fase di post-produzione, in questo caso abbiamo dovuto prendere molte decisioni fondamentali mesi prima di girare un singolo fotogramma", spiega il supervisore degli effetti visivi Baillie. "Abbiamo dovuto fare uno sforzo mentale collettivo e coordinarci con tutti gli altri reparti in modo del tutto atipico". Orchestrare le posizioni e il linguaggio del corpo dei personaggi in miniatura, sia per le scene del film di live action sia per ricreare le foto che Hogancamp aveva scattato, richiedeva una discreta serie di abilità. Fortunatamente, il trovarobe ROBIN MILLER (Grand Budapest Hotel) conosceva qualcuno che aveva lavorato con gli oggetti di scena per anni e che, incredibilmente, fotografava anche giocattoli da collezione per un noto sito web. D. MARTIN MYATT di Deadpool (che i vari membri della troupe chiamavano "Ringo") è diventato il direttore tecnico dell'unità delle miniature, un ramo insolito del dipartimento degli oggetti di scena. Incaricato di posizionare le figurine in pose realistiche, Ringo ha lavorato a stretto contatto con la costumista specializzata HEATHER OSBORNE (The Predator), che si è occupata del guardaroba in miniatura e di controllare che non ci fossero errori di continuità nelle varie scene. Ringo, in costante lotta con i millimetri, ha sistemato minuziosamente le miniature per soddisfare la visione di Zemeckis. "E' stata una fortuna l'aver potuto trascorrere un sacco di tempo con Bob prima dell'inizio delle riprese, così abbiamo potuto parlare a lungo di questi personaggi", racconta Myatt. "In questo modo, sin dall'inizio, avevo già un'idea ben chiara di come lui immaginasse i vari personaggi. Ho letto la sceneggiatura numerose volte e ho analizzato i personaggi a fondo, cercando di capirli. Avevo bisogno di comprendere come il Mark del film avesse immaginato le ragazze, e come il vero Mark avesse fatto le varie fotografie. Nella mia mente, erano sempre tutti personaggi reali che avevano solo l'aspetto di miniature".
LE SCENOGRAFIE
Nessun dettaglio troppo piccolo – Marwen prende vita.
Lo scenografo Stefan Dechant ha collaborato per la prima volta con Zemeckis come illustratore di produzione per Forest Gump e successivamente ha continuato a collaborare con il regista alla realizzazione di numerosi altri film. "Bob ama tenere la macchina da presa in movimento, e il braccio della macchina è il suo pennello", spiega Dechant. "Sapevo che ogni set che avremmo costruito avrebbe dovuto adattarsi ai suoi movimenti di macchina". Pensando al design di Benvenuti a Marwen, Dechant ha studiato la vita del vero Mark Hogancamp e l'ha riprodotta a settori sul set. L'intenzione non era quella di imitare Hogancamp, ma di creare una versione filmica del personaggio che Zemeckis aveva immaginato. Era fondamentale che l'intero team di progettazione fosse onesto riguardo al lavoro di Mark per non fare di lui o della sua città immaginaria una caricatura. Ogni decisione che veniva presa partiva dalla domanda: "Stiamo facendo onore a questo artista incredibile?" "Il film racconta di un uomo impegnato in una creazione artistica", dice Dechant. "Quindi volevo che gli ambienti che circondano Mark rispecchiassero questo concetto. Cosa hanno a che fare quegli ambienti con il suo processo creativo? I colori della roulotte in cui vive sono tutti nicotina e caffeina perché è quello con cui Mark tira avanti. Vive solo per Marwen, ed è circondato da frammenti di progetti che non sono mai stati completati. C'è un modello di un aereo appeso al muro e pagine di una rivista pulp maschile degli anni '50 con immagini naziste". Mentre il pubblico si sposta avanti e indietro tra la roulotte e il villaggio di Marwen, i colori del film passano dai toni seppia a quelli vibranti. Anche se l'attuale mondo reale Marwencol è una singola fila di circa otto o dieci edifici, Dechant e la squadra hanno progettato la versione cinematografica di Marwen affinché assomigli ad un set cinematografico. "Volevamo costruire il nostro mondo su una scala che è solo da uno a sei, ma non volevamo essere legati a questo concetto", spiega Dechant. "Non volevamo creare finestre come quelle del mondo reale o porte delle giuste proporzioni. In effetti, all'inizio ci preoccupavamo di come sarebbero stati gli interni. Abbiamo iniziato con la chiesa e abbiamo finito per creare una struttura troppo grande. In pratica, avevamo creato una chiesa reale in scala uno a sei e poi ci siamo resi conto che quello che dovevamo fare era creare una chiesa che invece andasse bene per le miniature ". Il vero Mark Hogancamp ha progettato i suoi ambienti in modo che funzionassero solo per una singola immagine, ma il set cinematografico di Zemeckis avrebbe dovuto funzionare per riprese in movimento. "Il set del bar The Ruined Stocking doveva essere abbastanza grande da permettere a tutte le ragazze di entrarvi e ballare", spiega Dechant. "Ma non poteva essere così grande da occupare l'intero trailer di Mark. Queste erano alcune delle principali sfide di design, e rappresentavano anche la differenza principale tra il nostro film e la vera fotografia di Mark ". Durante tutto il processo, Zemeckis riteneva importante che i set del film fossero abbastanza realistici. Il vero Marwencol è costruito principalmente con oggetti e materiali raccolti o trovati qua e là, quindi la sfida per i realizzatori è stata quella di replicare quell'aspetto un po' casuale, e non creare una Marwen che sembrasse costruita da un milionario. Una scelta narrativa che ha visto d'accordo l'intera squadra di Zemeckis è stata la decisione di costruire il Ruined Stocking sia come esterno che come interno. "Nel film, Mark ha fatto un buco nella roulotte e ha costruito il suo modello in scala del Ruined Stocking in modo che potesse essere sia esterno che interno alla sua casa", dice Zemeckis. "Ciò gli ha permesso di agire senza limiti di tempo e al riparo dagli elementi e di protrarre per tutta la notte la sua avventura, se lo desiderava. Questa è una delle modifiche che il film ha apportato alla storia reale che non si trovava nella vera città di Marwen costruita da Mark". L'arredatore di set HAMISH PURDY (Revenant – Redivivo) e la sua troupe hanno lavorato alacremente per conferire ulteriore autenticità ai disegni di Dechant, sia nel mondo a grandezza naturale che in quello in miniatura. Solitamente l'obiettivo della squadra, quando si lavora con le miniature per un film, è quello di rendere gli oggetti perfettamente realistici. Ma non è andata così questa volta. L'obiettivo era di rendere l'arredamento e i dettagli di Marwen realistici solo quanto lo stesso Hogancamp sarebbe stato in grado di fare. "Nel creare il suo mondo immaginario Mark non ha cercato di renderlo una miniatura assolutamente perfetta", spiega Zemeckis. "Voleva solo evocare ciò che una piccola città in miniatura sarebbe stata dal punto di vista emotivo. Questo è stata la sfida per Stefan [Dechant]: riuscire a fare in modo che al pubblico Marwen apparisse come una piccola città fatta con piccoli oggetti rimediati. E riuscire a farlo senza perdere la vera bellezza di posti come il bar e la chiesa". Il set più importante da costruire è stata la roulotte di Mark, in cui si è girato per più di due settimane. "Nel costruire l'interno della roulotte di Mark, che – in qualsiasi altra circostanza – sarebbe stato un set molto semplice da realizzare, sapevamo che avrebbe dovuto funzionare in modo da permettere a Bob di dare pieno sfogo alla sua creatività", afferma Dechant. Per fare ciò, la squadra ha realizzato tutti i componenti del trailer in modo che ogni parete potesse essere sollevata fino al soffitto e ogni pezzo di soffitto potesse venire spostato sul set. "Abbiamo costruito un trailer in cui Bob potesse essere presente insieme ai suoi attori e a Kim Miles, il suo direttore della fotografia", spiega Dechant. "In questo modo potevano creare liberamente e senza preoccuparsi dei limiti spaziali. Tutto è stato progettato in modo da supportare il modo di fare cinema di Bob". Purdy è partito dai riferimenti della vera roulotte – il modo in cui viveva Hogancamp, quello che era importante per lui quando realizzava le sue miniature. L'arredatore del set si è basato sia sul documentario Marwencol che sul libro illustrato, ed un ulteriore aiuto gli è giunto dalle fotografie scattate in occasione della visita di Zemeckis e Carell a Mark Hogancamp. "Se quando arredi un set ti metti per un po' nei panni dei personaggi e rifletti, tutto diventa abbastanza semplice", dice Purdy. "La quantità di piatti nel lavandino, quello che ossessiona Mark, ciò che è importante per lui e ciò che ha a portata di mano. Se Mark lavora costantemente alla realizzazione del bar Ruined Stocking, che attraversa il muro del suo soggiorno, lì ci dovrebbero essere una certa quantità di attrezzi che utilizza spesso". La squadra di Purdy ha accuratamente decorato gli edifici principali di Marwen, tra cui un bar, una chiesa, una pasticceria, un tabaccaio, una banca, una fontana e diversi edifici bruciati, alcuni dei quali erano solo facciate esterne. La più dettagliata ed elaborata di queste strutture era il Ruined Stocking. Il bar è al piano terra e al piano superiore vi sono le stanze da letto delle ragazze dove dormono ogni notte tutte le miniature femminili, ad eccezione di Deja Thoris. Naturalmente, ogni letto ha un suo stile diverso. "C'erano un sacco di dettagli di cui tener conto sia nel dormitorio che nel bar al piano di sotto", dice Purdy. "Abbiamo messo nel bar Ruined Stocking in miniatura delle cose che Mark avrebbe potuto trovare nella sua vita reale. Ad esempio, nel nostro film, lui lavora presso l'Avalanche Roadhouse. Così nel set dell'Avalanche, abbiamo decorato lo spazio dietro al bancone con grandi luci natalizie multicolori. Anche nel set di The Ruined Stocking mi sono assicurato che ci fossero delle piccole luci di Natale dietro al bancone, per collegare le due cose. C'è un jukebox nella Avalanche Roadhouse. Pertanto, nel bar Ruined Stocking, c'è quello che Mark considera un jukebox, cioè un altoparlante con un paio di candele a fianco. Ci siamo mossi avanti e indietro, per far si che nelle case delle miniature ci fossero cose analoghe a quelle che Mark vedeva nella sua vita di tutti i giorni".
L'arte imita l'arte – Ricreare la fotografia di Hogancamp.
Le fotografie di Marwencol e dei suoi abitanti così straordinariamente realistiche, che Hogancamp ha scattato in 35 mm, sono state un successo a livello internazionale, così i realizzatori si sono assicurati che le fotografie di Marwen da loro create per il film esprimessero i dettagli, l'arte, il realismo e, soprattutto, la sincerità che rende la fotografia di Hogancamp così straordinaria. "Le foto di Mark sono così sincere", dice Zemeckis. "Sono prive di qualsiasi ironia; ciò le rende incredibilmente potenti. Spesso, scattandole, non si preoccupa se le cose sono un po' fuori scala o se sullo sfondo si vede un particolare del mondo reale. E' proprio questa purezza che permette alle sue foto di esistere in una dimensione tutta loro". Il produttore Starkey ha lavorato con il fotografo ED ARAQUEL e con il direttore tecnico delle miniature D. Martin Myatt (alias "Ringo") per cercare di ricreare quell'autenticità. "Quando si imposta un tableau, non si tratta solo di scattare delle foto di miniature", spiega Starkey. "Le stai immergendo in una situazione caratterizzata dall'emozione di uno specifico momento e di uno specifico luogo, e dove sono tutte attive contemporaneamente in un singolo momento. Abbiamo dovuto trovare un ritmo e porci delle domande per indovinare quello giusto. 'Come dovevamo sistemarle in quella jeep? Quale sarebbe stato l'atteggiamento di questa o di quella? Dove stavano andando e perché? Perché si sarebbero fermati lì? Che cosa stavano guardando?' È stato un lavoro molto stimolante". Sotto la guida di Zemeckis, ci sono riusciti. "È stato molto divertente", dice Starkey. "Quando ho iniziato a guardare più da vicino le fotografie di Mark Hogancamp mi sono sentito molto umile e ho notato quale straordinario livello abbia raggiunto istintivamente e artisticamente. Ho pensato, 'Mio Dio, è davvero bravo'. La fotografia delle miniature è stata una grande sfida e alla fine hanno trovato posto nel film, al fianco di alcune delle vere opere di Mark Hogancamp, nella scena nella galleria d'arte". Myatt ha apprezzato la possibilità di celebrare il lavoro di un collega artista. "Ricordo la prima volta che ho visto le fotografie di Mark", racconta Myatt. "Anche se il suo lavoro era molto diverso dal mio, l'ho sempre ammirato. Ho visto come è riuscito a sfidare la gravità utilizzando dei semplicissimi strumenti e ho tratto ispirazione dalle sue foto. È stato un vero piacere poter contribuire a creare qualcosa che onori il suo lavoro. Come fotografo, per me è stato fenomenale poter prendere parte alla nuova creazione di alcune delle sue storie e delle sue idee utilizzando queste fantastiche miniature sul set cinematografico di un film di Robert Zemeckis". Per Zemeckis stesso, l'intero film è stato progettato per onorare non solo l'arte di Hogancamp, ma anche l'uomo che l'ha creata. "La sua cicatrice emotiva e la sua guarigione sono la parte più stimolante della storia di Mark", dice Zemeckis. "È stato in grado di sopportare il dolore per ciò che aveva subito, elaborandolo e trasformandolo in questa magnifica forma d'arte. Sono orgoglioso che questo film sia completamente fedele al percorso emotivo di Mark. Era qualcosa che non volevo assolutamente tradire. La sua non è semplicemente una straordinaria storia drammatica; è una storia edificante dal punto di vista umano ".
LE LOCATIONS
Il Grande Nord – Le riprese a Vancouver, B.C..
Le riprese principali hanno avuto inizio l'11 agosto del 2017 a Vancouver, nello stato canadese del British Columbia – e nelle zone limitrofe – come parte di un ambizioso programma di produzione di nove settimane. La prima location è stata il Riverview Hospital, una struttura per la salute mentale istituita nel 1913 e che è stata in gran parte chiusa prima del 2012. Ora le parti della struttura in disuso sono spesso utilizzate per la produzione di film e di serie TV. Benvenuti a Marwen, è stato in parte girato in uno di questi edifici adattato per rappresentare la struttura dove è avvenuta la riabilitazione fisica di Mark. E' lì che incontra GI Jane, la ragazza che incoraggia i suoi sforzi per imparare a camminare di nuovo. La troupe e gli interpreti si sono trasferiti poi a McTavish Road, in una zona rurale della cittadina di Abbotsford, che i realizzatori consideravano abbastanza simile al quartiere dove viveva Mark, a nord di New York. Su un lato della strada è stato ricostruito l'esterno della roulotte di Mark, insieme ai muri esterni di Marwen. Dall'altra parte della strada, è stato realizzato l'esterno della casa gialla che Nicol acquista per trasferirvisi ed iniziare una nuova vita lontana dal suo bellicoso fidanzato, Kurt. La casa era situata in modo tale che la sua porta d'ingresso fosse visibile dalla finestra di Mark. Nei tre giorni successivi, sono state girate scene come quella di Nicol che trasloca nella nuova casa, delle visite indesiderate di Kurt e dei primi incontri di Mark e Nicol. Anche alcune scene in esterno con Mark che prepara e fotografa le sue miniature e gli edifici di Marwen sono state girate lì. Mentre i dipartimenti delle scenografie, delle decorazioni e delle costruzioni continuavano a preparare le location per le scene successive, il cast e la troupe hanno iniziato 12 giorni di lavoro in un teatro di posa a Burnaby. Lì era stato ricreato l'esterno delle case di Mark e di Nicol, ma con gli interni perfettamente arredati. Le due case erano circondate da ampi drappeggi blu per consentire alla squadra di effetti visivi di abbinarvi l'esterno dell'ambiente in fase di post produzione. Sempre lì sono state realizzate le complicate riprese di Mark, delle sue miniature e della città di Marwen. Lasciato il teatro di posa e partiti alla volta della location seguente, troupe ed attori sono arrivati a Dewdney Truck Road a Maple Ridge, dove un edificio abbandonato è stato revisionato e trasformato nella Avalanche Roadhouse. E' il locale in cui Mark lavora part-time e fa amicizia con Carlala, che lavora in cucina, e con Larry, il proprietario. È anche il luogo in cui Mark viene brutalmente picchiato dai cinque aggressori e abbandonato in strada in fin di vita. Tre giorni dopo, le riprese sono proseguite nella pittoresca cittadina di Fort Langley. Lì, un negozio di antiquariato locale lungo la strada principale che attraversava la città è stato trasformato nel negozio di hobbistica Al's Hobby House, dove Mark trascorre molte ore a perlustrare gli scaffali alla ricerca di piccoli oggetti, nuove miniature e altre cose che utilizza poi per migliorare la sua installazione artistica. La sua amica Roberta lavora dietro il bancone, incoraggia i suoi sforzi creativi e lo ascolta nei momenti di sconforto o di gioia. La scena dell'inaugurazione della mostra fotografica di Marwen alla Pillar's Gallery di New York è stata girata in un edificio, modoficato allo scopo, sulla Railway Street, poco fuori dal centro di Vancouver. Qui sono stati esposti oltre una dozzina di ingrandimenti da circa un metro e mezzo per due e mezzo delle iconiche fotografie del vero Mark Hogancamp e di quelle create da Starkey, Myatt e dalla squadra di fotografi del film. La sequenza drammatica all'interno del tribunale, dove Mark trova il coraggio di testimoniare contro i suoi aggressori, è stata girata su un set. La cosa è stata resa necessaria a causa della complessa illuminazione richiesta dalla scena e dai movimenti di macchina necessari per girare l'interazione tra Mark e i suoi cinque aggressori contrapposta a quella delle le loro controparti in miniatura: il Capitano Hogie e i cinque soldati nazisti, coinvolti in una feroce sparatoria all'interno delle mura del tribunale. Le riprese nelle varie location e sul set erano a questo punto terminate, e il gruppo si è spostato sul set del motion-capture a Burnaby e, nel giro di soli 14 giorni, ha integrato la magia della tecnologia motion-capture e le brillanti performance dei protagonisti del film, dando così vita alle miniature di Marwen.
Ulteriori informazioni – Mark Hogancamp e la sua dichiarazione di genere.
Mark Hogancamp è stato brutalmente picchiato da cinque uomini fuori da un bar nell'aprile del 2000 perché nel corso della serata aveva raccontato ad uno di loro che gli piaceva indossare scarpe da donna. Dopo la sua guarigione, Hogancamp ha dichiarato più apertamente questo aspetto della sua espressione di genere, cosa che è parte di lui come persona e che che è stata rappresentata nel film. Poiché lo stesso Hogancamp ha scelto di non etichettare questa parte della sua identità di genere, anche i realizzatori del film hanno scelto di non farlo. Il punto di vista sia di Hogancamp che dei realizzatori del film è semplicemente che Hogancamp è esattamente quello che è, e non vuole o ha bisogno di essere definito dagli altri. Detto questo, è chiaro che l'assalto che ha ridotto Hogancamp in fin di vita è stato motivato dall'odio nei confronti di chiunque non esprima il genere in un modo binario ed etero-normativo, e i realizzatori non hanno esitato a sottolinearlo. "Si è trattato certamente di violenza motivata dall'odio", afferma il produttore Rapke. "E siamo al 100 per cento contro ogni tipo di crimine motivato dall'odio. Il film non tratta unicamente di questo, ma se il pubblico avrà modo di confrontarsi con le tragiche conseguenze per le vittime di questo tipo di aggressioni, forse saremo riusciti a far aumentare la consapevolezza e la sensibilità su questo tema. Mark è sopravvissuto, ma molti altri hanno pagato il prezzo più alto a causa dell'ignoranza e dell'odio verso gli altri". Benvenuti a Marwen racconta una storia universale di coraggio, resilienza e guarigione attraverso l'arte rispettando l'espressione di genere di Mark e presentandola in modo che, nella speranza dei realizzatori, contribuirà a far si che le persone lo vedano come persona prima di tutto, e che lo accettino per quello che è. È stato questo aspetto della storia a colpire e a coinvolgere nel progetto molti attori, tra cui Leslie Zemeckis. "È triste constatare che l'intolleranza e il pregiudizio siano ancora presenti nella società di oggi e penso che sia esattamente ciò che viene mostrato in questo film ", afferma l'attrice. "Questa storia punta un riflettore potente su queste ingiustizie".
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info: 10/01/2019.
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